Il quotidiano messicano "Reforma", nell'edizione di oggi pubblica uno speciale dedicato alla droga e alla lotta alla droga, e nel suo sito Internet
www.reforma.com propone anche uno spazio in cui esprimere la propria opinione sul tema della legalizzazione.
Nell'occasione viene presentato
México Posible, un partito che alle prossime elezioni fara' della legalizzazione della marijuana una delle sue bandiere politiche. Obbiettivo: convincere l'elettorato della necessita' di combattere le droghe con i medici e non con la polizia e i militari. La guerra dello Stato contro le droghe "e' stata un fallimento completo", assicura
Ricardo Becerra Laguna, coordinatore di questa campagna del nuovo partito messicano. Il consumo di stupefacenti e' in aumento, si spende sempre piu' denaro per combattere il narcotraffico, e la violenza che genera non e' piu' accettabile.
A questi argomenti Becerra aggiunge anche le cifre: negli ultimi due anni sono stati registrati 3.600 morti in relazione al narcotraffico. Il Governo messicano solo l'anno passato ha destinato alla lotta alla droga 1.400 milioni di dollari, quando all'Universita' pubblica piu' grande del Paese le risorse destinate sono state la meta'. L'"Inchiesta Nazionale sui Giovani" del 2000 fa sapere che i giovani che provano stupefacenti sono sempre in aumento. "Il problema e' quello di mettere a fuoco la questione. Bisogna rendersi conto che le droghe sono, prima di tutto, un problema di salute pubblica, non un affare di polizia", sostiene Becerra. Depenalizzare il traffico, il consumo e il possesso della marijuana darebbe un duro colpo alla rete del narcotraffico, e la societa' messicana e' gia' matura "per discutere, affrontare e deliberare da adulti" il problema delle droghe.
México Posible basa su quattro punti la sua proposta in materia:
- la guerra contro la droga e' fallita, aumenta il traffico, il consumo, la violenza e il denaro che ci investe lo Stato, aumentando anche la corruzione;
- il problema delle droghe deve essere affrontato come una questione di salute pubblica, "quasi epidemiologico", ironizza Becerra che aggiunge: "stiamo parlando di dipendenza, come puo' essere quella del tabacco o dell'alcol, perche' allora dobbiamo vedere la dipendenza alle droghe come qualcosa di diverso?"
- cambiare l'atteggiamento nei confronti dei trattamenti. A cosa serve tenere in carcere un consumatore? Chi con problemi di dipendenza potrebbe avvicinarsi alle istituzioni sanitarie senza temere una denuncia o un marchio sociale?
- "de-demonizzare" le droghe per passare ad affrontarle con programmi sanitari, di educazione e di prevenzione.