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Usa. Il reverendo indica le alternative alla fallimentare "war on drugs"
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Articolo di Vincenzo Donvito
29 luglio 2002 15:30
 
Il reverendo Mike Young, pastore della First Unitarian Church di Honolulu (Hawaii), ha pubblicato un intervento sull'"Honolulu Star Bulletin" dello scorso 27 luglio, che qui riassumiamo.

Ogni voce contro la "war on drugs" e' percepita come a favore dell'uso di droghe. Ma molti dei problemi relativi all'uso di droghe, sono una conseguenza delle politiche sulla droga. Persone rispettabili come giudici, governatori e uomini di legge, cosi' come gli elettori di molti Stati, sono gia' arrivati a questa conclusione.
Due anni fa la Unitarian Universalist ha avviato uno studio sulle politiche della droga. Cosa hanno prodotto decadi di divieti, numerose condanne alla galera, situazioni militarizzate, programmi di eradicazione nei Paesi del Terzo Mondo e massicci programmi di demonizzazione? Che l'uso della droga e' continuato. Che le occasioni per cominciare a consumare droghe si sono moltiplicate. Enormi quantita' di denaro sono state investite in questa guerra, distraendole da altri usi sociali. Abbiamo una larga percentuale della nostra popolazione che e' in galera in diverse parti del Pianeta. Abbiamo speso miliardi di Usd in quella che viene chiamata "war on drugs". E l'uso e l'abuso della droga e' continuato indisturbatamente.
Nello scorso mese di giugno un rapporto della Unitarian Universalist, "The Statement of Conscience", e' stato approvato dall'assemblea generale che si e' tenuta in Canada. In esso si sottolinea il fallimento dell'attuale politica sulla droga e se ne richiede un drastico cambiamento. Le alternative alla cosiddetta "war on drugs" si basano su tre principi:

1) L'abuso di droghe e' un problema sanitario che riguarda tutta la comunita'. Averlo affrontato come un problema che chiedeva leggi piu' severe, non ha aiutato a risolvere il problema. Noi raccomandiamo dei trattamenti volontari senza che il consumo delle droghe sia considerato un fatto criminale.

2) Far uscire il denaro dal business. Seguire politiche che portino i prezzi della droga verso il basso. Questo e' l'unico sistema per seriamente intaccare il commercio della droga. Deve essere semplice ed economico procurarsi il prodotto: cosi' gli spacciatori saranno fuori dal business. Bisognera' anche supplire con luoghi istituzionali dove acquistare le droghe, cosi' come oggi succede in diversi Stati per la vendita dei superalcolici. Questo e' il piu' importante obiettivo di una seria politica sulla droga: i profitti della malavita. Quello che oggi e' sostanzialmente il risultato del proibizionismo.

3) Lasciare l'ideologia fuori della politica sulla droga.

Chi si oppone a questa alternativa sostiene "che si darebbe un cattivo messaggio ai bambini". Ma i numeri ci dicono che fino ad oggi il messaggio ricevuto non e' stato quello che i "guerrieri della droga" credevano di aver loro inviato. E' tempo di porre fine alla farsa di fare sempre di piu' cose che non servono. Questo e' veramente un messaggio che non vogliamo che giunga ai nostri bambini.
 
 
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