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Referendum e democrazia in Italia…. Un tram chiamato desiderio
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Articolo di François-Marie Arouet
1 aprile 2022 14:47
 
Prendiamo a prestito da Tennessee Williams il titolo del suo dramma per significare cosa continua ad accadere nel nostro Paese per democrazia, civiltà, partecipazione. In democrazia tutto è un tram, ma se si tratta di referendum è condannato ad esistere solo nella testa dei tenaci promotori, quindi da tram diventa una sorta di magazzino sigillato.

Il 12 giugno è stata fissata la data per il voto referendario sulla giustizia giusta. Un solo giorno, in concomitanza con le elezioni amministrative in 970 Comuni su 7.904 (poco più del 10%), scuole chiuse e con gli italiani (guerra permettendo) già in vacanza o sul piede di partenza, per molti la prima dopo due anni di pandemia.

Ogni volta che un referendum riesce ad arrivare al voto popolare, il regime di turno si prodiga per cercarlo di renderlo il più nascosto possibile, con tanto di collaborazione della Tv di Stato, tutt’altro che prodiga (violando le leggi) per spiegare cosa e perché si va a votare.

Già è un “miracolo” che questi referendum siano arrivati al voto, visto il trattamento da regime oscurantista e azzeccagarbugli riservato a tre di essi (legalizzazione cannabis ed eutanasia, responsabilità civile dei magistrati) dalla Corte Costituzionale.
Noi, però, non crediamo ai miracoli perché non ci sentiamo fedeli o sudditi, ma siamo convinti che ad ogni azione referendaria corrisponda una reazione contraria da parte del regime dei partiti. E quando, come nel caso di quelli per cui si voterà a giugno, non ce la fa ad eliminarli prima, lo fa con il potere discrezionale che ha e si arroga per fissare la data della consultazione.

Il referendum (abrogativo nel nostro sistema) è un metodo importante per la partecipazione dei cittadini al processo legislativo. Processo parlamentare a cui, ogni tanto, non fa male che possano intervenire i cittadini per dire la loro con certezza di causa/effetto (1). Ma sembra che questo non piaccia al regime dei partiti che, in passato come oggi, hanno sempre cercato di “farli saltare” per mancanza di quorum (2).

Sembra proprio che in questa tornata 2022 ci risiamo.

Oltre ad un emotivo “che tristezza”, ad un amaro in bocca per sentirsi così civicamente violentati, abbiamo dentro di noi energia sufficiente per non farci mettere i piedi in testa.


1 -  la consultazione referendaria - una volta presentata la richiesta (500.000 elettori o 5 consigli regionali), validati gli aspetti tecnici da pare della Corte di Cassazione e quelli di legittimità da parte della Corte Costituzionale - si deve obbligatoriamente tenere, a meno che il legislatore non modifichi la legge oggetto di consultazione.
2 – la consultazione è valida se vi partecipano almeno il 50%+1 degli aventi diritto.


 
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