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Privacy. Ci auguriamo che il Premier faccia ricorso alla Corte dei diritti umani. Aprirebbe la strada a ricorso di numerose vittime della guerra alla droga
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Comunicato di Pietro Yates Moretti
10 febbraio 2011 14:48
 
 Il ministro degli Esteri italiano, nel difendere il Presidente del Consiglio, ha annunciato che potrebbe essere promosso un ricorso alla Corte dei diritti umani di Strasburgo per violazione della privacy da parte della magistratura inquirente sui casi di concussione e prostituzione minorile, reati di cui è accusato Silvio Berlusconi.
Ci auguriamo che il Presidente del Consiglio lo faccia, magari delegando i propri legali invece di un ministro della Repubblica. E ce lo auguriamo perché siamo convinti che in molti casi l'uso delle intercettazioni e le indagini siano oltremodo invasive della privacy domestica. Basti pensare alle intercettazioni telefoniche e alle sproporzionate perquisizioni domestiche utilizzate per incastrare chi si coltiva una pianta di marijuana per uso personale.
Fra concussione e sfruttamento della prostituzione minorile da una parte, e autocoltivazione di cannabis per uso personale (magari con finalità terapeutiche) dall'altra, riteniamo i primi reati ben più gravi. A partire dal fatto che, contrariamente all'autocoltivazione di cannabis, i reati imputati al Premier hanno effettivamente leso una vittima: la minorenne. Quindi, se le indagini sul Premier fossero ritenute invasive dalla Corte di Strasburgo, a maggior ragione lo stesso principio varrebbe per i consumatori di sostanze proibite, oggi ingiustamente criminalizzati.
Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio di adire la Corte di Strasburgo. Potrebbe aprire la strada a numerosi ricorsi delle numerose vittime della guerra alla droga e delle politiche della tolleranza zero, nel cui nome vengono arrestate e sbattute in prigione migliaia di persone per il solo fatto di consumare cannabis.
 
 
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