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Italia/Usa. Due modi diversi di condurre la lotta per la legalizzazione della cannabis terapeutica
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Articolo di Vincenzo Donvito
28 luglio 2002 20:47
 
California, Alaska, Arizona, Colorado, Hawaii, Nevada, Oregon e Washington hanno legalizzato l'uso terapeutico della cannabis. Ma i raid della polizia federale nei circoli della West Coast sono all'ordine del giorno, tant'e' che l'amministrazione del Comune di San Francisco ha proposto che a novembre, quando ci saranno le elezioni, si faccia anche un referendum perche' sia la stessa amministrazione a produrre la cannabis e a distribuirla.
Ma in Nevada non si fermano, perche' nelle prossime elezioni di novembre, si dovra' votare un referendum che legalizza il possesso della cannabis. Fatto che ha agitato lo zar antidroga John Walters, prodigatosi in dichiarazioni che invitano al voto contrario.
Questa e' una piccola fotografia dello stato dei fatti del vasto movimento pro-legalizzazione che sta percorrendo in lungo e in largo gli Stati Uniti, e che, con la questione della cannabis terapeutica, sta cominciando a registrare non secondari successi, sconfinando anche li' dove, solo fino a qualche anno fa, la legalizzazione della "sostanza demoniaca" era pura astrazione. Cioe' sta portando sulla sponda della legalizzazione anche persone che fino a poco tempo prima non avrebbero mai pensato di avere un rapporto sereno con la droga (anche perche' in lingua inglese, con la parola "drug", oltre a quelle che noi chiamiamo droghe, si indicano quelli che noi chiamiamo farmaci, e per questo l'assimilazione tra gli effetti dei due prodotti e', grazie all'influenza linguistica, piu' facilmente comprensibile nella sua funzione medica).
Una fotografia che ci serve a capire come il movimento per la legalizzazione non si nasconde dietro quella sorta di prurito moralistico che, invece, in Italia si manifesta attraverso lo sbracciamento di coloro che sostengono che la legalizzazione della cannabis terapeutica non c'entra niente con quello per l'uso ludico. Sicuramente sono due cose diverse, anche perche' le proposte fino ad oggi avanzate ne prevedono solo la legalizzazione per uso medico, ma non si puo' mettere la testa sottoterra nel non-notare che un'approvazione di una legge in questo senso aprirebbe un vasto fronte. Che non e' quello del passaggio obbligato alla legalizzazione ludica, ma e' quello di rapportare alla piantina molte persone oggi su un fronte di totale chiusura. Cioe' di far entrare nella vita quotidiana un prodotto che oggi e' l'incubo per molte famiglie, oltre che l'occasione per molti esponenti dell'attuale Governo di dimenarsi nelle invenzioni della sua pericolosita' e nella comparazione dei suoi effetti a quelli, per esempio, della cocaina e dell'eroina.
Quando il senatore Riccardo Pedrizzi di Alleanza Nazionale, viene puntualmente intervistato dall'agenzia Ansa per far sentire una voce di dissenso alle numerose mozioni di enti locali che chiedono al Governo nazionale la legalizzazione dell'uso terapeutico della cannabis, e tuona contro dicendo che non se ne parla neanche, perche' e' la via per altri intendimenti .. non ha torto. E chi sostiene che invece abbia torto, lo fa con una grossa fetta di ipocrisia e bugia politichese. Perche' non si puo' negare che la battaglia per la legalizzazione di cio' che e' vietato ma di uso corrente, non e' tanto sullo specifico prodotto, ma e' perche' l'individuo sia messo in condizione di scegliere come e cosa fare con se stesso. E le droghe illecite, oggi, sono la punta piu' evidente di un iceberg di divieti su cui si sostengono buona parte delle nostre leggi, e su cui si fonda altrettanta buona parte della cultura piu' diffusa.
La legalizzazione della cannabis terapeutica va quindi vista in questo senso. Se poi, dopo, sara' una porta verso la legalizzazione dell'uso ludico, non e' automatico. Ma sicuramente e' un importante sgretolamento del moloch dello Stato mamma e papa'.
Il collegamento con quanto succede in Usa e' presto fatto: li' il movimento legalizzatore sta raccogliendo questa occasione e la chiama per nome e cognome, dando cosi' una piu' ampia possibilita' perché ognuno comprenda l'importanza di legalizzare certe sostanze. Un salto di qualita' del movimento quindi, con un ragionamento e una occasione in piu' per far comprendere la "naturalezza" delle proprie proposte.
Succedera' altrettanto in Italia? O dovremo rassegnarci al modello cattolico apostolico romano di chiedere le cose facendo finta di non averle chieste, vergognandosene un po', e camuffando questa come forma di alta strategia politica?
 
 
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