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Uruguay. Riduzione del danno, scelta prioritaria del Governo
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Articolo di Donatella Poretti
21 luglio 2002 20:49
 
Dopo progetti pilota portati avanti in collaborazione con Ong, come l'Ides (Istituto di Studi Sociali), la politica di riduzione del danno in materia di tossicodipendenze rientrera' tra le scelte prioritarie del Governo uruguayano.
E' bene ricordare che questo, in generale, non costituisce niente di "scandaloso" per questo Paese, perche' il suo presidente della Repubblica, Jorge Battle, si e' piu' volte dichiarato favorevole alla legalizzazione delle droghe.
Il quotidiano El Pais nella sua edizione domenicale pubblica uno speciale molto approfondito sul consumo delle droghe iniettabili, soprattutto cocaina. Dal 1983 al marzo 2002, il 27,9% delle persone affette da Aids in Uruguay, ha contratto il virus attraverso il sangue, e la maggior parte di loro era (o e') consumatrice di droghe iniettabili. La causa e' lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti. Altrettanto preoccupante e' la cifra che il 40% dei bambini che sono nati con il virus dell'Hiv, aveva almeno un genitore consumatore di questo tipo di droghe.
Il quotidiano uruguayano ospita l'intervento del dr. Leonardo Costa, presidente della Giunta Nazionale sulle Droghe, dal titolo "Una strategia complementare per modificare le abitudini dei consumatori".

"Il principale proposito della politica sulle droghe della Giunta Nazionale e' la riduzione della domanda di droghe, in modo che ogni giorno esistano sempre meno consumatori e siano sempre meno coloro che si avviano al consumo. Per questo i programmi di prevenzione dell'uso indebito di droghe, nonche' programmi di assistenza e riabilitazione dei consumatori, risultano essere la giusta direzione.
Al tempo stesso, e complementare alla riduzione della domanda, c'e' la riduzione dell'offerta degli stupefacenti nel mercato locale, che e' l'altro pilastro su cui si basa la politica uruguayana dagli anni 80 ad oggi. Quest'ultima strategia ha come obbiettivo quello di ridurre drasticamente la quantita' di droga illegale che si commercializza in violazione delle leggi nazionali.
La riduzione dei danni e dei rischi si presenta come una strategia complementare che cerca di modificare le modalita' del consumo, in modo che questo risulti meno pericoloso per quelle persone che, per diversi motivi, non possono partecipare a trattamenti incentrati sull'astinenza dalle droghe.
Con questi progetti si possono raggiungere gruppi specifici della popolazione nei quali il sistema sanitario non e' riuscito ad incidere adeguatamente. Comunque ci si puo' rivolgere a tutta la popolazione in generale.
La Giunta Nazionale delle Droghe insieme al ministero della Salute Pubblica ha deciso di dare impulso ad azioni specifiche in materia, con i seguenti obbiettivi:
1) contattare e coinvolgere i consumatori problematici di droghe nella rete socio-sanitaria;
2) diminuire i rischi fisici, legali, ect..;
3) migliorare la qualita' della vita del consumatore;
4) adattare l'offerta assistenziale alle necessita' e alle diversita' della domanda.
I programmi di riduzione dei rischi e dei danni sono un insieme di strategie che si sviluppano nell'ambito sociale e sanitario, destinati a rendere minimi gli effetti negativi legati al consumo di droghe.
Statisticamente solo piccole percentuali del totale dei consumatori possono, o vogliono, entrare nei programmi di astinenza. La riduzione dei rischi e dei danni non ha come obbiettivo prioritario quello di far raggiungere l'astinenza ai tossicodipendenti, per cui si trasforma in una politica sanitaria e sociale complementare, raggiungendo gruppi sociali a rischio con un'altra modalita' di contatto. (.)
Lavorare nella riduzione dei rischi e dei danni, permette di educare i consumatori problematici di droghe facendoli rientrare all'interno della rete assistenziale della sanita', migliorando cosi' la loro qualita' di vita.
E' stato provato, dopo numerosi studi, che questi programmi aumentano (e consolidano) nei consumatori di droghe, strategie di prevenzione per la trasmissione di malattie per via endovenosa.
Si e' d'altro canto constatato che l'uso del preservativo si sta avvicinando, anche se molto lentamente, a diventare una abitudine per la prevenzione.
Inoltre si e' visto che questi programmi permettono di raggiungere un elevato livello di utilizzo dei servizi assistenziali basilari, e facilitano l'accesso ad altre risorse socio sanitarie. Con tutto questo si diminuiscono i comportamento a rischio."
 
 
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