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Il Punto sul Plan Colombia
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Articolo di Donatella Poretti
28 maggio 2004 18:27
 
Gli statunitensi ci penseranno due volte prima di prolungare e ampliare il Plan Colombia, che si conclude nel 2005, per paura di trovarsi coinvolti in un conflitto armato vista la gia' complicata situazione in Iraq. Questa e' la valutazione che danno esperti delle politiche antidroghe ed esponenti di organizzazioni umanitarie riuniti a Parigi nella sede dell'Unesco per parlare delle conseguenze delle politiche nella regione andina e per presentare delle soluzioni alternative.
"Il Plan Colombia si e' trasformato in una battaglia contro i gruppi armati illegali e non contro la droga. Gli Stati Uniti hanno paura di entrare in un altro conflitto interno in un momento in cui la situazione in Iraq esplode da tutte le parti", dice Kimberley Stanton, responsabile per il Washington Office on Latin America (WOLA). "La Colombia non e' una priorita' per gli Stati Uniti, ma se John Kerry vince le elezioni di novembre dara' a questo Plan un obbiettivo economico e sociale, cioe' promuovera' uno sviluppo integrale, un qualcosa che Bush non sta facendo".
Se il Plan Colombia e' costato agli Usa 3.200 milioni di dollari dal 2000, il bilancio ufficiale e' positivo. La Cia sottolinea infatti come la superficie coltivata a coca nel Paese si sia ridotta del 21%, ma per ottenere questo risultato le fumigazioni sono state massicce, ben 126.000 ettari sono stati irrorati di glifosato, il potente erbicida utilizzato per distruggere le piantagioni di foglia di coca.

"Ma fumigare non e' la stessa cosa che eradicare e neppure e' uguale a ridurre l'offerta di droga nel mercato", ricorda Francisco Thoumi, professore nell'Universita' della Florida e direttore dell'Osservatorio su narcotraffico e crimine di Bogota'. Il narcotraffico attualmente si e' trasformato in "una forma di espressione di conflitti non risolti" e per questo la situazione e' ancora piu' complessa rispetto a 25 anni fa. "La droga non e' il problema, ce ne sono molti precedenti ancora aperti, conflitti strutturali. Per esempio, nella regione andina, la coca ha dato per la prima volta ad un gruppo di campesinos esclusi un grosso potere e un leader cocalero come Evo Morales potrebbe arrivare a divenire presidente".

Alain Labrousse, ricercatore ed ex direttore dell'Osservatorio Geopolitico sulle Droghe, ha messo in evidenza l'integrazione dell'industria della droga nelle finanze dei Paesi coinvolti, dove e' il denaro del narcotraffico che "fa girare" l'economia. "Le coltivazioni si sparpagliano in Peru' e in Bolivia, dove si diversifica la produzione con l'ingresso dell'eroina e si realizzano dei cambiamenti tecnologici che fanno si' che la stessa superficie di coca produca oggi il doppio rispetto a 25 anni prima".
Insomma, la lotta antidroga portata avanti nella regione andina non ha ridotto nella pratica "la disponibilita', il prezzo o la purezza" delle sostanze nel mercato, e questa e' una evidente prova del suo fallimento.
Anni dopo il suo avvio, il Plan Colombia, creatura di Bill Clinton e Andres Pastrana -all'epoca i rispettivi presidenti di Usa e Colombia, politicamente diversi dai loro successori e attuali presidenti- si e' ridotto ad un "tentacolo" in piu' della guerra internazionale contro il terrorismo. "Non so se con un presidente democratico sarebbe avvenuta la stessa cosa, ma e' certo che Uribe ha assunto il linguaggio da guerra antiterrorista molto simile a quello di Bush e ha bisogno del Plan Colombia", ha spiegato Labrousse ricordando che e' praticamente impossibile che oggi Bogota' riesca da sola a farsi carico degli enormi costi del funzionamento del Plan Colombia.
 
 
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