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Italia. Ancora una richiesta di censura da parte di Bonatesta
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Articolo di Alessandro Garzi
28 maggio 2004 20:36
 
Il senatore Michele Bonatesta, componente della direzione nazionale di An e membro della commissione di Vigilanza sulla Rai, ha chiesto al direttore generale della Rai Flavio Cattaneo "di assicurarsi che all'interno del programma Ritratti d'autore dedicato a Vasco Rossi, in onda su Raiuno domani alle 16:35, non vengano veicolati eventuali messaggi tesi a legittimare in un modo o nell'altro l'uso della droga".
Il programma traccera' il profilo del rocker di Zocca con interviste inedite ed esibizioni live di alcuni brani come 'Vita Spericolata', ripresa dall'ultimo tour 2003 a San Siro, quando Vasco indosso' la discussa maglietta che inneggiava alla legalizzazione della cannabis.
"Chiediamo a chi di dovere -dice Bonatesta- che il programma dedicato a Vasco Rossi parli di tutto, della sua musica, della sua vita, delle sue idee, tranne che della sua 'battaglia' perniciosa per la canna libera. La Rai in quanto servizio pubblico pagato da tutte le famiglie italiane, anche quelle che hanno vissuto sulla propria pelle la tragedia di un figlio entrato nel tunnel della droga (e verra' comunque pagata anche da quelle famiglie che avranno un figlio condannato al carcere da 6 a 20 anni in nome di una legge fatta male n.d.r.) ha dei doveri in piu' verso il pubblico. Non puo' in alcun modo fungere da megafono di tesi a favore della legalizzazione delle sostanze stupefacenti, qualunque esse siano. Non abbiamo nulla di personale contro Vasco Rossi: e' un discorso, una presa di posizione politica, che vale per chiunque volesse utilizzare il mezzo televisivo per propagandare l'innocuita' e la liceita' del consumo di sostanze stupefacenti quali hashish e marijuana, come Vasco e molti altri suoi colleghi fecero nel famigerato manifesto contro la legge Fini".

Nota: Per chi si fosse perso le "puntate precedenti" di quello che lo stesso Vasco Rossi chiamo' un "tormentone fuori di testa", il senatore Bonatesta e altri politici, soprattutto di An, saltano sulla sedia ogni volta che in Tv c'e' la possibilita' di far passare qualche messaggio antiproibizionista. Le parole che vengono usate di solito sono "la Rai non dia visibilita' a queste persone". In altri contesti, un comportamento del genere si chiamerebbe con parole come "censura" o "limitazione della liberta' di espressione". Il discorso si andrebbe ad allargare a tematiche che riguardano poco questo notiziario: censure un po' ovunque negli ultimi anni (persino ai comici), e giornalisti televisivi, anche loro pagati da tutti, che allegramente, senza quasi contraddittorio, e senza senso del ridicolo, parlano di "civilta' superiori" e di guerre di religione. In un altro Paese, e in un altro periodo, l'appello di Bonatesta sarebbe stato considerato per quello che e', una richiesta di censura, e con motivazioni assurde. In questo periodo, in Italia, abbiamo come la triste sensazione che appelli del genere vengano puntualmente accolti. In altri contesti, per le richieste di censura si organizzano manifestazioni e "girotondi". Probabilmente, l'argomento "brucia" in tutti i settori politici.
 
 
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