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Italia. L'inutile protezionismo figlio della "war on drugs"
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Articolo di Vincenzo Donvito
12 giugno 2002 21:46
 
Il quotidiano "Italia Oggi", nella sua rubrica quotidiana di prima pagina "Diritto & Rovescio", oggi parla di droga. In genere e' una rubrica che "fa le pulci" in modo piu' o meno canzonatorio alle consuetudini e alle abitudini della politica e dell'economia, provocando quel sorriso sarcastico che spesso un lettore associa anche all'umorismo. E oggi, non sappiamo se con lo stesso sardonico stile, lo fa affrontando la questione droga.

Integralmente c'e' scritto: "A dimostrazione che i problemi complessi non si possono risolvere con soluzioni semplici basti tenere presente che cosa succederebbe se venisse accolta la richiesta del presidente del Peru', Alejandro Toledo, che per combattere la piaga dei 22 mila ettari coltivati a coca propone all'Europa di abbattere le barriere doganali che ha eretto a difesa della sua produzione agricola. Se questa richiesta (apparentemente ragionevole) fosse accolta per salvare gli agricoltori del Peru', si getterebbero pero' sul lastrico gli agricoltori europei per cui le piantagioni di coca oggi tollerate in Peru' finirebbero presto per dover essere tollerate, sempre per motivi sociali, anche in Europa".

La drammaticita' della situazione analizzata e del commento vergato (col tentativo ironico tipico della piccola rubrica?) esplode in ogni rigo e in ogni parola di questo scritto.
Ci domandiamo quale sarebbe per il (presumibile) direttore di "Italia Oggi" la soluzione. Non pretendiamo una risposta perche' condividiamo con lui l'avvio del corsivo, quando ci ricorda che i problemi complessi non si possono risolvere con soluzioni semplici. Ma ci consenta di aggiungere che i presunti problemi complessi e' ancor piu' difficile risolverli ignorandoli o, addirittura, come nel caso delle politiche antidroga Usa in America Latina (solo per parlare dello specifico, ma il discorso vale per qualunque altra politica antidroga messa in opera nella scia della "war on drugs"), aggravandoli.
Visto che abbiamo a che fare con un giornale economico, proviamo a fare due conti, per vedere se 2+2 continua a fare 4 o se, come nel caso dell'America Latina, debba continuare a fare 1. Quelle coltivazioni che il nostro dice essere tollerate (e che non lo sono affatto: e' solo un problema di informazione, che offriamo su queste pagine anche al nostro editorialista del quotidiano economico) portano nelle tasche dei coltivatori che vi si dedicano qualcosa come 100 (cifra simbolica, in un contesto economico-sociale dove per sopravvivere occorrerebbe qualcosa come 5-600). Oggi i vari piani finanziati dagli Usa in zona, con stanziamenti di milioni e milioni di Usd, prospettano l'eradicazione di queste colture e la loro trasformazione in colture legali, con una fonte di guadagno (sulla carta) di 10, e gigantesche difficolta' per far si' che questo 10 sia tale, in un mercato estremamente difficoltoso per la ridotta circolazione degli scambi di mercato grazie alla mancanza di un minimo di ricchezza individuale che lo renda possibile. Per cui, bene che vada, il 10 legale arranca intorno ad un valore reale di 5-6 . sempre in un contesto economico-sociale dove per sopravvivere ne occorrerebbero 5-600. Va da se' che le tentazioni di ogni coltivatore a tenersi stretto il suo 100, sono piu' che forti, quasi ragionevoli. Ma noi, come il direttore di "Italia Oggi" siamo legalitari, e non siamo molto sereni nel constatare che l'approvvigionamento di ognuno, per esser tale debba divenirlo in un contesto di illegalita'.

Non solo.
Ma gli unici che possono garantire al nostro coltivatore la continuita' di questo 100, oggi si chiamano non solo "cartelli", ma anche e soprattutto "narcoguerriglieri". E mentre i primi portano nei nostri Paesi (fottendosene del protezionismo, ovviamente) cio' che il nostro mercato agogna ad acquistare pur nella illegalita', i secondi (i narcoguerriglieri) oltre a cocaina ed eroina portano anche le armi e il fanatismo politico-terrorista che si finanzia con i proventi di questi traffici. Ricordiamo al nostro (sempre presumibile) direttore di "Italia Oggi" che le varie frange e fazioni del cosiddetto terrorismo arabo, sono di casa da quelle parti, e che l'Ira nordirlandese, per esempio, ha di recente stabilito canali privilegiati con le Farc colombiane, vendendo loro tecniche sempre piu' raffinate per le azioni terroristiche in cambio di polvere bianca da piazzare nelle loro zone del Vecchio Continente.

E ancora.
Cos'e' per il nostro direttore la globalizzazione dei mercati? La Coca-Cola che vende in Italia con meno tasse? Il "made in Italy" come fiore all'occhiello della nostra economia nel mondo, protestando ad ogni pie' sospinto per le difficolta' doganali che ci vengono fatte in questo o quell'altro posto? La possibilita' di garantirci il nostro livello di ricchezza a discapito di coloro che erano e dovrebbero restare Paesi poveri? Per far questo non c'e' bisogno della globalizzazione, ma e' piu' che sufficiente il colonialismo economico .. ma non s'era gia' dato per questo aspetto, pagando con guerre e disastri che stiamo ancora (e sempre piu' alacremente) pagando?
Il discorso diverrebbe molto piu' lungo e articolato e si finirebbe per parlare anche della legge sull'immigrazione e di quella per le adozioni internazionali . cioe' sarebbe un discorso globale, di politica globale, economica e dei diritti.
Noi vogliamo fermarci alle affermazioni protezionistiche del nostro direttore, sottolineando, con le riflessioni di sopra che speriamo possano servirgli, come sia stato ottuso nel vedere un problema. Ma, nello stesso tempo, come abbia scoperchiato un pentolone bollente, quello della "war on drugs" e dei suoi disastri, e soprattutto delle sue non-soluzioni, quando prospettando le coltivazioni alternative con le rese economiche di cui sopra, non si pone neanche il problema che, essendo e rimanendo comunque alta la domanda di droghe, ed essendo la domanda che fa il mercato, quest'ultimo, se non sara' alimentato dai coltivatori peruviani (a cui il nostro prospetta solo di morire di fame o di consegnarsi ai narcoguerriglieri), lo sara' magari dai coltivatori di qualche altro Paese o dai laboratori europei in grado di produrre droghe chimiche che (prima o poi completamente) possono ben sopperire alle droghe piu' tradizionali.
Bel colpo per il nostro editorialista/direttore di "Italia Oggi". Con un solo piccolo editoriale e' riuscito a condannare alla fame milioni di persone, a denunciare l'inutilita' di tutte le politiche antidroga che non considerano la legalizzazione delle droghe come passo necessario, e a confermare le fonti di guadagno del narcoterrorismo (dimenticando, immaginiamo, che quest'ultimo poi vola anche dentro le torri delle nostre citta'). E prospettando un nulla protezionistico.
 
 
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