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Italia. "Il fatto non sussiste", ovvero la cessione di piu' di 6 grammi all'ex direttore del Dap
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Articolo di Donatella Poretti
7 aprile 2003 23:29
 
Assoluzione "perche' non sussiste il fatto". E' la sentenza che il tribunale di Genova -con il giudice monocratico Giuseppe Dagnino- ha emesso questa mattina nei confronti di Rita Bernardini, presidente di Radicali Italiani. I fatti risalivano al novembre 2000 quando nella citta' ligure si era tenuta la Conferenza nazionale sulle droghe, occasione in cui Giancarlo Caselli, all'epoca direttore del Dap (direzione amministrazione penitenziaria), tenne una conferenza stampa. E proprio durante la conferenza stampa Rita Bernardini consegno' un pacchetto contenente 8 grammi e mezzo di hashish per sottolineare e denunciare la grave situazione delle carceri italiane dovuta in parte alle legge proibizioniste in tema di droghe.

L'udienza di questa mattina -raccontata in diretta dalla stessa Rita Bernardini a Radio Radicale nel corso di un collegamento con il notiziario antiproibizionista (tutti i lunedi' dalle 13 alle 14), condotto da Roberto Spagnoli- ha visto prima due testimonianze, quindi una dichiarazione spontanea della stessa imputata, le conclusioni dell'accusa e della difesa, per finire con la sentenza di assoluzione. Giancarlo Caselli, chiamato a testimoniare da parte della difesa -avvocati Flavia Urcioli, del foro di Roma e Giuseppe Gallo, di quello di Genova- non si e' presentato facendo pervenire una "giustificazione" per l'assenza. I testimoni sentiti sono stati la dirigente della Digos che all'epoca dei fatti aveva fermato e identificato la Bernardini, e un perito chimico che e' stato interrogato sulla "dose drogante" della sostanza stupefacente sequestrata dalla Polizia, cioe' sulla quantita' di Thc presente in quella che il perito ha detto essere pari a 40 dosi. L'imputata ha reso la sua dichiarazione spontanea sottolineando la drammatica situazione sulla sovrappopolazione carceraria, e spiegando in questo senso il perche' della sua disobbedienza civile. Se il pubblico ministero aveva chiesto 3 mesi di carcere e una multa di 500 euro, pur riconoscendo la condotta dell'imputata come quella di una persona che lotta per la legalizzazione delle droghe, la difesa aveva chiesto la pura e semplice applicazione della legge, cosi' come avviene ai tanti ragazzi, e non, che finiscono in carcere per il possesso di pochi grammi di stupefacenti.

L'assoluzione "potrebbe essere una buona notizia" se potesse essere considerata un precedente e servisse per fare assolvere i tantissimi giovani che vengono fermati con piccole quantita' di droghe, ha commentato la Bernardini, che ha denunciato come l'applicazione della legge sia "un terno al lotto". "I quattro milioni di consumatori non vanno al tabaccaio per rifornirsi di hashish ma al mercato nero, e se comprano 10 grammi, questa quantita' puo' essere considerata per uso personale o per spaccio" dipende da chi valutera' il caso di volta in volta. Per l'avvocato Gallo la sentenza e' "una pietra miliare" nella giurisprudenza. "Il giudice ha ritenuto che un fatto che formalmente viene interpretato come detenzione e spaccio -ha commentato l'avvocato Gallo all'agenzia Ansa- non costituisce reato o che perlomeno la legislazione italiana molto restrittiva puo' essere suscettibile di una interpretazione elastica e ragionata". La difesa concorda comunque nel ritenere che l'assoluzione derivi dall'origine del gesto, cioe' la disobbedienza civile e percio' l'atto politico e non criminale.

Rita Bernardini ha gia' preannunciato per il fine settimana una nuova azione di disobbedienza civile a Piacenza.
 
 
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