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Rave party
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Lettera 
14 agosto 2008 0:00
 
Reduce da un viaggio-studio a Zurigo, dove ho assistito alla street parade, vorrei fare alcuni commenti:
Le cose succedono. Succede che i giovani che amano un certo tipo di musica e di ballare insieme si ritrovino e si organizzino per celebrare questi "riti". Succede che le persone assumano droghe, soprattutto in alcune fasi della loro vita e della loro esplorazione del mondo che li circonda. Una società può scegliere di ostacolare questi comportamenti e questo certamente spingerà alcuni a non metterli in atto (in genere le persone non particolarmente interessate a queste cose) mentre spingerà altri ad agire comportamenti di nascosto (le persone molto interessate a queste cose). La scelta di un paese conservatore (non dimentichiamolo), come la Svizzera è stata quella di cercare di controllare e gestire le situazioni che possono creare danno o allarme alle persone e alla città. Da questa contemporanea attenzione alla salute pubblica e al controllo sociale nascono le politiche, per esempio, della città di Zurigo. La stessa combinazione salute-controllo è alla base delle cosiddette "stanze del buco", dell'offerta di trattamento (compreso quello con eroina) e dell'organizzazione della "street parade". Questo fa si che un milione circa di persone che attraversano Zurigo ballando al ritmo della techno diventino un'occasione di festa (e di business) per la città e per i cittadini, con televisioni e media di tutta europa che partecipano a questo evento gioioso. La nostra mentalità (queste cose non si devono fare) fa sì che 3.000 persone vicino a Guastalla diventino un dramma umano e sociale con denunce, segnalazioni e inquininamento dell'ambiente circostante. Il ministro Giovanardi ha commentato, riferendosi alla morte di una ragazza per assunzione di ecstasy, che l'analisi della pastiglia non avrebbe certamente modificato il suo comportamento. Io questo non lo so. So che ho visto analizzare le pastiglie, a Zurigo ovviamente (da noi non si può fare), e ho visto segnalare alle persone di fare attenzione a compresse con percentuali particolarmente elevate di principio attivo, ho visto segnalare allarme per la presenza di compresse, vendute come ecstasy, contenenti morfina e che potevano provocare overdose da oppiacei; ho visto operatori che, nell'attesa della risposta dell'analisi della compressa, intervistavano le persone, parlavano con loro, le informavano su rischi e conseguenze possibili. Ho visto una polizia discreta, che lavorava in sinergia con gli altri operatori. Ho visto ammanettare uno spacciatore senza che la folla intorno, giovani e giovanissimi, si scagliasse contro i due poliziotti che erano intervenuti. Ma è possibile in Italia, per la destra, parlare di tutela della salute dei consumatori ed è possibile in Italia, per la sinistra, parlare di controllo sociale? Possiamo provare a declinare questi termini. Penso che negarli voglia dire consegnarli ad altri, parlarne e discuterne voglia dire, forse, provare a farli propri e a costruire, su queste parole, una politica che sia a difesa dei cittadini (tutti) e non a difesa delle proprie ideologie.
Edoardo, da Forlì (FC)

Risposta:
La ringraziamo della lettera che ci ha inviato e che pubblichiamo su Cara Aduc.
 
 
 
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