In una lunga intervista, il quotidiano peruviano La Republica cerca di fare il punto sulla guerra alla coca con lo zar antidroga, Nils Ericsson Correa, spiegando i limiti e gli obbiettivi del progetto di autoeradicazione delle coltivazioni di foglia di coca e di sviluppo alternativo.
Ericsson spiega subito che "il plan nasce dal mandato della legge peruviana e dai convegni internazionali che obbligano a distruggere le coltivazioni di coca destinate alla produzione di cocaina. Diamo ai cocaleros la scelta di eradicare le proprie coltivazioni e in cambio gli assicuriamo coltivazioni compensatorie, inoltre li appoggiamo nella creazione di progetti a favore delle loro stesse comunita'". Ed e' proprio in questo scambio che Ericsson vede la differenza rispetto ai precedenti Governi e ai precedenti piani antidroga, ovvero non offrivano alternative, o comunque i progetti di sviluppo alternativo rimanevano solo sulla carta perche' irrealizzabili. "Nel 2001, secondo le immagini satellitari, avevamo 34 mila ettari (coltivati a coca). In un paio di anni abbiamo eradicato 9 mila ettari. In teoria -prosegue Ericsson- ci mancherebbero da eradicare 22 mila ettari, che sono quelli che il presidente Alejandro Toledo si e' impegnato a far sparire. Possiamo dire che al mercato locale bastano 12 mila ettari per uso tradizionale e per l'esportazione di foglia di coca. Si esportano 9 tonnellate all'anno". Negli anni passati diversi coltivatori di coca avevano lasciato quest'attivita', poi una volta che si erano ritrovati senza nulla in molti vi sono ritornati, e su questo Ericsson risponde che "da una parte c'e' la poverta' e la mancanza di risorse economiche, e dall'altra, una questione di etica e di valori. Vendere coca sapendo che sara' usata in un pozzo di macerazione (procedura per ottenere cocaina) e' essere complice del narcotraffico. C'e' da dire le cose chiaramente. Chi e' che vuole appoggiare la coca illegale e il narcotraffico? Siamo per lo sviluppo legale decente, pulito, oppure siamo per la strada della corruzione?"