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Cannabis, primi effetti della pronuncia della Corte Costituzionale. Due casi giudiziari
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Comunicato di Carlo Alberto Zaina
27 marzo 2014 10:42
 
 Desidero informarvi di una interessante sentenza emessa all’udienza del 24 marzo 2014 dal Tribunale di Ascoli Piceno, in un procedimento dove assistevo una persona imputata di coltivazione di 3 piante di altezza media di mt. 2 e della detenzione di complessivi gr. 280 di marijuana (in quattro campioni) con un principio attivo che andava dal 13,9% al 22%, sì da ricavare circa 1560 dosi e che superava di 76,80 volte la quantità massima detenibile (pari a 500 mg.).
Il Tribunale ha assolto la persona dal reato di coltivazione.
Allo stato attuale non sono pubblicate le motivazioni ma è ragionevole ritenere che il giudice abbia tenuto conto della dedotta circostanza della assenza di una analisi specifica (era stato operato un controllo con il solo reagente Duquenois) sulle piante.
L'assenza di tale verifica - anche se il Duquenois aveva dato esito positivo - è decisiva, (ancor prima di stabilire se il risultato della coltivazione era destinato ad un uso personale o meno) in quanto non era dato sapere il sesso delle piante, il quantitativo effettivo di thc che ciascuna di esse potesse contenere ed anche perchè il Duquenois (nella letteratura scientifica) è conosciuto come un reagente poco affidabile, perché crea molti risultati "falsi positivi".
Dunque, coltivare in sé non può essere ritenuto presuntivamente un reato ed una volta verificati alcuni dati tecnici si dovrà valutare anche se i prodotti della coltivazione siano destinati o meno al mercato dello spaccio.
Il secondo aspetto importante è stato dato dal fatto che la condotta di detenzione dei gr. 280 è stato qualificata come ipotesi di lieve entità ed è stata inflitta la pena di 8 mesi di reclusione, utilizzando la pena prevista dal testo dell'art. 73 comma 5° ripristinato dalla sentenza della Corte costituzionale.
E' plausibile ritenere che il Tribunale abbia ritenuta che solo una modestissima parte dello stupefacente detenuto potesse essere destinata a terzi, mentre la gran parte ben avrebbe potuto soddisfare il fabbisogno del detentore.
E' importante, quindi, il giudizio di limitata offensività e pericolosità della condotta che ha comportato una pena certamente modesta.

Desidero segnalarvi poi una decisione del GUP presso il Tribunale di Lecco che, all’udienza del 25 marzo 2014 ha assolto un giovane, che assistevo, in relazione alle accuse di detenzione/acquisto di gr. 25 di hashish ed alla coltivazione di 8 piante, peraltro rinvenute in una serra ben attrezzata.
Come usuale dovremo attendere almeno 15 giorni per le motivazioni, ma credo di potere sin d'ora affermare che due possono essere gli aspetti salienti attraverso i quali si è giunti alla assoluzione.
Per quanto riguarda la detenzione non solo il PM non ha fornito la prova di una destinazione dello stupefacente acquistato a scopi diversi dal consumo personale, ma da parte mia (come difesa) ho mirato a dimostrare che il mio assistito non aveva necessità di spacciare, nemmeno una minima parte.
Prova ne è stata altresì il mancato rinvenimento di strumenti che si possano utilizzare per confezionare dosi per la cessione, il fatto che il giovane ha un lavoro continuativo e lo stesso quantitativo di hashish non appariva munito di elevato principio attivo.
Dunque detenzione ad uso personale.
Per quanto concerne la coltivazione, invece, ritengo che sia valido il ragionamento che il solo accertamento generico della presenza di thc, senza che l'analisi tossicologica venga svolta specificamente pianta per pianta, sì da avere un quadro analitico e non sintetico della situazione, non può essere sufficiente, perché penalizzerebbe il diritto di difesa dell'imputato.
Questo è un aspetto preliminare e, comunque, propedeutico alla verifica della ricorrenza della coltivazione domestica, perché permette di verificare e confermare (anche nel caso in cui le piante siano abbastanza numerose) la finalizzazione della coltura ad una necessità personale.
Si deve, infatti, desumere quante piante fossero femmine, quante in grado di produrre thc, quanto thc fosse presente ed in quale percentuale.
Attraverso questi parametri si può, quindi, rilevare la fondatezza dell'assunto difensivo.
Resta comunque la convinzione (e la soddisfazione) del fatto che le posizioni preconcette in merito alla coltivazione (pur in assenza di una concreta normativa) stanno venendo meno progressivamente.
 
 
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