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Peru'. Intervista al leader dei cocaleros Nelson Palomino, in carcere
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
4 marzo 2003 20:15
 
Rosario Mayorga per il quotidiano peruviano "La Republica" intervista direttamente nel carcere di Yanamilla, il leader dei cocaleros Nelson Palomino, arrestato lo scorso 22 febbraio con le accuse di "apologia del terrorismo" e di "incitamento alla violenza", dopo che attraverso una radio aveva invitato campesinos e cocaleros a scendere in strada e a realizzare blocchi stradali contro la politica del Governo di Alejandro Toledo di eradicazione delle coltivazioni di droghe, e anche contro le Ong che promuovono le coltivazioni alternative.
"Nelson Palomino: l'Ong Care Peru' e' responsabile della mia detenzione", questo e' titolo scelto per l'articolo.

Il ministero dell'Interno l'ha presentata come un militante di "Patria Roja" (Pr, il Partito Comunista, ndr) e ha aggiunto che Lei non e' ne' un cocalero ne' un agricoltore, e che neppure possiede un podere
Io non ho mai fatto parte di "Patria Roja". Io sono una vittima del terrorismo, che ha ucciso mio fratello, mio zio e altri miei familiari, questo mi ha spinto a far parte della pacificazione. Io sono nato nei campi. Ho dei possedimenti come mio padre, ho avuto dei crediti dal Banco Agrario e non coltivo solo coca, ma anche altri prodotti.

E' stato accusato di aver minacciato di morte dei dirigenti della Valle Apurimac, di riscuotere denaro e di sequestrare un giornalista
Io sono un democratico e sono nella lotta per arrivare alla pacificazione. Nego il sequestro. Non e' giusto quello che mi viene contestato.

Chi accusa della sua detenzione?
L'Ong "Care Peru'" e i suoi membri.

E' vero che ha realizzato atti di apologia del terrorismo insieme a membri del movimento Ollanta Humala?
In nessun momento ho fatto apologia del terrorismo, perche' io amo la mia patria, il mio Paese e i suoi simboli, dobbiamo rendere onore ai nostri eroi Mariscal Caceres, Francisco Bolognesi.

E' stato anche detto che porta avanti un discorso ambiguo, doppio, cosi' che mentre assicura che la sua lotta e' pacifica, il suo vero movente e' quello di ottenere la legalizzazione delle coltivazioni di foglia di coca, contro le eradicazioni
Questo non e' vero. Il Peru' ha bisogno di sapere la quantita' esatta di foglia di coca che viene prodotta nel Paese, grazie a questa informazione potremmo stabilire in maniera concertata cosa fare con la cifra in eccesso. La coca, come pianta, non deve essere demonizzata, dobbiamo arrivare ad un compromesso con cui portare avanti una lotta frontale contro il narcotraffico in maniera concertata e identificando i cocaleros attraverso un "censimento cocalero".

Qual'e' il motivo della sua detenzione?
E' politico, che cerca di ostacolare l'organizzazione cocalera, ma non ci riusciranno, perche' ci sono altri dirigenti con enormi capacita' di leadership. Sappiamo che si tratta di un complotto, visto che noi ci siamo messi contro un mostro, un enorme potere economico rappresentato da "Care Peru'".

Quale dovrebbe essere il modo di agire del Governo per risolvere il problema dei cocaleros?
Iniziare il dialogo. I cocaleros si sono sempre dimostrati favorevoli al dialogo e abbiamo suggerito questo metodo per arrivare ad elaborare un piano generale destinato a migliorare la situazione di migliaia di famiglie che si dedicano alla semina di queste coltivazioni. Inoltre, la concertazione, e che il denaro dei Paesi cooperanti sia ben indirizzato e porti a risultati.

Crede che dietro alla lotta cocalera ci sia il narcotraffico e Sendero Luminoso?
No, perche' sappiamo chi siamo.

Cos'e' che vogliono i cocaleros?
Vogliamo che si attuino i diversi trattati e non vogliamo essere ingannati dalle Ong, vogliamo che si indaghi sull'uso dei fondi destinati alla lotta antinarcotici.

Con la detenzione sono stati violati i suoi diritti?
Certo, perche' la mia detenzione e' arbitraria. Tuttavia spero che il Potere Giudiziario agisca con trasparenza e sia giusto.
 
 
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