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Le statistiche sui vizi legali: tabacco e alcool. E quelle per i vizi illegali come cannabis?
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Articolo di François-Marie Arouet
5 maggio 2022 13:53
 
 Fotografia Istat 2021 su fumo, obesità, alcool e sedentarietà: tra queste oltre 9 milioni, 19% (over 14) di fumatori di tabacco; oltre il 66% (over 11) che ha bevuto alcool nell’anno.
Colpisce il 66% dell’alcool, mentre conforta il 19% del tabacco (55,7% non l’ha mai consumato e il 24% vi ha rinunciato). Evidentemente per il tabacco le campagne pubblicitarie e i cartelli di divieto hanno avuto successo, successo che non si registra per l’alcool, con blande campagne pubblicitarie e praticamente zero cartelli di divieti. Situazione influenzata dal fatto che la produzione nazionale di tabacco è scarsa, al contrario di quella di alcolici (soprattutto vino: più della metà del 66% beve vino e birra e poco più del 45% superalcolici), con conseguenza che le corporazioni delle filiere produttive e commerciali riescono poco o tanto a condizionare legislatore e promuovere in vario modo i propri prodotti.
Insomma, siccome la nostra salute dipende anche dalla quantità di prodotti potenzialmente nocivi che ingeriamo (e tabacco e alcool lo sono), il nostro Stato si impegna per la salute… ma fino ad un certo punto, sì da non dispiacere chi ha a che fare con questi prodotti.

Grande assente di queste statistiche è la cannabis
Prodotto ufficialmente illegale per consumi ricreativi ma che le stime che circolano (legate al fenomeno criminale e sanitario più che al consumo di per sé) indicano in svariati milioni i consumatori. Che a differenza di chi consuma i legali tabacco e alcool, ha a disposizione mercato nero, passaparola e sentito dire. Consumatori che, a differenza di quelli dei legali, sembra abbiano molto poco bisogno di strutture sanitarie per supplire a problemi da consumi abituai ed eccessivi. Ovviamente, chi consuma un prodotto illegale è tendenzialmente poco propenso, nel caso, a rivolgersi a strutture sanitarie pubbliche, ma fino ad una certa criticità, oltre la quale vi si rivolge, e non ci sembra che queste strutture registrino chissà quali presenze per problemi di cannabis rispetto a quelle per problemi di tabacco e alcool.
Osservazioni generiche, queste. Ma non potrebbero essere altrimenti quando si parla di sostanze illegali.

La domanda è la seguente: considerato che ai consumatori medi (e alla natura umana) piace eccitarsi (i dati di tabacco e alcool non sono bassi), vale la pena mantenere illegale un prodotto di largo consumo come la cannabis? A chi giova oltre che alla delinquenza grande e piccola che gestisce i mercati illegali e a quei quattro fanatici di politici che credono di prendere voti con la stigma di questa erba?

 
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