Il generale Rosso José Serrano e' ancora a Washington, oramai da una settimana, per proseguire il suo lavoro di lobbyng a favore della sua candidatura a capo dell'agenzia antidroga del Palazzo di Vetro, l'Undcp. Apparentemente la carica e' gia' sua, sta aspettando solo che entro una o due settimane il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, la ufficializzi.
Nel gioco della diplomazia che, ufficialmente, sta andando avanti dal momento delle dimissioni di Pino Arlacchi, formalizzate nel dicembre dello scorso anno, ma che gia' conosceva anticipazioni e nomi che venivano fatti circolare in una lista, da cui dovra' uscire il nome vero dello zar antidroga mondiale, darsi gia' per titolare di un incarico, non ancora formalizzato, ha il suo peso e il suo significato. Cosi' come hanno significato le dichiarazioni che si rilasciano in questi frangenti.
In una intervista rilasciata all'Associated Press di Washington, Serrano fa un'autocritica sul suo operato di capo della Polizia colombiana negli anni 90: non avere investigato sugli affari e le incursioni degli afghani nel traffico della droga in Colombia. A meta' degli anni 90 erano apparsi i primi afghani e avevano portato il papavero da oppio in una regione che conosceva solo la foglia di coca e che oggi e' il secondo, o terzo (a secondo delle stime), produttore di eroina del mondo. "Non approfondimmo il tema perche' erano tanti i problemi che avevamo in Colombia, e decidemmo, che era piu' importante iniziare a lavorare, sul fronte del papavero da oppio, con le fumigazioni", ma la presenza di pachistani e afghani, che "erano i fondatori del commercio dell'oppio" nel narcotraffico internazionale, era molto occasionale. "Io ho analizzato a fondo la questione dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre". Serrano si chiede se a far arrivare l'oppio attraverso gli afghani siano stati i narcotrafficanti o i guerriglieri (come se oramai ci fosse piu' differenza), e si dice pentito di non aver indagato, e quindi di non sapere se quegli afghani facevano parte della rete terrorista di al-Quaeda di Osama bin Laden.
Il generale Serrano conferma, con le sue dichiarazioni, che la lotta al terrorismo capeggiata dalla Casa Bianca trova un'alleata naturale nella lotta alla droga, e gli ultimi avvenimenti in Colombia non escono da questo circolo vizioso. I gruppi di guerriglieri e di paramilitari colombiani sono nella lista nera dei gruppi terroristi stilata dagli Usa. Le Eln (Esercito di Liberazione Nazionale, guevaristi) e le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, marxisti) ne facevano gia' parte da tempo, mentre per uno strano caso del destino i paramilitari di destra delle Auc (Autodifese Unite della Colombia) sono entrate nella lista dei terroristi esattamente il 10 settembre 2001.
Quando mercoledi' passato Andres Pastrana ha dichiarato rotto il processo di pace con le Farc, ha puntato molto sull'accusa di narcotraffico ai guerriglieri. Il presidente colombiano nell'intervento radiotelevisivo ha accusato i guerriglieri di avere fatto la scelta del terrorismo e del narcotraffico, automaticamente escludente ogni possibilita' di dialogo politico. L'invio dei militari nella zona di distensione, affidata alle Farc dall'ottobre del 1998, e' stato il passo successivo. Gli avvenimenti hanno visto come fatidica goccia per far traboccare un vaso, ormai gia' da tempo pieno, il sequestro di un senatore, il liberale Jorge Eduardo Gechem. Era gia' piu' di un mese che stava andando avanti una discussione pubblica sulla possibilita' di utilizzare gli aiuti antidroga Usa, principalmente militari, del Plan Colombia contro i guerriglieri. Una sorta di manovra militare che si preparava per un'occasione che le Farc, prima o poi, avrebbero fatto esplodere.
E se da Washington il generale Serrano, che conta sull'appoggio di deputati repubblicani, della Dea statunitense, della Colombia di Andres Pastrana, trova il modo per far passare un messaggio dove guerriglieri e narcotrafficanti colombiani avevano dei legami con gli afgani, forse della rete di bin Laden, sembra ancora di piu' volere riunire sulla sua figura la lotta alla droga e la lotta al terrorismo portata avanti dal presidente americano Bush, come un'unica lotta anche per l'agenzia dell'Onu. E se Serrano e' troppo poco "politico" e "diplomatico" e troppo "poliziotto", nella strategia a stelle strisce della lotta al narcoterrorismo non e' detto che sia un difetto, anzi.