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 ITALIA - ITALIA - Droga. Nasce rete città per politiche innovative
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23 giugno 2022 14:56
 
Gli Assessori alle Politiche sociali delle città di Bari, Bologna, Milano, Napoli, Torino e della Città Metropolitana di Roma hanno annunciato questa mattina, presso la Sala stampa della Camera dei deputati, la costituzione la Rete delle Città italiane per una politica innovativa sulle droghe e presentato i contenuti della Carta che la istituisce. È un fatto inedito e importante per la realtà italiana, sottolinea una nota: "le municipalità e gli amministratori, di fronte all'esigenza di una non più rinviabile riforma della legge e delle politiche sulle droghe, decidono di assumere un ruolo di maggiore responsabilità civile ed istituzionale, al contempo diventando un soggetto sostenitore di una riforma a livello nazionale, e impegnandosi in prima persona a livello locale, per attivare un processo di riorganizzazione delle politiche urbane che riguardano o comunque intercettano il fenomeno dei consumi".
Secondo la dichiarazione siglata dalla consigliera della Città metropolitana di Roma Tiziana Biolghini e dagli assessori Lamberto Bertolé (Milano), Francesca Bottalico (Bari), Luca Rizzo Nervo (Bologna), Jacopo Rosatelli (Torino), Luca Trapanese (Napoli), l'obiettivo è "sperimentare modelli di regolazione sociale dei fenomeni del consumo, di mediazione sociale per garantire accessibilità e vivibilità dello spazio urbano per tutti, di politiche centrate sulla promozione della salute e sui diritti". Le ragioni di questa scelta, in cui forte è stato il dialogo con le realtà e le reti della società civile per la riforma delle politiche, sono ben esplicitate nella Carta presentata stamattina, e hanno al centro i cambiamenti dei fenomeni di consumo. "Le nostre città sono da tempo la scena di cambiamenti rapidi e epocali intervenuti nei modelli e negli stili di consumo delle droghe, legali e illegali, tra la popolazione. Da una parte - si spiega - si sono moltiplicate le sostanze psicoattive usate secondo diversi modelli di consumo tra diverse aree di cittadini socialmente integrati e nella popolazione giovanile; dall'altra, si è complicata la realtà, e i rischi connessi, delle persone socialmente emarginate che consumano droghe, la cui condizione è segnata dai processi di impoverimento che investono le nostre città".

È la consapevolezza di queste complessità, e il fatto di farvi tutti i giorni fronte dentro la concretezza della vita e della convivenza sociale, che porta gli Assessori ad affermare che si deve "modificare il senso e la direzione delle politiche locali: da un susseguirsi di ''emergenze'' a un insieme di ordinari fenomeni interni alla vita e alla quotidiana convivenza sociale delle proprie città, di cui investe molteplici ambiti e spazi urbani". Questa visione fa dire, come si legge nella Carta delle città, che "la doppia lettura del consumo di droghe, fino ad oggi prevalente, in termini di devianza e patologia si è rivelata del tutto inadeguata a nuova una lettura del fenomeno, che non consente né di comprendere né di gestire». La direzione allora, che queste città innovatrici intendono intraprendere, è quella di superare un approccio che confida prioritariamente su risposte penali e securitarie, che hanno avuto "in tutta evidenza un risultato fallimentare di fronte a questa complessità, sia a livello globale che nazionale e locale", e adottare una analisi razionale e realistica, che indica come "i consumi di sostanze non possano essere eliminati dalle nostre città, ma possano e debbano essere gestiti mitigandone l'impatto problematico, curandosi della qualità della vita e della salute di tutti i cittadini, sostenendo le persone ad adottare comportamenti responsabili ed autoregolati di uso e promuovendo la convivenza sociale".

Quali dunque le prospettive secondo cui gli amministratori intendo lavorare?
Secondo gli amministratori, per essere efficaci, le politiche municipali e metropolitane sui fenomeni del consumo di sostanze "devono adottare un approccio sociale, di salute pubblica, di mediazione sociale tra i cittadini che usano e non usano sostanze psicoattive, all'insegna del rispetto dei diritti di tutti gli attori, incluse le persone che usano droghe. Tale approccio propone un modello di ''sicurezza'' prevalentemente centrato su una logica di governo e regolazione sociale dei fenomeni. Le politiche di ordine pubblico, ove siano necessarie, si integrano e si armonizzano con questo approccio".
Tra gli impegni dichiarati nella Carta, "Chiarire e accrescere il ruolo delle municipalità e delle aree metropolitane nel governo del fenomeno, anche attraverso un migliore coordinamento con le ASL e con tutti gli attori istituzionali e sociali coinvolti, inclusi i consumatori stessi, per attuare strategie di intervento di sistema più adeguate". Questa prospettiva è in continuità, ideale e politica, con quanto dalla fine del secolo scorso vanno attuando le maggiori capitali e città europee, e include finalmente anche le municipalità italiane nel grande movimento che è stato protagonista della più significativa riforma in tema di droghe, rappresentata dalle politiche di Riduzione del danno e Limitazione dei rischi (RdD), di cui proprio le città sono state protagoniste, spesso anticipando e smuovendo i governi nazionali.
Dalla prima Conferenza delle città europee di Francoforte (1990) fino alla più recente di Praga (2016), con la cui Carta per altro le città italiane sono in piena sintonia, le città sono state soggetti di realismo, razionalità, efficacia e rispetto dei diritti. Anche per le città italiane della Rete, ''sicurezza'' si declina come "garantire, valorizzare e potenziare, in sinergia con le ASL, l'apporto degli interventi di RdD nella loro duplice valenza di promozione e tutela della salute di chi usa e di mediazione sociale e tutela dei cittadini tutti".
In particolare, è importante promuovere (e in alcuni casi rinnovare e ampliare pratiche già avviate dai comuni) «protocolli di sperimentazione e/o sviluppo di interventi già validati a livello europeo e internazionale quali ad esempio le Stanze per il consumo sicuro, il Drug checking, il Delegato del Sindaco e il Consiglio della notte per la valorizzazione della vita notturna e la gestione armonica dei diversi contesti del divertimento urbano". Ciò che è innovativo in questa prospettiva è la fiducia nella possibilità di una mediazione e convivenza tra gruppi sociali e interessi diversi, e nella fine di una 'guerra' che è dannosa per tutti e non necessaria: al centro vi sono tanto "la convivenza sociale, l'accessibilità e vivibilità dello spazio urbano e i diritti di tutta la popolazione a una buona qualità della vita», quanto la lotta allo stigma e «i diritti sociali delle persone che usano droghe circa l'accesso al welfare locale, eliminando ogni discriminazione basata sui comportamenti di uso". Le politiche di molte grandi municipalità europee hanno già dimostrato che tutto questo è possibile. Se il cuore del lavoro della Rete delle municipalità e delle Città metropolitane sono le città e le politiche locali, gli Assessori rivendicano di avere voce nei percorsi di riforma nazionale delle politiche e delle leggi sulle droghe.
"Le città - dice la loro Carta - devono essere incluse come attori protagonisti anche nei processi di riforma, definizione, valutazione delle politiche sulle droghe a livello nazionale e regionale". E sottolineano come, nelle conclusioni emerse dalla VI Conferenza Nazionale sulle droghe tenutasi a Genova nel novembre scorso, molti punti chiave vadano nella direzione che le città stanno indicando. Il prossimo autunno vedrà, da parte dei primi promotori, la proposta ai Comuni e alle Città metropolitane italiani di aderire alla Rete, e un calendario di iniziative, locali e nazionali, in cui la Rete declinerà, darà corpo e si confronterà attorno alle sue proposte e sperimentazioni con tutti gli attori istituzionali e sociali.
(Adnkronos)
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