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Usa/Mondo. E' il momento buono come quello che segno' la fine del proibizionismo sull'alcool?
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Articolo di Vincenzo Donvito
29 maggio 2002 18:59
 
Il ministro Usa della Giustizia, John Ashcroft, e il direttore del Federal Bureau Investigation (al secolo Fbi), Robert Mueller hanno elaborato un progetto per una delle piu' ampie ristrutturazioni che la stessa Fbi abbia subito nella sua storia. Si tratta del rafforzamento dell'Intelligence e il passaggio di centinaia di agenti dalla lotta alla droga e alla criminalita' a quella contro il terrorismo.
Secondo le anticipazioni, 480 agenti verranno spostati dall'anticrimine al controterrorismo, raddoppiando gli organici di chi si occupa della lotta al terrorismo internazionale. Piu' di 2.600 agenti (quasi un quarto degli 11.500 di cui dispone la Fbi) saranno a tempo pieno impegnati in questo senso, con l'aggiunta di 900 persone esperte in lingue, computer e tecnologie varie che verranno assunte ex-novo.
Abbiamo capito bene: SPOSTARE DALL'ANTIDROGA ALL'ANTITERRORISMO. Salvo ripensamenti dell'ultimo momento, ci par di capire che la locale "war on drugs", a cui i mezzi e le persone sono stati proporzionalmente abbondanti rispetto ai suoi inesistenti risultati, viene messa in un piano molto secondario. Non sarebbe piu' l'emergenza nazionale tra le piu' importanti e, probabilmente, la si lascera' alla routine quotidiana delle polizie statali e locali, che "vivacchieranno" arrestando questo o quell'altro spacciatore e studente e, ogni tanto, facendo finire nelle loro reti piene di buchi qualche trafficante di medio-basso livello.
Dov'e' finita la droga che mina alla base la gioventu'? Dove sono finite le sgradevoli e faraoniche pubblicita' del Superbowl? Ok! Ci sono altre priorita', che minano maggiormente la sicurezza del Paese. E non e' escluso che questo potra' significare anche un parziale abbandono di quella politica Usa -messa in opera attraverso la Dea, l'agenzia antidroga- che a livello internazionale e' sempre stata affiancata -in piu' o meno aperta concorrenza- a quella dei vari uffici Onu in materia (primo fra tutti l'Undcp).
C'e' da aspettarsi salti di qualita' ovunque. Verso le varie Al Qaeda, come verso i narcoterroristi colombiani di ogni risma; verso l'Eta spagnola come verso l'Ira nordirlandese (per circoscriverci alla "nostra" Europa).
Ma cosa succedera' alla produzione e ai traffici di droghe illegali? Tutto nelle mani dell'Undcp di Antonio Costa o delle politiche nazionali del Myanmar quanto dell'Italia del nuovo proibizionismo? O negli accordi dell'Asean (su cui alcuno ci scommetterebbe un euro), quanto dei litigiosi Stati dell'Australia? O l'Organizzazione per l'Unita' dell'Africa (Oau) che trova (non sappiamo come) un vigore tale che blocca i bastimenti che partono da ogni parte del suo Continente verso il mondo ricco? O il Brasile che si alza una mattina e si ritrova con forze di polizia oneste che distruggono tutte le droghe che sequestrano? Potrei continuare in questo elenco di disfatte e disperazioni, di distruzioni civili e umane, ma non ne verrei mai a capo. Tutto un sistema, quello della "war on drugs" (locale o internazionale poco importa in questo caso) che si e' edificato su un assioma mantenuto in vita dall'Amministrazione Usa: il male va distrutto, dentro e fuori di ognuno, e per questo "via a oceani di dollari e di persone".
E ora?
Senza questi oceani?
Tutto viene lasciato a se stesso, incapace di coordinarsi (qualcuno crede alla funzione dell'Onu in materia?). In un impazzimento dove, per esempio, le spinte legalizzatrici di alcuni presidenti dell'America Latina, non saranno piu' placate dai dollari Usa e dalla necessaria e vitale alleanza con il ricco zio d'America. Allo stesso modo saranno senza freni inibitori anche le spinte piu' forcaiole, non tanto all'esterno degli Usa (dove questi ultimi non hanno mai detto nulla -figuriamoci- sulle condanne a morte anche per il solo possesso di pochi grammi di una sostanza proibita), ma al suo interno: dove -anche qui con le dovute eccezioni- non c'e' governatore che non decanti il suo decalogo antidroga per invogliarsi un elettorato sempre piu' incredulo -invece- su certi metodi e soprattutto sui suoi risultati.
Dove voglio arrivare?
Che questo e' il momento buono perche' le spinte legalizzatrici all'interno degli Usa si diano una mossa. Levare il problema all'Amministrazione federale -almeno in termini di ordine pubblico- e' un favore che la farebbe rinsavire cosi' come quando fu levato il proibizionismo sull'alcool. Cosi' come e' il momento che la stessa mossa se la diano tutti gli altri, in qualunque parte del mondo, per spingere perche' questo accada, soprattutto negli Usa, anche soltanto facendolo avvicinare agli esperimenti europei e al pragmatismo britannico.
 
 
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