In un rendiconto interno alle Nazioni Unite, reso noto lunedi' 24 dicembre, Pino Arlacchi direttore dell'Undcp, e' accusato di cattiva amministrazione e di spreco di denaro in un progetto che prevedeva l'uso di un vecchio veliero per creare coscienza del pericolo dell'abuso di droghe.
Ma il resoconto dell'Office of Internal Oversight Services non ha rilevato una cattiva condotta da parte di Arlacchi, che nei giorni scorsi aveva fatto sapere di lasciare il suo incarico a partire dal prossimo 1 gennaio, benche' nei mesi precedenti aveva detto che vi sarebbe rimasto fino alla fine dei giugno 2002.
In un precedente rapporto interno Arlacchi era stato criticato per il suo modo di gestire l'ufficio di Vienna dell'Undcp, con un modo di fare molto autoritario, accentratore su se stesso di ogni decisione e con mancanza di comunicazioni con il suo staff. Una situazione che aveva indotto alcuni finanziatori europei dei programmi dell'Undcp, a ritirare il loro contributo o a ridimensionarlo.
Il recente rapporto, molto pubblicizzato, rilevava come Arlacchi avesse dato 52 mila Usd ad un barcaiolo svedese, Denis Oren, per riparare un vecchio veliero di legno, in modo da farlo navigare per i mari del mondo. Il viaggio, cancellato dopo le proteste del suo staff, intendeva pubblicizzare la politica del suo ufficio anti-droga. Con un finanziamento di 1 milione Usd avrebbe dovuto far si' che i ragazzi, collegandosi ad Internet, avrebbero dovuto seguire le attivita' del veliero in giro per il mondo.
Arlacchi, secondo il rendiconto, ha ammesso solo degli "errori amministrativi". Ma sempre nel rendiconto si citano numerosi "seri errori di management". Per esempio i fondi del progetto erano instradati attraverso gli uffici regionali dell'Undcp in Russia e Bielorussia, benche' il controllo dei soldi restasse a Vienna. Al barcaiolo svedese, inoltre, fu concesso di acquistare un'automobile con i fondi delle Nazioni Unite, perche' un uomo con questa responsabilita' "non poteva continuare ad andare al lavoro in autobus". Ma questa automobile non e' mai stata registrata nel parco automobilistico dell'Onu.
E' questo l'epilogo dell'intera vicenda su cui, chi aveva messo in dubbio la limpidezza dell'operato di Arlacchi, si era visto affibbiare epiteti come "falsario"? Sembrerebbe di si', perche' l'Onu su queste questioni procede con molta cautela, e prima di far conoscere questo suo rendiconto, ha atteso molto tempo. Crediamo, inoltre, che averlo diffuso alla vigilia di Natale, sia il segnale dell'imbarazzo su tutta la vicenda, oltreche' della voglia di stendere un velo pietoso che lo facesse notare il meno possibile. Un modo di fare a cui, ovviamente, non ci prestiamo, perche' non troviamo una valida ragione (anche una sola) per capire i motivi che abbiano indotto Pino Arlacchi a questo modo di fare. La sua politica disastrosa alimentado la war on drugs, non e' un motivo sufficiente per farci dire che tutto cio' che ha a che fare con queste scelte debba necessariamente essere ambiguo, losco e poco trasparente. Si possono fare le piu' terribili politiche contro la piu' elementare logica umana anche restando alla luce del sole ... a maggior ragione quando -senza eufemismo- sono politiche decise e finanziate dal Palazzo di Vetro. Se questa luce del sole viene a mancare, vuol dire che c'e' qualcos'altro che non torna, anche oltre allo squallore di un personaggio che, tra i meriti che vanta nel suo curriculum italiano, parla di una non meglio identificata sconfitta definitiva della mafia italiana.
L'epilogo della direzione politica italiana dell'Undcp? Sembrerebbe di si', vista la non-statura politica del presunto successore di Arlacchi alla direzione dell'ufficio anti-droga dell'Onu, e i suoi trascorsi esclusivamente diplomatici, tutti interni alle Nazioni Unite.