Diritti fondamentali sono quelli sanciti in Corte Costituzionale, quella a cui ci si riferisce per capire se norme e leggi sono come dovrebbero essere. Si presume quindi che i giudici nominati in questa Corte abbiano contezza sviluppata di funzione e importanza.
Ieri abbiamo assistito ad una conferenza stampa dell’attuale presidente Giuliano Amato, politico e giurista di lungo corso, che ci ha spiegato perché ha bocciato i referendum eutanasia, cannabis e alcuni sulla giustizia.
Sul merito c’è
ampio confronto didattico, visto che dopo la Corte Costituzionale non c’è altra Corte a cui appellarsi e, al massimo, potrà servire per una prossima volta. Nel web di Aduc, e non solo, se ne parla ampiamente, visto che siamo stati tra i promotori del referendum eutanasia e sostenitori di quelli cannabis e giustizia.
Qui ci preme rilevare lo stupore, il dispiacere e il disappunto che – cittadini e associazione di cittadini – ci avvampa dopo questa conferenza stampa.
Premessa. Le motivazioni di queste sentenze non sono state ancora pubblicate e, quindi, nello specifico merito si può discutere come ad un bar per sentito dire, anche se in questo caso il barista che ha avviato la discussione ha l’autorevolezza del presidente Giuliano Amato.
Barista che ha pronunciato piccole frasi e allocuzioni a significare e, a suo modo, spiegare le bocciature. Rivolgendosi ai frequentatori del bar in modo cordiale, come si fa coi clienti abituali, forti del fatto che il barista, in quel che succede lì intorno, ne sa sempre una più del diavolo. E tra una battuta e un caffè, il presidente della Core Costituzionale ci ha spiegato perché i promotori di questi referendum sono a suo dire degli incompetenti, incapaci e truffatori. Sulla truffa, in particolare, perché hanno voluto far credere di chiedere abrogazione per qualcosa che poi, nel quesito, o non c’era o nascondeva altre insidie tipo “legalizzazione dell’assassinio” per il quesito eutanasia o “legalizzazione cocaina ed eroina” per il quesito cannabis.
Nel
merito c’è stata stamane una
conferenza stampa dei comitati promotori che hanno spiegato gli errori di Giuliano Amato.
Nel
metodo, prendiamo atto del nuovo corso che il neo-presidente Amato ha deciso di imprimere alla Corte: interlocuzione politica. Trasformando l’organismo di garanzia che lui presiede in organizzazione politica che, leggendo a suo modo la realtà ed esulando dai “freddi” dati normativi, ha stabilito di non essere organismo di verifica dei requisiti sottoposti dagli elettori, ma di decisione rispetto a propri orientamenti politici. Decisione che nell’agorà politica che caratterizza la nostra società, matura non solo riferendosi alle leggi, ma al sentito dire, al chiacchiericcio, alla pubblicità, alla presunta autorevolezza di chi dice bau e di chi dice miao.
Siamo messi male.
E noi che
avevamo manifestato piacere civico alla nomina di Giuliano Amato a presidente della Corte… ci siamo sbagliati, siamo stati troppo tempestivi, abbiamo dato per scontato che l’autorevolezza della Corte potesse essere indenne ai metodi di politici di lungo corso navigati e cresciuti nelle ultime tragiche repubbliche di questi ultimi decenni.
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