Sabato 3 Maggio si e' tenuta in tutto il mondo la "Marijuana March". Piccole o grandi, significanti o insignificanti, sta di fatto che, a parte quella di Londra (per tradizione) e quelle che si sono svolte in Canada, per il resto sono state quasi clandestine: il fatto che non sono riuscite a fare notizia, al di la' delle possibile denunce di censura (poco motivate in questo caso), dovra' far riflettere molti di coloro che sono impegnati in questo ambito.
Ventimila erano le persone attese a Brixton, nel sud di Londra. Ma la polizia ne ha contate 3 mila durante la festa finale e 1.500 durante la marcia. Il rilievo della marcia britannica (anche nei media) e' piu' che altro perche' e' quella piu' tradizionale. Organizzata dalla "Brixton Cannabis Coalition", l'attenzione si e' concentrata essenzialmente sull'approccio "soft" delle forze di polizia nei confronti di chi si faceva uno spinello. Si sono visti Roger Howard, direttore dell'associazione "DrugScope", Howard Marks e Russel Newcombe, rispettivamente professore e ricercatore sulle droghe alla "Liverpool John Moores University", che hanno preso anche la parola.
Diversa la situazione in Canada, dove, anche se il numero di partecipanti non e' paragonabile con quello britannico, alcune migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni di Toronto, Montreal e Vancouver, incoraggiati dai cambiamenti legislativi prossimi che decriminalizzeranno la cannabis. La manifestazione piu' grossa si e' tenuta a Toronto, dove circa 2 mila persone (che per il Canada sono tante) si sono ritrovate nel Queen Park, arringati da Larry Duprey, portavoce del "Toronto-area Marijuana Party": "Siamo qui per celebrare i molti successi di questo ultimo anno, e siamo in tanti". "Sono molto ottimista che avremo la fine della proibizione della cannabis entro uno o due anni" -ha detto Marc Emery, presidente del "Marijuana party", ed ha aggiunto: "mi auguro che fra un anno a partire da oggi, faremo una manifestazione per celebrare il successo delle nostre richieste".

Dall'Italia, dopo le zuffe dell'anno scorso tra gruppi di partecipanti che fecero notizia, tutto tace.