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Italia. Pedrizzi, Savonarola e la dose giornaliera
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Articolo di Massimo Lensi
17 aprile 2002 19:30
 
Non se ne parla molto. Non sono stati avviati nel Paese ne' aspri dibattiti ne' franchi scambi di opinione. A sinistra e a destra la questione del possibile ripristino della dose giornaliera lascia tutti apparentemente indifferenti, oppure tutti apparentemente soddisfatti, eccezioni, poche, escluse. Non ci sono segnali forti di apprezzamento o critica nemmeno dagli operatori, dai Sert e dalle Comunita' di recupero. Poco anche dagli antiproibizionisti, promotori del referendum che nel 1993 modifico' la legge Jervolino-Vassalli introducendo cosi' il criterio della detenzione di stupefacenti per uso personale, sanzionato eventualmente solo in via amministrativa.

Secondo il senatore di Alleanza Nazionale Riccardo Pedrizzi, primo firmatario del disegno di legge di modifica del testo unico delle leggi in materia di droga e vicepresidente della Consulta etico-religiosa del suo partito, "il problema che si pone e' di contrastare piu' efficacemente lo spaccio alla fonte, rendendo illecita e penalmente perseguibile la detenzione di sostanza stupefacente oltre un minimo quantitativo determinato in modo certo ex lege". Gli fanno eco e sponda l'eurodeputato di Forza Italia Antonio Tajani e i giovani di Forza Italia, i quali di recente hanno deciso di trascorrere un periodo in una comunita' di recupero al fine di toccare con mano la realta' delle tossicodipendenze. Tajani poi ci aggiunge del suo e sbalordisce non poco quando promette "linea dura" contro gli spacciatori e "massima attenzione" per ostacolare la diffusione di sostanze sintetiche.

Cosa dire? Tutto d'un colpo sembra essere tornati ai tempi perduti di trent'anni fa. A dover risentire un dibattito pieno di proibizioni gia' smentite dai fatti e di rientrare in un tunnel di irrazionalita' che solo il nostro Paese sembra voglia imboccare, mentre nella stragrande maggioranza degli altri Paesi europei il passo e' veloce e deciso verso soluzioni differenti da quelle bramate dal senatore Pedrizzi.

Piu' interessanti sono pero' alcuni dati statistici che, pur essendo apparsi sulla stampa nazionale, non hanno dato spunto ai censori delle cattive abitudini per meglio comprendere la realta' che li circonda. Il bilancio di attivita' relativo alla lotta alla droga presentato durante l'annuale festa della Polizia parla da solo. Nel 2001 i decessi per abuso di sostanze stupefacenti sono diminuiti del 19,59% mentre sono aumentati i sequestri di eroina (piu' 98,10%). Sono state sequestrate 57.188,07 chilogrammi di droghe varie, registrando un aumento del 13,47% rispetto al 2000.

A Spoleto durante un convegno sul giusto processo, il Procuratore nazionale antimafia, Pierluigi Vigna, ha affermato che non ci sono contatti tra narcotraffico e terrorismo in Italia, mentre essi sono presenti a livello "transnazionale" per quanto riguarda il traffico di droga e il riciclaggio. Sempre Vigna, questa volta parlando a Brescia, all'apertura del 18.mo convegno nazionale di studio sulla disciplina delle armi, ha detto che "la droga e' una delle principali fonti di approvvigionamento delle mafie italiane".

Non occorrono grande capacita' di analisi per comprendere come si stia muovendo il traffico internazionale di droga. Oggi, ancora piu' di vent'anni fa, il vero commercio illegale non fa parte oggettivamente delle prerogative del piccolo consumatore -lo spaccio "alla fonte" di Pedrizzi- ma poggia sulle grandi organizzazioni criminali. Il referendum del '93, nello spirito dei promotori e del corpo elettorale che lo voto', andava nella direzione di salvare il piccolo consumatore da maggiori danni. Quei danni che provocavano un numero enorme di decessi e che come abbiamo visto sono da allora in costante diminuzione. L'aumento del sequestro di droghe dovrebbe forse aiutare Pedrizzi e Tajani ad intuire che forse non sono i consumatori, bensi' le grandi organizzazione criminali ad incentivare il commercio di droga, per fini certamente non commendevoli, come ha ricordato Vigna, e che tra il concetto di spaccio "alla fonte" e quello di consumo personale il confine e' leggero. In pratica per Pedrizzi e Tajani il soggetto pericoloso e' il piccolo consumatore, non l'organizzazione criminale. A Vienna nel marzo del 2003 si terra' la riunione dell'Organo di Controllo degli Stupefacenti dell'Onu dove saranno analizzate e discusse le riforme delle Convenzioni Internazionali in materia di droga. Il Parlamento italiano, se decidera' di seguire le indicazioni del ddl di Pedrizzi, dara' un grave segnale di anticipo sulla discussione di merito, per di piu' controcorrente alla politica europea in materia.

I tempi cambiano e il gusto delle proibizioni illiberali -alla Savonarola per intenderci- torna ad essere la pietra angolare di un consenso cieco, irrazionale e non informato. L'aspetto veramente strano e' quello che i dati dei bilanci di attivita' della Polizia sono sotto gli occhi di tutti. Basta leggere, e ovviamente possedere, culturalmente e politicamente, la necessaria responsabilita' di governo dei fatti sociali. In caso contrario il pericolo, per dirla con Pedrizzi, e' reale. Rivivere quel tempo andato di decessi per droga per strada e comunita' di recupero strapiene di giovani "tossici", dara' spazio e legittimita' a ben altre forme di disagio civile, preoccupanti per gli esiti di prospettiva. Speriamo che non sia questo il vero obiettivo.
 
 
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