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Onu. Saremo invasi dalle pasticche e non sappiamo cosa fare
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Articolo di Donatella Poretti
8 maggio 2003 19:10
 
"Le droghe sintetiche possono diventare il nemico pubblico numero uno nel mondo nel campo dei narcotici se non lavoriamo insieme per limitarlo". Sono le parole del direttore dell'agenzia delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine, l'Unodccp, Antonio Maria Costa, in una conferenza stampa tenuta in Spagna lo scorso 6 maggio. L'Organizzazione delle Nazioni Unite prevede che le coltivazioni classiche di oppio e di foglia di coca, quelle del sudest asiatico o dei Paesi andini, saranno sostituite dalle mafie del narcotraffico con laboratori per la produzione di droghe sintetiche. Il tempo per questo "sviluppo alternativo" e' calcolato in dieci anni. Questa e' la principale conclusione del primo rapporto internazionale sulla produzione, il traffico e il consumo di droghe sintetiche realizzato dall'Onu. Conclusioni anticipate da Costa, mentre il rapporto sara' reso pubblico a giugno.
Laboratori che producevano quantita' molto limitate di pasticche all'anno, ora sono in grado di produrne una tonnellata. La preoccupazione dell'Onu e' doppia perche' "i Paesi non sono preparati" per affrontare questo "nuovo" fenomeno, tanto che Costa precisa come "la politica per la riduzione della domanda non e' pronta. Conosciamo la reazione dei giovani con la cocaina e l'eroina, ma non alle prese con le droghe sintetiche". Ma Costa si spinge oltre nel denunciare l'impreparazione: "non si dispone di misure terapeutiche, ne' di istituzioni specializzate per la prevenzione e il trattamento" dei dipendenti di queste sostanze. Il tutto unito ad "una progressiva accettazione sociale di queste droghe", in particolare negli ambienti delle discoteche, non agevola sicuramente. E soprattutto fara' continuare a giocare di rimessa. Unica strategia applicabile -se queste sono le premesse- sara' quella della riduzione del danno, aggiungiamo noi.

Ma Costa dice cose, se possibile, pure piu' inquietanti. Nel giro di dieci anni nel cosiddetto "triangolo d'oro" (Laos-Thailandia-Birmania) non ci sara' piu' nessuna coltivazione di oppio. Rispetto all'Afghanistan Costa ha ammesso di non avere ancora dati certi, ma se nel 2001 la produzione di oppio era stata di 4 mila tonnellate, si stima "che la raccolta non cali nel 2003". Un calo invece si sarebbe registrato -sempre secondo Costa- nel numero delle piantagioni di foglia di coca dei Paesi andini, particolarmente in Bolivia e Peru'. Per quanto riguarda la cannabis le coltivazioni sembrano mantenersi stabili in Africa.
Una prima reazione alle incredibili previsioni e numeri forniti da Costa, e' arrivato dalla portavoce del gruppo parlamentare Socialista spagnolo nella commissione mista per lo Studio sul problema delle Droghe. Carmer Romero ha lapidariamente detto che queste cifre e queste previsioni "non corrispondono con i dati" in possesso della Spagna. Di piu': "Mi sorprende che il responsabile dell'Onu parli di un calo delle coltivazioni, in particolare in alcune zone perche' non corrisponde ai dati che abbiamo in Spagna sull'incremento del traffico di queste sostanze".
Anche noi ci sentiremo di aggiungere alcune considerazioni su Peru' e Bolivia in cui le coltivazioni sono cresciute, sia di foglia di coca che di papavero da oppio, in parte per effetto delle fumigazioni in Colombia, proseguendo quello che da oltre dieci anni nei Paesi andini si chiama lo spostamento delle coltivazioni. Ma le considerazioni sulla mancanza di strumenti per combattere un fenomeno, come quello delle droghe sintetiche, definito "nuovo" a distanza di anni dalla sua comparsa, ci sembrano la dimostrazione piu' plateale dell'esperienza fallimentare delle politiche di organismi come l'Unodccp.
 
 
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