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Italia. Si puo' essere "antiproibizionisti e basta"?
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Articolo di Alessandro Garzi
1 maggio 2002 19:17
 
I radicali hanno deciso di aderire alla Million Marijuana March che si svolgera' sabato a Roma, come in circa altre 200 citta' nel mondo. Non ci sarebbe niente di strano, vista la "tradizione" radicale, ma gli organizzatori del corteo romano, (alcuni giornali, associazioni e centri sociali), hanno risposto con un pesantissimo veto.
Le ragioni del rifiuto "non c'e' spazio nel nostro corteo per l'opportunismo guerrafondaio dei radicali", vanno certamente ricercate in posizioni che il movimento di Pannella ha preso in argomenti che niente hanno a che vedere con l'antiproibizionismo, e le motivazioni degli organizzatori, che riporta "Liberazione", ci spiegano che "fra noi e i radicali vi sono dei percorsi inconciliabili a cominciare dal loro essere favorevoli alla guerra. Nonostante le passate e giuste battaglie su aborto e divorzio, ora, con il partito di Pannella non ci puo' piu' essere un percorso comune".
Di fronte a questa esclusione, non si e' fatta attendere la reazione radicale, Rita Bernardini, presidente dei Radicali Italiani, dichiara che "al pacifismo d'accatto e pericoloso di questi signori che proteggono e sostengono i piu' antidemocratici regimi del nostro pianeta risponde il nostro quotidiano agire al fianco dei diseredati e degli oppressi". E se l'esclusione radicale dalla marcia era stata fatta in base a temi che non c'entravano niente con la ragione della "marcia", i radicali hanno accusato gli organizzatori di temi che con la marcia non c'entrano niente nella stessa misura.
Da un lato ci si puo' chiedere come facciano gli organizzatori del corteo romano a chiedere a tutti i partecipanti la propria posizione ad esempio sulla situazione palestinese, senza provare a pensare se questo abbia o meno un senso in un corteo che non riguarda la Palestina, dall'altra ci si deve domandare come si sia potuto appoggiare un corteo che si considera composto esclusivamente da "pacifisti di facciata", "fiancheggiatori di dittature", mezzi criminali, insomma.
Forse ne' a chi ha diramato il primo comunicato, ne' tanto meno a chi ha diramato il secondo puo' venire in mente il fatto che probabilmente chi ha a cuore il problema delle leggi in materia di sostanze stupefacente non puo' interessare di meno, in questo contesto, la posizione radicale, piuttosto che del "Movimento", sui temi di politica estera. E' troppo chiedere di essere antiproibizionisti "e basta"?
Evidentemente non si puo'. Bisogna metterci qualcosa accanto: antiproibizionisti "radicali" e antiproibizionisti "del Movimento" (per non usare il termine no global che e' orribile), per non parlare poi di quelli "liberali", di quelli "socialisti"... la lista e' lunga, ed in ognuno degli "aggettivi" in questione, l'antiproibizionismo fa parte di un "pacchetto". Tipo offerta speciale al supermercato. Nei due casi in questione puoi chiedere di rivedere le leggi in materia di droghe se sei da un lato liberista e appoggi Israele, dall'altro se sei antiliberista e stai con i palestinesi.
Quello di cui, forse, soffre la politica italiana in materia e' l'assenza di un forte punto di riferimento "antiproibizionista e basta", rispetto agli altri temi, visto che la questione delle droghe e', al momento, minoritaria ma trasversale anche se, nel tempo, e' stato un tema piu' frequente in chi ha avuto un riferimento politico "a sinistra".
E in una situazione nella quale l'attuale Governo in carica, promette un brusco passo indietro in materia di droghe, dobbiamo assistere a una patetica gara a chi e' piu' bravo (che, oltre al caso della marijuana march ha diversi precedenti e questo non sara' di sicuro l'ultimo atto), fatta di boicottaggi (quando non di semplice ignoranza) dell'uno rispetto alle campagne dell'altro. Da un lato un partito che ha relegato, ultimamente, il tema, un po' in ripostiglio per dedicarsi ad altro, e per il quale i rapporti "informali" con i partiti di centro-destra ha significato per questo tema un vero e proprio suicidio (posizioni come quella del ministro della Difesa Antonio Martino, per intenderci, se ne vedono poche). Dall'altra una parte di un movimento che riunisce in modo spesso anche ambiguo, zone di impegno sociale, politico e "mediatico", con zone di politica fatta di slogan, quando non direttamente di interesse personale (quanti attori e cantanti miliardari sono passati, in pochi mesi, dalle pagine di cronaca rosa a quelle politiche dei giornali?), e anche zone ombrose di estremismo puro e semplice con tutto quello che ne segue (sono sopravvalutate, ma ci sono), nel quale il tema antiproibizionista e' poco piu' che una aggiunta ad altri temi.
E da entrambe le parti (che, si guardi bene, rappresentano solo la parte piu' in vista del "non movimento" antiproibizionista italiano), si assiste alla volonta' di "mettere il cappello" sulla questione.
Se non ci sara' una decisa e netta presa di posizione sull'argomento (e solo su quello), il grosso rischio e' che tra breve in Italia, il possesso di sostanze stupefacenti torni ad essere un reato penale. Chissa' Pedrizzi o Fini cosa ne pensano del mercato globale o della Palestina...
 
 
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