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Italia. Un po' di buon senso
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Articolo di Roberto Nardini *
29 dicembre 2001 11:47
 
Cio' che realmente spaventa in questa ultima incursione della politica nel campo della tossicodipendenza e che nessuno, fra le varie opinioni che appaiono sui media, sembra voler considerare che la comunita' scientifica ha definito la tossicodipendenza una malattia, e lo ha fatto per quello che risulta dalle osservazioni cliniche di oltre mezzo secolo. E cioe', una malattia cronica ad andamento recidivante. In particolare, si e' osservato che e' proprio la recidiva che e' responsabile della cronicizzazione di questa patologia. Ovvero, le continue ricadute dopo periodi piu' o meno lunghi di astinenza proiettano la malattia nel tempo.
I tossicodipendenti, quasi tutti quelli che, sebbene motivati, imboccano con entusiasmo e tanta speranza le vie astinenzialiste, finiscono immessi, loro malgrado, in questo drammatico carosello definito "la porta girevole". Scorretto e', da parte di molti guaritori integralisti, mostrare come "guariti", soggetti che in realta' si trovano soltanto in una fase positiva di questa ingannevole porta che gira. Cioe', fra una recidiva e l'altra.
Che la tossicodipendenza sia una malattia non vi sono dubbi. Oggi, che disponiamo della possibilita' della diagnostica per immagini, siamo in grado di rilevare e addirittura di fotografare la differenza fra un cervello normale ed uno affetto da tossicodipendenza. Il problema angoscioso e' che Vincenzo Muccioli, e tantomeno il suo illustre figlio Andrea, non hanno trovato il sistema di guarire questa malattia. E' perfettamente inutile che reclamizzino il loro metodo attraverso i mezzi di larga informazione. Sono molti personaggi variopinti nel nostro ancora piu' variopinto scenario che spesso offrono alla gente disperata, attraverso la promozione dei media, la soluzione definitiva di tutti i problemi. Ed ogni comunita', non solo quella di Muccioli, e' in grado di esibire decine di soggetti momentaneamente astinenti. Basterebbe fare la conta elementare di quanti di questi soggetti rientrano poi ai Sert ancora bisognosi di cure. La cosa sarebbe facile, ma forse nessuno vuole considerare un dato del genere.
San Patrignano fa un lavoro che spesso e' stato discusso e messo in dubbio. Sono i reduci di quella comunita', assai piu' numerosi dei residenti e sparsi in tutto il paese, che raccontano gli episodi dei quali sono stati protagonisti durante la loro permanenza in quella realta'. Anche questi giovani, a volte anche dopo numerose permanenze in quella comunita', purtroppo, sono ancora bisognosi di cura. A questa gente, pero', nessuno offre una possibilita' di parlare. Sono reduci senza una voce. Calogero Virzi', addirittura, scrisse un libro sulla vita di San Patrignano, su come Vincenzo Muccioli truccava i dati e su altre questioni assai importanti che, purtroppo, sono finite nel dimeticatoio. Gli atti del processo di Rimini sono sicuramente ignorati dai piu', ma stanno ancora la' come pesantissime pietre a descriverci una specie di santone che faceva lavorare gli adepti nella "vigna benedetta" sulla "collina del Signore", l'unico posto che si sarebbe salvato dall'imminente catastrofe. Poco dopo, le forze dell'ordine rinvennero giovani e giovinette rinchiuse in porcili e pollai, trattenuti da catene delle quali si discusse senza addivenire ad una conclusione. Erano, per alcuni, catene benedette che liberavano dalle catene della droga. Il dramma e' che su tali episodi, ed anche su quelli piu' gravi che portarono poi all'omicidio del povero Maranzano, non si avverte nessun accenno critico, nessun ripensamento, nessuna svolta annunciata. A San Patrignano, si dice, oltre che a non rispettare i piani regolatori e le norme piu' elementari dell'ordinamento giuridico, pare che si sia anche al riparo di ogni responsabilita' penale. E' una preoccupazione legittima. Non vorremmo che le fantasie punizioniste di alcuni membri dell'attuale governo ci facessero perdere di vista il buon senso e smarrire il senso della giustizia.
L'altra questione, e' una questione di liberta'. L'Italia e' ancora un paese libero. Cio' significa che chi vuole andare a San Patrignano, od anche a farsi curare dal mago o dallo sciamano, deve avere il diritto di farlo. Purche' poi San Patrignano, il mago o lo sciamano non pretendano di impedire a chi vuole farsi curare di rivolgersi al medico, e a quest'ultimo di assistere coloro che gli si rivolgono utilizzando gli strumenti che la ricerca scientifica mette a disposizione. In questo contesto le aggressioni che Andrea Muccioli ogni giorno non risparmia al metadone la dicono lunga sulle sue intenzioni. Ora, va detto, che il metadone e' tutto fuorche' cio' che descrive Andrea Muccioli. E per questo si rinvia alle ricerche scientifiche disponibili ed al parere degli studiosi.
Purtroppo i nostri governanti ed i politici in genere, anche quelli che ci governavano prima per la verita', vanno spesso e volentieri a San Patrignano o nelle comunita' piu' reclamizzate, e puntualmente disertano i convegni scientifici laddove si tenta di mettere a punto quanto di meglio si possa offrire ad un tossicodipendente per potersi curare. Hai visto mai che proprio la "casa delle liberta'" voglia invece assumere provvedimenti liberticidi contro chi intende curarsi e contro i medici che curano? Il clima lo fa temere, e centinaia di pazienti in cura, insieme ai loro medici, sono in autentico stato di fibrillazione.

* Roberto Nardini
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