Quella stessa Cassazione che ha sancito il carcere per chi coltiva anche una sola piantina di cannabis per uso personale, ha condannato Le Iene per aver rivelato che su un campione di oltre 60 parlamentari, circa un terzo faceva uso di sostanze illecite (1).
Anche se vi e' stata violazione della privacy, cosi' come insindacabilmente sancito dalla Cassazione, il servizio delle Iene ha esposto l'intollerabile ipocrisia con cui oggi si legifera in materia di droghe.
Da una parte i legislatori impongono sanzioni severe per il consumo di sostanze illecite, invocando controlli antidroga a tappeto nelle scuole e nei luoghi di lavoro in barba a qualsiasi concetto di privacy. Dall'altra, si nascondono dietro la privacy per non far emergere la realta' che li riguarda.
Niente di male, se non fosse che a causa di queste leggi vi sono ogni anno decine di migliaia di arresti, centinaia di decessi per overdose o droghe killer, centinaia di miliardi di profitti per le organizzazioni criminali, ed un costante aumento del consumo.
Peccato davvero che la Corte non abbia avuto il coraggio di riconoscere il diritto di cronaca e di informazione quale bene infinitamente superiore alla privacy.
In questo caso non si trattava di privati cittadini, ma di uomini pubblici che hanno il compito di legiferare proprio sui quei comportamenti dei quali evidentemente non possono essere chiamati a rispondere in prima persona.
Un grazie sentito alle Iene. Il loro contributo non e' stato invano. A nostro avviso, la condanna e' un piccolo prezzo da pagare per un servizio pubblico degno di tale nome.
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