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Triangolo D'oro. Guerra alla droga: un'azione umanitaria?
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Articolo di Benedetta Marziali
29 gennaio 2002 22:27
 
L'intera comunita' internazionale e' chiamata in causa. La lotta alla droga e' un'atto umanitario al quale tutti i Governi -occidentali ed orientali- devono partecipare: ad affermarlo e' Jean-Luc Lemahieu -rappresentante a Rangoon dell'Undcp.
L'appello chiama ad "un'azione legalmente piu' energica e severa" -secondo quanto dichiarato da Lemahieu- che ricorda il record nero del Myanmar nella produzione di oppio e quello thailandese come area di maggior consumo di tutto il Sud-est asiatico. "Produzione e abuso di droga sono problemi interrelati, dobbiamo stroncare entrambi: domanda e offerta", cosi' Myanmar e Thailandia si uniscono sotto l'ombra matrigna della multiforme Antidroga delle Nazioni Unite. Risultati incoraggianti sono stati presentati dall'uomo dell'Onu sulla scorta di un una nuova pubblicazione, l'Opium Reduction in Thailand 1970-2000: a Thirty Year Journey: un continuo trend discensionale sarebbe in atto dal 1996, quando il picco produttivo segno' 1.760 (865 nel 2001 - 1.085 nel 2000).
Attualmente l'Undcp copre soltanto una parte delle regioni calde con un'assistenza quinquennale del valore di 12 mln Usd, ma "se vogliamo un drastico impatto sulla situazione [dell'oppio] abbiamo bisogno di triplicare o quadruplicare i fondi destinati alla regione di Wa e all'area di Gogang". L'opinione e' di chi ha tutto da guadagnare: qualunque possa essere il risultato costituirebbe comunque una vittoria, considerando l'impossibilita' di computare esattamente l'entita' di produzioni e traffici ai quali si aggiunge il sommerso degli affari illeciti drug related. L'esperienza della Thailandia e' esemplare di un lento ma duraturo successo "ottenuto dopo trenta anni di sforzi", secondo quanto raccontato dal libello. L'Undcp invita tutti al grande gioco: indovinare sotto quale carte si celi la produzione di oppio da record e' compito dei partecipanti al ludo, la cui regola principale, impone che il frenetico turbinio di produzioni, traffici e denari sia iterato senza soluzione.
Come rispondere alla candida principessa Ubolratana, testimonial d'eccezione dell'ennesima campagna antidroga, nella sua -a dir poco eccentrica- affermazione "le droghe illegali sono diventate un serio problema in Thailandia": dove ha passato la principessa i tempi della gloriosa guerra all'oppio? Ieri Ubolratana ha presieduto il meeting del Committee for Drug Suppression and Prevention Campaign tenutosi al locale ministero della Sanita', una campagna le cui referenze risiedono proprio nel titolo del comitato, la cui soppressione precede -di gran lunga- la prevenzione; preoccupanti gli intenti riabilitativi ed educativi, alla luce dei recenti avvenimenti .
Lo sponsor pare elargire senza sosta, incurante dell'umanita' -o disumanita'- che soprassiede alla distribuzione di fondi: risale infatti ad oggi l'incontro tra il ministro degli Esteri del Myanmar -Surakiat Sathirathai- con la sua controparte britannica, Jack Strow incaricato di dissipare le voci in quel d'Occidente che narrano d'inappropriate condizioni di permanenza dei rifugiati provenienti dal Laos, dalla Cambogia e dal Myanmar, voci che potrebbero trovare eco in una mozione-critica del Consiglio Europeo, ma alle quali le autorita' thailandesi hanno gia' risposto, negando ogni tipo di accusa e rifiutando di considerare il caso. Un atteggiamento la cui fierezza e' testimone di certezze inquietanti.
 
 
 
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