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Thailandia. Come annunciato, Thaksin dichiara vittoria
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Articolo di Alessandro Garzi
3 dicembre 2003 19:43
 
Il primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra ha annunciato che la guerra alle droghe, o almeno, una buona parte di essa, e' vinta; ed e' stata vinta con tre giorni di anticipo sul traguardo prefissato, il compleanno del re Bhumibol Adulyadej, Rama V, il prossimo 5 dicembre.
L'annuncio e' stato dato in una manifestazione con i suoi supporters, piena di bandiere, dove Thaksin ha dichiarato che "oggi e' una pietra miliare, piu' del 90% dei thailandesi puo' vivere una vita onesta e senza le droghe nelle proprie comunita'. Alcune delle persone che hanno portato questo male, adesso sono morte, molte sono in prigione, e noi non gli permetteremo di tornare".
I dati portati da Thaksin sono da "marcia trionfale": 91.000 persone arrestate per droga, 1.200 pubblici ufficiali denunciati per essere coinvolti nel narcotraffico (o anche per cose molto meno gravi, visto che il primo ministro aveva minacciato "chiunque avesse chiuso un occhio"), piu' di 300.000 tossicodipendenti mandati ai servizi di recupero, e circa il 98% del Paese "libero dalle droghe". Inoltre, sono stati fatti test delle urine a 118.489 persone, delle quali circa 4.000 sono risultate positive.
Nonostante che anche il modo in cui e' stata condotta la "guerra" sembra che sia stato approvato dalla maggior parte dei thailandesi, sulle modalita' della repressione antidroga sulla quale le autorita' si sono attivate nell'ultimo anno, emerge qualche dubbio.
Il primo e', ovviamente, il vero e proprio tiro al bersaglio della scorsa primavera. Dall'inizio della guerra, Thaksin aveva annunciato metodi "decisi", e li ha mantenuti, dato che la repressione ha portato ad un numero di vittime che si aggirano tra le 2200 e le 2700. Almeno quelle contate, perche' se, nella prima fase, le foto dei "trafficanti" morti venivano mostrate in tv (puntualmente con un sacchetto di metanfetamine in una mano e la pistola nell'altra) e le cifre venivano sbandierate come "successo", dopo le proteste (tardive, comunque) di alcune Ong come Human Rights Watch o Amnesty International, e le prese di posizione di alcuni parlamentari europei e americani, ma nel silenzio quasi totale dei media occidentali (praticamente assoluto di quelli italiani, quando non erano scandalosamente filo-Thaksin), i comunicati si sono fermati, ed il sospetto e' che le vittime della guerra propagandistica di Thaksin siano molte di piu', specialmente tra gli immigrati birmani irregolari, considerati dalla polizia una specie di "sottouomini", e portatori di pochissimi diritti.
La polizia si difese immediatamente dicendo che le vittime erano morte o per legittima difesa da parte degli agenti (si addossano una quarantina di uccisioni di questo tipo), o per una guerra tra bande che sarebbe scoppiata al momento della repressione.
"E' piuttosto bizzarro misurare il successo di un'operazione con il numero dei morti. Che significa? Piu' morti si hanno e migliore e' stata l'operazione?", si chiede Somsri Hananantasuk di Amnesty International.
Un risultato "certo" ottenuto da Thaksin, a parte aver militarizzato il Paese, con spese che non saranno indifferenti, e' che i prezzi delle metanfetamine sono schizzati verso l'alto. Se un anno fa una dose di "ya-ba" poteva costare attorno a 1,2-1,6 ¤, adesso il prezzo e' salito verso i 6,2-8,2 ¤. C'e' piu' di un sospetto che i trafficanti piu' che "in ginocchio", siano "in attesa", al di la' del confine birmano, dato che per la Thailandia, una volta raggiunto il risultato propagandistico, sara' arduo continuare a sostenere una lotta alla droga di questo calibro, e quindi "passata la bufera", si potra' tornare a vendere come prima.
Addirittura, l'ufficio locale dell'Unodc ha espresso dei dubbi sull'effettiva riuscita della "guerra"; secondo Yngve Danling della sede di Bangkok "se si parla di una riduzione della disponibilita' e' stato un successo. Ma, allo stesso tempo, ho forti dubbi che la Thailandia sia stata veramente in grado di ridurre la domanda interna (dati Onu dicono che almeno il 5% dei thailandesi sopra i 15 anni faceva, un anno fa, uso di metanfetamine n.d.a). Il problema ora e' quanto sia sostenibile questo stato di cose. C'e' bisogno di un seguito a quello che e' stato fatto, non di un anno di grande impegno e poi stop", e poi aggiunge "i trafficanti hanno sempre il bisogno di fare soldi. Adesso hanno paura per la situazione che si e' venuta a creare, ma stanno soltanto aspettando".
I suoi dubbi sono confermati dagli ambienti della bidonville di Bangkok, Klong Toey, dove semplicemente gli spacciatori starebbero soltanto aspettando il momento giusto per ritornare allo scoperto, e dove, anche durante la repressione della scorsa primavera, si diceva che gli stupefacenti non erano mai venuti a mancare.

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