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Italia. Test ai parlamentari, le Iene condannate per violazione della privacy
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10 giugno 2008 15:06
 
Hanno violato le regole sulla privacy raccogliendo campioni organici di 50 deputati e 16 senatori per fare un test su eventuali tracce di stupefacenti. Per questo la Cassazione ha confermato la pena inflitta a Davide Parenti, autore del programma 'Le Iene', e alla 'iena' Matteo Viviani, che avevano patteggiato davanti al gup di Roma nell'ottobre scorso la condanna a 5 mesi e 10 giorni di reclusione, convertita in pena pecuniaria.
La Suprema Corte (terza sezione penale, sentenza n.23086) ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dagli imputati, che avevano ideato un servizio televisivo (mai andato in onda) in cui, attraverso un tampone, erano state prelevate particelle di sudore su diversi parlamentari. I campioni organici erano dunque stati analizzati, senza il consenso degli interessati e l'autorizzazione del Garante per la privacy, e alcuni politici erano risultati positivi al test antidroga.
"Il giornalista - ricordano gli 'ermellini' - deve rispettare i limiti del diritto di cronaca, in particolare, quello dell'essenzialita' dell'informazione riguardo a fatti di interesse pubblico" e "puo' trattare i dati personali relativi a circostanze o fatti resi noti direttamente degli interessati o attraverso un loro comportamento pubblico". Questa condizione, pero', non e' stata rispettata da 'Le Iene', poiche' "i campioni biologici sono stati carpiti con un comportamento ingannevole e fraudolento". Gli imputati, inoltre, osservano ancora i giudici di 'Palazzaccio', "hanno diffuso la notizia che alcuni senatori e deputati, pur rimasti anonimi, erano positivi all'analisi per l'individuazione di sostanze stupefacenti" e in tale situazione "tutti i parlamentari potevano essere indiscriminatamente sospettati di assumere stupefacenti con la conseguenza che ogni membro del Senato o della Camera dei Deputati, nonche' l'istituzione parlamentare, ha subito un nocumento alla sua immagine pubblica ed onorabilita'".

"La cosa e' comica e quindi ridiamoci su. Io non mi pento in alcun modo di quel servizio, peraltro mai andato in onda. Ci hanno condannato per aver violato la privacy di persone di cui non abbiamo mai rivelato i nomi. Non abbiamo detto chi assumeva droga ma solo il numero dei 'positivi'. Come se a Milano condannassero chi ha dedotto il numero di milanesi che assume cocaina dopo i test sulle acque delle fogne". Cosi' Davide Parenti, capo autore e papa' de 'Le Iene'.
"Sapevamo che sarebbe andata cosi' -spiega Parenti alla Adnkronos- perche' abbiamo patteggiato. Un patteggiamento che abbiamo voluto non per riconoscerci colpevoli ma perche' l'accanimento seguito alla vicenda aveva coinvolto non solo il programma e quindi noi ma persone che non avevano responsabilita' sull'ideazione del servizio come il fonico, ll cameraman e la truccatrice che non avevano certo scelto il servizio da fare. Ci siamo sentiti responsabili del loro coinvolgimento, gli abbiamo provocato delle richieste di danni e il minimo che potevamo fare era tirarli fuori da questa vicenda. Questa condanna non lascia nessun segno sulla nostra vita giudiziaria. E io credo che ne saremmo usciti bene anche se non avessimo patteggiato ma sarebbe accaduto molto piu' tardi e avremmo trascinato in una lunga vicenda anche persone che non avevano alcuna responsabilita'. Quindi abbiamo fatto l'unica cosa che potevamo", conclude Parenti.

I politici come i calciatori: narcotest occasionale prima di entrare in Parlamento. La proposta arriva da Alessandra Mussolini, leader di Azione sociale, che "solidarizza" con le 'Iene' condannate in Cassazione per il test antidroga ai parlamentari. "Ma scherziamo, noi non rappresentiamo un'elite ma il popolo, quindi dobbiamo essere trattati come tutti gli altri. Anche per dare il buon esempio". Da qui la proposta:"prima di entrare in Parlamento, visto che rappresentiamo gli italiani, si faccia anche a noi un test come si fa l'antidoping ai calciatori. Ma non in base volontaria, bensi' occasionale come accade ai ragazzi il sabato sera quando si fa la prova del palloncino, quando la si fa".

Carlo Giovanardi, l'ex ministro 'padre' della legge sulla droga, plaude alla sentenza della Cassazione che ha condannato le 'Iene' per il narcotest fatto ai parlamentari, ma annuncia: "e' in dirittura d'arrivo il narcotest per le categorie a rischio. Finalmente riusciro' a rendere obbligatorio il test antidroga per le categorie a rischio. Coloro tra piloti, autisti, e tutte le categorie dalle quali dipende la collettivita', che risulteranno positivi ai test dovranno cambiare mansione". Tornando poi alla sentenza della Suprema Corte, l'ex ministro ricorda: "non ero stato fermato dalle 'Iene', ma mi ero sottoposto anche al test del capello. In ogni caso, la sentenza della Cassazione e' importante perche' ha messo in luce che non ci si puo' intromettere in maniera invasiva nella vita altrui. Invece da quella vicenda ne nacque un polverone".
Ma e' giusto che se tra i parlamentari qualcuno fa uso di sostanze stupefacenti resti impunito? "L'idea sbagliata e' fare passare il messaggio che in Parlamento si drogano tutti. Dire che qualcuno ne fa uso e' scoprire l'acqua calda, ma in tutti i settori, si sa, c'e' gente che si droga, ma non nelle dimensioni propagandate". E allora come se ne esce? "Proprio per questo riusciro' a rendere obbligatorio, in tempi stretti, il narcotest sulle categorie a rischio". Quanto al messaggio lanciato oggi dalla Cassazione, "e' molto chiaro: si dice chiaro e tondo che non si possono offendere le persone per le ragioni piu' svariate perche' c'e' una sfera di dignita' che va rispettata".

 
 
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