Nell'edizione domenicale del quotidiano colombiano El Espectador vengono pubblicati una serie di articoli e interviste sulla vicenda della successione alla direzione dell'agenzia contro la droga delle Nazioni Unite, l'Undcp. El Espectador e' il giornale che ha fatto della lotta ai cartelli della droga e al narcotraffico la sua battaglia, tanto che uno dei suoi direttori, Guillermo Cano, e' stato assassinato nel 1989, e altri giornalisti hanno pagato di persona la scelta editoriale.
Il punto di partenza e' la situazione colombiana dopo il rapporto dell'International Narcotics Control Board (Incb), diffuso in settimana: il Paese rimane l'asse mondiale del traffico degli stupefacenti, nonostante il Plan Colombia. Quale ruolo possono giocare le Nazioni Unite? E se al vertice dell'Undcp ci fosse il colombiano Serrano? El Espectador intervista sia il generale Rosso José Serrano che Pino Arlacchi.
"Il Plan Colombia non ha ottenuto l'esito che avrebbe dovuto, perche' i programmi di sviluppo alternativo che dovevano esser finanziati dai Paesi europei, sono rimasti sulla carta", confessa Arlacchi: se gli aiuti militari ci sono stati e sono stati anche massicci "i programmi di sviluppo alternativo non sono stati portati a termine o si sono sviluppati solo in parte ... Si e' verificata una chiara assenza di volonta' politica da parte dell'Europa per rendere effettivi i fondi che avrebbero permesso di contrastare gli aiuti militari che gli Stati Uniti". Ad Arlacchi viene chiesto di parlare della situazione della Colombia e dei gruppi guerriglieri legati al narcotraffico. "Il rapporto (dell'Incb, ndr) sembra dimostrare che l'unione tra il narcotraffico e i gruppi guerriglieri colombiani era molto piu' forte e estesa di quello che si era immaginato. Questa alleanza non solo ha permesso che la produzione e il traffico di droghe dalla Colombia si fossero mantenuti costanti, ma ha anche causato gravi ed enormi problemi sociali e politici al Paese, come dimostrano i fatti degli ultimi giorni". L'intervista si chiude chiedendo ad Arlacchi una valutazione sulla sua successione e in particolare sulle possibilita' di successo per Serrano, e cosi' il nostro risponde: "la trattativa delle candidature per la direzione dell'Undcp si sta realizzando in maniera molto confidenziale. Il generale Serrano e' un candidato che gode di molto prestigio in Europa, per il suo lavoro e il successo nella lotta contro i cartelli della droga che porto' avanti quando era direttore della Polizia Nazionale colombiana, e inoltre ho capito che puo' contare sull'appoggio degli Stati Uniti. D'altro canto, questa e' l'unica candidatura pubblica che si conosce fino a questo momento, anche se si sa, che nell'ambiente diplomatico, e in maniera confidenziale, circolano altri nomi che non sono stati fatti pubblicamente. Sicuramente (Serrano) non sara' il solo nella disputa per l'incarico, ma e' un candidato di valore."
Ed effettivamente Arlacchi ha ragione, ufficialmente neppure l'Italia ha fatto un nome, quelli che circolano sono, piu' o meno, indiscrezioni ufficiose. Nessun atto pubblico, tipo quelli realizzati per il generale Serrano, con il presidente colombiano, Andres Pastrana, che ha diffuso alla stampa la lettera inviata a Kofi Annan per sostenere la sua candidatura, o come precedentemente avevano fatto dei congressisti statunitensi repubblicani, e il direttore della Dea. El Espectador spiega, nell'articolo che precede l'intervista con Serrano, che uno dei criteri piu' accreditati per l'assegnazione della carica e' quello del finanziamento dell'agenzia. Questo fattore farebbe finire la corsa del colombiano prima di iniziare, e favorirebbe un nome europeo, ma ...
"Per i funzionari dell'Undcp, dell'ufficio centrale di Vienna 'il fattore finanziario e' quello che rende remote le possibilita' di una scelta di Serrano'. Nonostante questo, lo stesso funzionario (rimasto anonimo, ndr) ha riconosciuto che 'questo fattore potrebbe essere annullato se la candidatura ricevesse l'appoggio ufficiale degli Stati Uniti, che in qualche forma, trasformerebbe il candidato in quello che riceverebbe il suo appoggio logistico e gli garantirebbe i fondi'. A fronte dell'unico nome apparso pubblicamente, quello dell'ex direttore della Polizia Nazionale, fonti diplomatiche assicurano che sono almeno sei i nomi che stanno circolando, quasi tutti di Paesi dell'Unione Europea. L'Italia, che aveva otto candidati, ha finalmente ridotto a un solo nome la sua lista, un 'antiguo oficial' della Nato (ndr: cosi' viene qualificato l'ambasciatore italiano presso la Nato, Amedeo De Franchis), per il quale si sta facendo un lavoro di lobby in tutta l'Europa per presentarlo come candidato unico dell'Unione per il posto". Nella sua campagna di sostegno al colombiano, El Espectador non si risparmia di far fare non proprio una bella figura al nostro Paese con la storia degli otto candidati, forse ridotti ad uno, comunque non ufficiali . a parte quel "'antiguo oficial' della Nato" con cui qualifica l'ambasciatore De Franchis. In un altro articolo il quotidiano fra l'altro preannuncia che e' solo questione di giorni, ma e' oramai certo il sostegno del Segretario di Stato Usa, Colin Powell, il che renderebbe ufficiale la posizione di Washington, che farebbe Serrano forte anche "economicamente" per la direzione dell'agenzia.
L'intervista a Serrano e' percio' tutta in questa direzione, e il generale dice che "l'ambiente del Governo degli Stati Uniti e' buono" per il suo sostegno. Ostacoli? "Penso che ci sono candidati molto forti, uno di questi e' italiano. Mi hanno detto, ci sono otto nomi e tradizionalmente questa agenzia e' stata in mano a italiani, penso che loro hanno buone possibilita'. In piu' l'Italia e' membro dei Paesi finanziatori del programma, e la Colombia no. Questo e' un motivo di forza degli italiani. Tuttavia loro conoscono il mio curriculum e il Segretario Generale (ndr. dell'Onu) prendera' la decisione piu' conveniente". Serrano parla quindi della situazione colombiana e di come dovrebbe essere affrontato il problema a livello mondiale e le parole che usa, fanno ben capire il sostegno che riceve dagli Usa: "Bisogna proporre una guerra integrale e non settoriale". Bisogna mettersi d'accordo sul problema droga: "alcuni lo trattano come un problema sanitario e altri come mafioso, non c'e' equilibrio. Bisogna chiamarlo con il suo nome: un circolo mafioso". E della legalizzazione? "Non vedo legalizzazione possibile. Vedo una guerra tra le droghe sintetiche e quelle naturali, mi sembra che quello che andremo a vedere prossimamente e' chi vincera' nel mercato. Le droghe prodotte dalle piante o quelle dai chimici. Altro fattore importante e' l'Afghanistan, temo che le coltivazioni di papavero da oppio di quella zona traslocheranno nei Paesi andini".
Uno dei punti piu' controversi tra la lotta alla droga Usa e quella Onu e' quello delle fumigazioni contro le eradicazioni, e Serrano alla domanda su quale strada privilegiare, sceglie chiaramente. "Sono per le fumigazioni accompagnate dallo sviluppo alternativo. Fumigazioni con aiuti ai contadini e fumigazioni con sviluppo alternativo. L'eradicazione manuale e' impossibile, e' un'utopia".