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Usa. Libera Theresa Wilson, "simbolo" contro il Mandatory Minimum
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Articolo di Alessandro Garzi
2 maggio 2002 18:02
 
E' stata rilasciata dal carcere Theresa Wilson, gia' condannata all'ergastolo in Alabama con l'accusa di essere una trafficante di sostanze stupefacenti.
In realta' Theresa, sommersa dai debiti, aveva ottenuto una dose di morfina su prescrizione (circa 100 grammi) da parte di un vicino malato di cancro e stava cercando di venderla per raccimolare del denaro. Sfortunatamente per lei, la vendita fu fatta ad un poliziotto in incognito, che le costo' l'accusa di essere una spacciatrice, e, in base alle severissime leggi dell'Alabama in materia, venne equiparata ad un grosso trafficante e condannata a una sentenza "mandatoria" di carcere a vita.
Questo aveva fatto di Theresa un simbolo contro il "mandatory minimum", in quanto questo tipo di legge toglie qualsiasi discrezionalita' al giudice, ed impone una sentenza fissa per quel tipo di reato. Fu istituita, su larga scala, nella seconda meta' degli anni '80, in piena "emergenza crack", in quanto "molti giudici pensavano che la droga non faceva male e non condannavano i tossicodipendenti a pene abbastanza elevate", secondo i politici di allora. Questo tipo di sentenze e' inoltre la causa maggiore dell'aumento vertiginoso della popolazione carceraria negli Usa negli ultimi 20 anni.
L'esempio di Theresa Wilson era piuttosto lampante: non poteva essere una spacciatrice professionista, in quanto stava vendendo per 150 dollari cio' che aveva un valore "di strada" di almeno 10.000! Lo stesso giudice che la condanno', apparve "piuttosto scosso", secondo i cronisti, e disse di "non avere scelta" nel condannarla all'ergastolo.
Nel panorama politico americano sono sempre piu' numerosi (anche da parte repubblicana, storicamente piu' "dura" contro il crimine) i tentativi di cambiare queste leggi, anche per arginare il fenomeno dell'aumento dei detenuti, con tutti i costi che ne conseguono, anche perche' spesso si tratta, come in questo caso, di crimini che gli americani definiscono "nonviolenti", e non estremamente pericolosi da meritare una condanna all'ergastolo.
Monica Pratt, dell'associazione Families Against Mandatory Minimums, mette inoltre in risalto un punto piuttosto assurdo di questo tipo di leggi: l'unico modo per ridurre la propria pena e' "collaborare" con la polizia. E questo avvantaggia esclusivamente i veri grossi trafficanti. In un caso come quello di Theresa Wilson, quali informazioni "importanti" e tali da ridurne la pena, potevano essere date alla polizia?
 
 
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