La pubblicità del governo contro la droga dice che farsi una canna è pericoloso, ché poi ti ritrovi a consumare droghe peggiori. La diciannovenne che a ottobre 2019 morì per una pasticca di ecstasy, questa pubblicità non l’ha vista e, forse, avrà visto qualcosa di simile… che, come tutti i suoi coetanei, non fu convincente.
Qualche giorno fa la Corte d’Appello di Firenze ha confermato la responsabilità penale di un suo amico coetaneo che, in una discoteca nella zona di Empoli, inconsapevole degli effetti sulla ragazza, le aveva ceduto la pasticca mortale di ecstasy. Condanna: due anni di reclusione e pena sospesa, ma ai familiari, il giovane oggi ventiquattrenne dovrà risarcire 600.000 euro (ammesso che li abbia).
La vita della ragazza, quindi, oltre che per lo Stato anche per i suoi familiari e amici, vale 600mila euro.
La diciannovenne a nostro avviso non è morta di droga, ma di proibizionismo.
Quest’ultimo è quello che vuol convincere le persone a non consumare droghe e lo fa con messaggi che, come quello della campagna attuale, dicono il falso (le canne inducono a droghe più pericolose anche meno del bicchiere di vino all’alcolismo) e per curiosità potrebbero proprio indurre a consumarle. Nel frattempo i giovani, e non solo, continuano (fenomeno sempre in crescita) a consumare droghe. Con spacciatori (o amici ignari di cosa cedono) che quando non hanno (o fanno finta di non avere, così guadagnano più soldi)... che quando non hanno la canna, ti danno ecstasy, eroina, cocaina, mdma, etc.. tutte sostanze tagliate da loro che non gliene frega nulla della salute dei consumatori: sostanze i cui fornitori sono narcotrafficanti internazionali che impegnano le polizie di tutto il mondo con risultati vicini allo zero e che sottomettono, economicamente e socialmente, popolazioni e paesi produttori e trasformatori di queste sostanze.
Certo, di droga si può morire, ma questo accade difficilmente se - tossicodipendente, per esempio - si assumono le sostanze nell’ambito di programmi di Stato di riduzione del danno. Come accade a Zurigo da 30 anni, dove i morti sono praticamente spariti e la delinquenza è diminuita del 70%.
Il proibizionismo, invece, è quello che valuta una vita 600mila euro, lascia le vittime collaterali (amici e familiari) con l’odio verso Giustizia e Stato e usa i soldi pubblici per campagne demotivanti il consumo che rendono solo ridicoli chi le fa.
Senza proibizionismo, la ragazza della discoteca di Empoli non sarebbe morta?Probabile. Se proprio indotta a consumare la sostanza (meno attraente perchè legale e non trasgressiva), è probabile che la pasticca non avrebbe contenuto i veleni che l’hanno uccisa. Anzi, è probabile che l’ecstasy, tipico prodotto del proibizionismo (sballo forte con spesa bassa), non esisterebbe e la ragazza si sarebbe fatta una canna, magari coltivata legalmente nel giardino del suo amico. Ci sarebbe, cioè, tutto un mondo diverso: sostanze legali di cui sappiamo cosa contengono, produzione delle stesse sotto controllo dello Stato, informazione e prevenzione non affidata a falsi messaggi come oggi e a spacciatori che vendono e basta.
Sentiamo già l’eco: “la droga è morte, non va consumata, bisogna stroncare produttori, narcotrafficanti, spacciatori e consumatori”.... I risultati di questa eco sono la ragazza della discoteca di Empoli.
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