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Italia. Dibattito su pene alternative e politica sulle droghe
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Articolo di Donatella Poretti
27 dicembre 2001 21:35
 
Dopo le dichiarazioni del ministro Carlo Giovanardi ad Amelia sull'impegno del Governo per l'accesso alle pene alternative al carcere per i tossicodipendenti, si e' aperto un dibattito politico.
"Obbiettivo del Governo e' quello di modificare di 180 gradi le politiche sulla tossicodipendenza" gli aveva risposto sempre da Amelia il ministro delle Comunicazioni, on. Maurizio Gasparri, proponendo innanzi tutto l'abbandono di "quella cultura della riduzione del danno che ha determinato un indebolimento dell'azione di contrasto, il mancato sostegno alle azioni di recupero e la scarsa convinzione circa la necessita' di un'azione repressiva".
Sulla vicenda era intervenuto subito il presidente dei Verdi, Alfonso Percoraro Scanio, chiedendo "fatti e non chiacchiere". "Il Governo avanzi una proposta concreta. Sarebbe un segno di civilta' ben diverso dalla becera propaganda proibizionista di esponenti del centrodestra".
A fotografare la diversita' delle posizioni nella maggioranza era stata la diessina Livia Turco, gia' ministro per gli Affari Sociali: "e' incredibile che il Governo parli due lingue cosi' diverse". Da un lato, Gasparri che "continua imperterrito a sostenere le sue posizioni di sempre, ignorando i dati che ci dicono come la strategia della riduzione del danno abbia ridotto di molto le morti per overdose", dall'altro, Giovanardi che "mi fa molto piacere sentirlo dire che il carcere non risolve il problema e che bisogna invece puntare a pene alternative".
A spiegare la posizione di Alleanza Nazionale che nelle prime reazioni era apparsa contraria alla proposta delle misure alternative ci pensa il capogruppo alla Camera, on. Ignazio La Russa. "La contrarieta', credo di tutta Alleanza Nazionale, si riferisce unicamente all'ipotesi che un condannato per reati gravi, si pensi per esempio alla rapina, all'omicidio o anche all'associazione a delinquere finalizzata allo spaccio, possa evitare di scontare la pena che i giudici gli abbiano inflitta al termine di un equo e giusto processo, solo perche' e' tossicodipendente".
A sottolineare che nella Casa delle Liberta' non vi sono differenze di vedute e' il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile di An per le Politiche della Famiglia, e' "la legge dello Stato a garantire il diritto ad ogni persona reclusa, per reati connessi alla tossicodipendenza, di accedere immediatamente a misure alternative alla detenzione".
A puntare sull'esistenza della legge e' anche don Egidio Smacchia, presidente della Federazione italiana delle comunita' terapeutiche (Fict), le quali pur tra le mille difficolta' burocratiche riescono ad accogliere i tossicodipendenti. "La vera novita' sarebbe l'applicazione piena e non occasionale della legislazione in vigore" sostiene don Smacchia.
Ancora da Alleanza Nazionale, dall'on. Gustavo Selva, arriva il plauso alle dichiarazioni del ministro Giovanardi: "l'iniziativa e' tanto importante soprattutto per coloro che, avendo iniziato un percorso di recupero magari durato gia' vari anni, si vedono per una pena di qualche anno costretti a ritornare in carcere considerato, da chi lo conosce, non un luogo di recupero e di redenzione".
"Bisogna rompere anche il tabu' del proibizionismo e sperimentare la legalizzazione delle droghe leggere e la distribuzione controllata di quelle pesanti", cosi' rilancia il parlamentare verde Paolo Cento, che chiede che dalle parole si passi ai fatti, al momento di iniziative parlamentari concrete.
"No alla legalizzazione, perche' il ricorso alla droga non puo' essere legalizzato, si alla depenalizzazione perche' i tossicodipendenti vanno recuperati, non in carcere ma in strutture alternative, quali le comunita' di recupero e di riabilitazione". A riproporre "la terza via" e' la parlamentare della Margherita, gia' ministro della Sanita', on. Rosy Bindi, che preannuncia alla maggioranza anche il suo sostegno se questa sara' la politica che intende seguire.
A denunciare l'ipocrisia di Governo e opposizione ci pensa l'on. Maurizio Turco, eurodeputato radicale: "vecchi e nuovi membri e dirigenti governativi sono in queste ore uniti dall'ipocrisia di chi non ha saputo quando poteva, e di chi non vuole oggi che puo', avviare una seria riflessione sulle politiche sulle droghe".
I numeri e le cifre della polemica secondo gli ultimi dati del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria: 15 mila i detenuti tossicodipendenti (il 27% della popolazione carceraria), 3 mila quelli che riescono ad accedere alle misure alternative di affidamento in prova ai servizi sociali, comunita' o Sert. La legge che regolamenta l'affidamento e' la 309, art.90: un detenuto per una pena inferiore ai quattro anni, o con un residuo di pena di uguale entita', con certificazione di tossicodipendenza puo' richiedere come misura alternativa al carcere, l'affidamento terapeutico. Il provvedimento viene concesso dal Tribunale di Sorveglianza dopo la sottoscrizione di un programma di recupero che il tossicodipendente deve concordare con un Sert o una comunita'.
 
 
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