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Onu. Il confine tra lecito e illecito secondo l'Unodccp
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Articolo di Carlo Valdisalici
8 dicembre 2002 20:02
 
Lo scorso 6 dicembre ha aperto i lavori della Conferenza internazionale di Courmayeur sul "Traffico illecito" come direttore dell'ufficio delle Nazioni Unite per il controllo sulle droghe e la prevenzione del crimine (UNODCCP), il vice-segretario dell'ONU Antonio Maria Costa. Un'allocuzione la sua che, se fosse stata scritta con un po' più di passione, avremmo potuto definire amara. Costa fa presente come "nell'età dell'avidità e del cinismo i confini comportamentali tra le varie attività criminose e quelle oneste sono diventati sempre più indistinti", e come spesso i criminali hanno i colletti bianchi e così non sono facilmente individuabili. Nell'economia di mercato del capitalismo, "un cattivo sistema ma gli altri si sono dimostrati peggiori", ci sono delle aree grigie dell'attività economica, ed ancora oggi attività lecite sono costruite con la violenza e la corruzione, quest'ultima è il comune denominatore tra il crimine organizzato e quelle attività legittime ma disoneste. Il reddito generato dai traffici illeciti è considerevole, ed è stimato tra il 2 e il 3 per cento di quello globale, tra 800 mila e un milione di miliardi di dollari, ed un terzo di questo è dovuto al traffico di droga. Secondo il vicedirettore dell'ONU insieme a criminalità e terrorismo le droghe formano "L'asse del male": spesso le droghe sono scambiate direttamente con armi e alcuni dei profitti generati dal traffico di stupefacenti sono utilizzati per fare guerre, protrarre conflitti regionali e per provocare azioni terroristiche. Esperti stanno approntando una guida legislativa per promuovere la ratifica e l'adozione del Protocollo delle Nazioni Unite contro il traffico di armi.
Ma nonostante il ruolo principe nei traffici illeciti, il Direttore dell'ODCCP non parla molto delle droghe. Non si prendono nemmeno qualche epiteto come il traffico d'armi, "deplorevole", o il commercio di esseri umani, "vergognoso" e "contro la legge di Dio".
Dice Costa che il commercio è illecito quando riguarda beni e servizi illegali o quando viola le leggi nazionali ed internazionali, e deve essere la "mano visibile necessaria dello Stato" o della Comunità internazionale a "decidere quando un bene e il suo commercio sono legali o no".
Pensiamo naturalmente che le droghe rientrino nel primo caso, ma al Direttore sfuggono le sigarette che insieme alle riprovevoli armi e ai diamanti, vengono portate ad esempio di beni di per se' leciti ma il cui commercio è severamente regolamentato.
Così alla conclusione dell'introduzione di Antonio M. Costa viene naturale un interrogativo: quali beni devono essere considerati illeciti e perché? Possiamo concludere, senza forzare, che sono le leggi e gli uomini che le scrivono a decidere chi sia un criminale.
Il vice direttore dell'ONU dice: "Criminali sono uomini d'affari che usano l'intimidazione e la violenza", e poi "molti grandi crimini vengono fatti solamente per profitto". Avrebbe potuto citare il commerciante di alcolici, a quel tempo ritenuti illeciti, Al Capone quando disse: "Faccio soldi soddisfacendo una domanda del pubblico", "mi definisco un uomo d'affari".
Salutiamo le autorità della conferenza di Courmayeur come il poeta francese Antonin Artaud iniziò la lettera sulla legge del 1916 in materia di stupefacenti: "Monsieur Legislateur, (.), tu es un couillon."
 
 
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