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Dieci personaggi per il 2003
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Articolo di Alessandro Garzi
12 gennaio 2004 20:22
 
Un piccolo riassunto del 2003: dieci personaggi (o episodi) dell'ultimo anno per quanto riguarda droga e dintorni. Nel bene o nel male, in rigoroso ordine alfabetico.

Association of Chief Police Officers, associazione di poliziotti britannici
Sono stati i poliziotti, in Gran Bretagna, a chiedere che venisse "declassata" la cannabis dalla fascia "B" delle droghe leggere alla "C" dei tranquillanti.
La marijuana e' stata definita "una droga illegale, ma non una priorita' per la polizia", e gli agenti hanno chiesto di evitare il fermo di chi viene trovato in possesso di piccole quantita' di cannabis (escluse alcune eccezioni) e di limitarsi al sequestro della sostanza.
Il problema, in Gran Bretagna, si chiama, adesso, eroina, con tutto cio' che ne consegue dal punto di vista dell'ordine pubblico, visto che il Paese e' il mercato prediletto dell'oppio afghano, e la polizia non vuole perdere tempo e concentrarsi su quei traffici.


Jean Chrétien, ex primo ministro canadese.
Poco ci mancava che il prossimo stato-canaglia fosse il Canada... Chrétien, negli ultimi mesi del suo mandato, ha ingaggiato un braccio di ferro con i vicini statunitensi (in primo luogo per la guerra in Iraq), quasi divertendosi a provocare l'ultraconservatore "drug czar" Usa John Walters sul tema droga.
Il suo Governo ha proposto, semplicemente, una legge che toglieva l'arresto a tutti coloro che vengono "beccati" con meno di 30 grammmi (poi 15), imponendo una multa.
Walters ha lanciato anatemi contro il vicino come se gli Stati Uniti confinassero a nord con l'Iraq, parlando di "minacce per la sicurezza" e di "restrizioni al commercio" per paura dell'ingresso di droga dalla frontiera. A parte tre piccoli particolari: e' difficile inondare gli Stati Uniti di marijuana a 15 grammi per volta, gli Stati Uniti confinano a sud con il piu' grande produttore di marijuana del mondo, e, soprattutto, quattordici Stati Usa hanno leggi come quella proposta da Chrétien, quando non addirittura piu' "soft".


Consiglio Superiore della Sanita' (Css).
Una chicca, passata quasi inosservata: in controtendenza a molti degli altri organismi omologhi che si trovano nel mondo, il Css, ha lanciato una nota affermando che "la cannabis non debba considerarsi 'droga leggera' e che il suo consumo non rappresenta quindi un'abitudine priva di conseguenze sulla salute".
Il problema e' che questo parere, per quanto in controtendenza con il resto del mondo, e piuttosto opinabile, viene reso pubblico il pomeriggio del 26 settembre, nel pieno delle polemiche per la "legge Fini" e dopo che il ministro Sirchia, aveva detto le stesse cose la mattina, dopo un paio di giorni dal vicepremier Fini.
Non si dovrebbe essere maliziosi, ma viene spontaneo.


Gianfranco Fini, vicepresidente del Consiglio.
Nessuna distinzione tra droghe leggere e pesanti, carcere tra sei e venti anni o ricovero coatto da Muccioli per semplice possesso se si superano i valori della tabella. Per le sanzioni piu' lievi si parla di sequestro di patente, passaporto fino ad arrivare al ciclomotore. Approccio etico alla somministrazione del metadone.
Questi, piu' o meno, i punti del ddl per riformare la legge sulle droghe, peggiorando, in pratica, la situazione che si era venuta a creare prima del referendum del 1993.
Tutto contro la linea generale europea che tende a decriminalizzare l'uso di cannabis per concentrare gli sforzi della polizia sul traffico di droghe pesanti.


Hamid Karzai, primo ministro afghano.
"A meno di un miracolo", sara' l'oppio a mettere nuovamente in discussione la stabilita' dell'Afghanistan.
I raccolti degli ultimi due anni sono da record, i vari "signori della guerra", usano l'oppio per finanziare i propri eserciti. La polizia e' corrotta dai soldi dell'oppio e i contadini non hanno possibilita' di coltivare qualcosa di legale. Perche' sono forzati dai signori della guerra, perche' l'oppio permette guadagni con i quali possono vivere, e, data la mancanza di infrastrutture, il papavero e' anche la coltura che richiede meno attenzione.
Il 50% del pil viene dalle colture illegali e l'eroina, una volta solo "da esportazione", inizia ad avere un certo seguito anche da parte degli afghani.
Il Governo di Karzai non "copre" piu' del 70% del territorio, e le forze di occupazione non possono fare una campagna antidroga troppo incisiva: rischierebbero di mettersi contro i signori della guerra e di peggiorare la situazione.


Richard Nixon e Ronald Reagan, ex presidenti Usa.
Sono ancora loro i protagonisti della "war on drugs" americana: il primo la lancio' nel '68, il secondo la inaspri' negli anni'80, avendo come unico risultato quello di far schizzare verso l'alto il numero dei detenuti nelle galere, che hanno superato la cifra di due milioni.
Negli Stati Uniti, si sono verificati nel 2002, ben 697.082 arresti per marijuana, la meta' di tutti gli arresti per tutti i reati che sono effettuati nel Paese. L'88% di questi, per semplice possesso. Tutto l'apparato che serve per mantenere la marijuana proibita, costa al contribuente americano 10 miliardi di dollari l'anno.
E stiamo parlando solo si marijuana.


Riccardo Pedrizzi, senatore di An.
Cattolico leggermente intransigente, Pedrizzi, ricopre nel partito (che di per se' non ha una spiccata tradizione libertina), il ruolo di responsabile nazionale per le politiche della famiglia e vicepresidente della consulta etico-religiosa.
Pedrizzi, non e' solo un politico, e' un appuntamento. Ovunque ci sia qualcosa che riguardi anche da lontano la droga, o un personaggio televisivo che non auspichi la dannazione eterna per chi fuma una canna con gli amici, lui c'e'.
E Pedrizzi e' uno che con le dichiarazioni ci va leggero: tra il mistico e il catastrofico.
Ragioni antiproibizioniste o semplicemente contrarie al progetto di legge Fini? No! "attacchi ideologici e preconcetti che il partito radicale di massa, a suon di vuoti slogan e di stantie parole d'ordine, ha lanciato contro l'illuminata decisione del Governo".
Per lui, la Jervolino-Vassalli era "una legge del centro-sinistra", il referendum che ne abrogo' una parte "servi' a legalizzare lo spaccio", ed "il variegato fronte antiproibizionista ha speso una vita per fare entrare i ragazzi nel tunnel della droga", fino ad arrivare, nel pieno del vortice mistico a dare una mano al santo padre, occupatissimo, e neanche messo troppo bene con la salute, nell'atto di scomunicare la povera Rosy Bindi rea, in quanto cattolica, di aver firmato una legge "per la depenalizzazione completa del consumo di stupefacenti".


Vasco Rossi, musicista.
E' bastata una maglietta con una foglia di marijuana indossata durante un concerto, per fare di Vasco Rossi, il bersaglio di una serie di anatemi che sono partiti dall'argomento droga, per finire con il mettere in discussione la liberta' di espressione, con tanto di richiesta di censura in tv, neanche troppo mascherata, per tutti quegli artisti che non si fossero detti d'accordo con il progetto di legge Fini.
Tra tutte le "opinioni" che sono piovute nel giro di qualche mese, la piu' ridicola e' stata senz'altro quella di promettere un'ulteriore data dell'artista allo stadio di San Siro (vale a dire un avvenimento che muove tanti soldi), "a patto che Vasco Rossi si fosse cambiato la maglietta".
Se non altro, le continue risposte di Rossi a chi lo attaccava hanno fatto si' che si parlasse dell'argomento marijuana, e questo, nell'informazione italiana, non e' certo poco.


Nandor Tanczos, portavoce dei Verdi neozelandesi.
Sembra uscito da un raduno rasta, ma e' un parlamentare della Nuova Zelanda. Con il suo partito, ha quasi fatto cadere il Governo sulla questione della riforma della legge sulla cannabis.
Tutto e' nato dalla pubblicazione di un rapporto che spingeva verso una politica piu' proibizionista. Secondo il leader di uno dei partiti di maggioranza, la cannabis illegale anche dal punto di vista medico era uno dei "punti fermi" del programma, mentre uno dei suoi alleati era piu' disponibile al confronto.
E' finita con un giro di offese, che, pur parlando di un Paese all'altro capo del mondo, ricorda moltissimo i salotti televisivi italiani.


Thaksin Shinawatra, primo ministro thailandese.
Mentre gli occhi del mondo sono rivolti alla guerra in Iraq, Thaksin organizza una "guerra alla droga" per ripulire il Paese dagli stupefacenti. Nel silenzio quasi assoluto dei "media occidentali", viene data carta bianca alla polizia ed all'esercito per iniziare la "pulizia". Dopo pochi giorni iniziano ad arrivare i primi "bollettini" che parlano di "trafficanti morti". A maggio saranno 2600, poi, si mormora, che abbiano smesso di diramare i bollettini.
Le ong per i diritti umani parlano di "esecuzioni extragiudiziarie", Thaksin parla di una guerra tra bande che e' scoppiata proprio in quel momento, poi di un tentativo dei trafficanti di far fuori gli informatori.
Arrivano, col tempo, alcune lamentele di politici americani ed europei, ma alla data prefissata, cioe' il 5 dicembre, compleanno del re, Thaksin puo' annunciare al mondo, che la Thailandia e' quasi libera dalle droghe.
Alcuni osservatori, hanno fatto notare al primo ministro che non puo' fare una cosa del genere per sempre, e che la droga tornera'.
 
 
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