Si potrebbero definire le candidature dei signor nessuno, rispetto allo specifico "droghe" ovviamente. Perche' ognuno dei tre candidati alla direzione dell'Undcp proposti dal Governo italiano, ha un suo spessore, ma in situazioni e circostanze diverse rispetto alla materia droghe.
Quello che sembra essersene occupato maggiormente, e' l'on. Alberto Michelini, eletto in Forza Italia, cattolico apostolico romano militante anche quando era l'esperto vaticano per il Tg della Rai prima di entrare in Parlamento: negli ambienti in cui opera, tutte le volte che si parla di droghe, lo si fa per evocare la condanna ad ogni forma di consumo con la proibizione, la comprensione verso chi e' cascato in questo consumo, e comunque l'inasprimento delle attuali leggi in senso punizionista e di divieti. Ma, per l'appunto "negli ambienti in cui opera", perche' sullo specifico non siamo riusciti a trovare niente che potesse farci capire un suo legame con l'ambiente.
L'ambasciatore Amedeo De Franchis, su cui il quotidiano "La Repubblica" pubblica oggi la notizia titolando "Antidroga, Roma vuole De Franchis", al di la' della sua autorevole posizione diplomatica in rappresentanza dell'Italia nella Nato, e di una sua presidenza dell'Isiao (centro culturale italo-pakistano), non sembra essersi occupato di droghe piu' di tanto, tranne in quegli incontri e dichiarazioni in cui, le diplomazie internazionali che si ripromettono di combattere il male, fanno gli elenchi delle brutture da sconfiggere, e i traffici di droghe, nonche' la droga, non possono mancare.
Infine Antonio Costa, con una lunga carriera diplomatica alle spalle come alto dirigente dell'Onu, e che attualmente lavora alla Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), brilla per non aver mai trattato qualcosa che avesse a che fare con la droga.
Potremmo anche sbagliarci, perche' i nostri archivi non sono quelli dei servizi segreti italiani o della Cia o del Kgb, ma quelli che si consultano con i motori di ricerca in Internet. Ma, almeno per ora, questi sono i risultati di un primo volo pindarico saltellando da un motore all'altro e da un sito all'altro.
Una situazione, pero', che ci rafforza un convincimento che in passato ci era gia' spuntato: forse qualcuno, cercando di mantenere la posizione prestigiosa della direzione dell'Undcp (che vuol anche dire vice-segretario delle Nazioni Unite), vuole nello stesso tempo far dimenticare la gestione di Pino Arlacchi (le cui colpe e responsabilita', ufficialmente, sono al vaglio di una verifica interna), e quindi si e' buttato su una sorta di "diplomatico puro"? L'on. Alberto Michelini sembrerebbe fuori posto rispetto ai tomi di carriera diplomatica degli altri due aspiranti, ma "si presenta bene", e' un faccia conosciuta rispetto agli altri due e, se il segretario dell'Onu Kofi Annan volesse fare una scelta piu' politica che non diplomatica, ha a disposizione nel deputato cattolicissimo romano di Forza Italia una buona sponda.
Questo il quadro della situazione, il cui sviluppo, sinceramente, ci interessa fino ad un certo punto, perche' comunque, se al posto di Pino Arlacchi ci vada il britannico/iraniano Hamid Ghodse, o uno di questa terna, non crediamo cambiera' granche' nella politica dell'Undcp: per storie personali, politiche e diplomatiche non sono personaggi che ci stimolano a pensare a cambiamenti, pur di una virgola, nelle scelte inutili dell'Agenzia Onu contro la droga: il cambiamento dell'attuale politica sulle droghe, non passa attraverso gli uffici del Palazzo di Vetro, ma attraverso i Parlamenti nazionali e le leggi che si riesce a fare come in Svizzera, Germania, Olanda, oltreche' California, Alaska e qualcun altro. Per quanto ci riguarda, l'attivita' di uffici come l'Undcp la seguiamo per costantemente denunciare la sua inutilita', il suo danno alla causa e all'erario.