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Legalizzazione droghe. La grande offesa istituzionale di chi vi si oppone. Il caso dell’on.Rampelli
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Comunicato di Vincenzo Donvito
23 gennaio 2020 14:40
 
 Essere insultati da chi la pensa in modo diverso è all’ordine del giorno. Soprattutto da quando i freni inibitori del doverlo magari fare in faccia al proprio interlocutore, sono andati a ramengo grazie alla potenza dell’anonimato che conquista alcuni di fronte ad una tastiera di un computer e un collegamento ad Internet. Un “ordine del giorno” che proprio non ci piace, ma di cui prendiamo atto per qualificare e osservare la natura umana.
Ma quando l’insulto arriva da parte di uno degli esponenti delle massime istituzioni dello Stato Repubblicano, la cosa non è tanto “all’ordine del giorno”. E, oltre a rattristarci e stimolarci ad ulteriori analisi socio-psicologiche, oltre che politiche, ci preoccupa. E siccome non ci piace solo dire “così è la vita” o “così è la politica”, siccome “vita” e “politica” ci continuano a stimolare pensieri positivi, chiediamo giustizia.

Il caso è questo, in un lancio dell’agenzia stampa Adnkronos:
''Le Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera hanno dichiarato 'non strettamente attinente alla materia' l'emendamento presentato da M5S, Pd, Leu e +Europa al decreto Milleproroghe per legalizzare la cannabis light. Non c'era oggettivamente nulla da prorogare, se non l'imbecillità di chi vuole che lo Stato, invece di promuovere la salute dei cittadini e stili di vita sani, s'avventura sulla strada della legalizzazione delle droghe''. È quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

“Chiediamo giustizia” non vuol dire, per esempio, inviare i leader dei partiti che hanno presentato l’emendamento e che sono stati apostrofati come “imbecilli” al citofono dell’abitazione dell’on.Rampelli e chiedergli ragione della sua condotta. E neanche far ricorso a quella immunità parlamentare che rinvierebbe ai “giudici” parlamentari di stabilire se un comportamento di un loro collega debba essere o meno sottoposto a giudizio della magistratura. Sinceramente: non siamo interessati all’eventuale maggioranza che darebbe torto all’on Rampelli, con schieramenti ideologici pro e contro anche indipendenti dalla materia del contendere (vedi caso Gregoretti per il leader della Lega). E non siamo neanche interessati, nel caso, ad un giudice che condanni il nostro vicepresidente a qualche pena pecuniaria o simile.
NO!!
Noi siamo tra coloro che hanno il normale rispetto che chiunque dovrebbe avere nei confronti delle istituzioni, pur nei momenti di massimo contrasto. E quando il vicepresidente della Camera dà dell’imbecille a chi vorrebbe legalizzare le droghe (e noi siamo tra costoro), anche per il solo fatto di essere cittadini di questo Stato, ci sentiamo male, molto male. Noi non abbiamo mai dato di imbecille all’on.Rampelli, ai leader del suo partito o a tutti coloro che sono contro la legalizzazione delle droghe. Abbiamo, semplicemente, idee diverse. E rispetto a questa diversità dovremmo operare ognuno per convincere più persone sì che si possa raggiungere una maggioranza che metta l’altro in minoranza.
Comprendiamo che un personaggio dello schieramento proibizionista del nostro vicepresidente va a citofonare a casa della gente dando di delinquente a chi risponde, ma questo è accaduto per strada, non dallo scranno della Camera dei deputati, dallo scranno della vicepresidenza. E’ cosa ben diversa.
La giustizia che chiediamo sono le scuse dell’on.Rampelli. Qualcosa tipo “scusate, mi sono fatto prendere da un clima un po’ violento che circola in materia”.
Ce lo auguriamo. E con noi, speriamo, i milioni di cittadini che mandano i deputati alla Camera, o anche solo che ne subiscono le decisioni. Ne va della nostra dignità di cittadini e di esseri umani.
 
 
 
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