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Italia. Crociate contro un medicinale
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Articolo di Alessandro Garzi
2 maggio 2002 19:51
 
Dopo l'approvazione nel consiglio regionale della Lombardia di una mozione riguardante il possibile uso della cannabis a scopi terapeutici, per curare alcune patologie o semplicemente per ridurre il dolore, sono iniziate le dichiarazioni.
Non potevano mancare, appena hanno sentito dire il nome "cannabis", i crociati dell'argomento.

Per il presidente della commissione Cultura e Giovani della Regione Lombardia, Silvia Ferretto (di An), il fatto che i malati di alcune patologie possano utilizzare la cannabis per curare il dolore costituisce "un effetto fortemente negativo per il messaggio fuorviante che viene lanciato ai ragazzi. A tal proposito -prosegue la Ferretto- e' importante ricordare che il Consiglio Regionale ha approvato anche un'altra mozione (che porta il suo nome), con la quale la Regione, viste anche le negative e fallimentari (?) esperienze di altri Paesi europei (Svizzera e Olanda in primis), dichiara il proprio no deciso ad ogni ipotesi di legalizzazione, e chiede che vengano approfonditi gli studi sul possibile uso di farmaci analgesici oppiacei per scopi medici e comunque solo in alcuni e limitati casi ed esclusivamente nelle strutture ospedaliere per lenire gravi sofferenze. E' bene ricordare che l'efficacia medica dei cannoboidi non e' stata affatto scientificamente dimostrata ed e' quindi evidente che, non solo non possiamo fare esperimenti sulla pelle di migliaia di ragazzi, ma e' un grave errore lanciare questo tipo di messaggi, che rischiano di suonare come un'istigazione all'utilizzo".

La vicepresidente della Regione Lombardia, Viviana Beccalossi (sempre di An), invece prende nettamente le distanze dal documento approvato in Consiglio: "confermo la posizione di condanna a qualsiasi forma di legalizzazione delle cosiddette droghe leggere. Fortunatamente anche il ministro Sirchia ci e' sembrato molto scettico su questo tipo di proposta. In Italia esistono gia' farmaci che contengono derivati della cannabis. Proprio per questo non capiamo perche' sia necessario portare avanti altri discorsi che potrebbero invece diventare il 'grimaldello' per far breccia in situazioni differenti a quelle dell'uso terapeutico. Sulla base di questi presupposti -ha concluso- siamo piu' che mai convinti che l'invito rivolto da una parte dei consiglieri regionali della Lombardia al Governo centrale e al Parlamento debba essere respinto con la massima fermezza".

Ma su una questione che riguarda anche cosi' lontanamente una cosa che, al momento, viene definita "droga", poteva mancare il parere di Pedrizzi? Riccardo Pedrizzi, responsabile di An alle politiche della famiglia, noto per avere aperture in materia come il Mullah Omar le ha per la parita' dei sessi, ha dichiarato: "il fatto che delle droghe che in quanto tali provocano danni gravissimi e scientificamente dimostrati alla salute psicofisica delle persone, possano poi avere anche degli effetti benefici per alcuni tipi di patologie, effetti che comunque il mondo scientifico sta ancora valutando, non vuol dire che queste droghe cessino di essere tali e diventino delle medicine". E poi ha proseguito e c'e' scappato il capolavoro: "bene ha fatto il gruppo di An a votare contro la mozione approvata dal Consiglio regionale della Lombardia sull'uso terapeutico della cannabis. Del resto, bastava vedere da chi essa veniva proposta, i radicali, per capire dove voleva andare a parare, e votare di conseguenza. La mozione radicale approvata dalla Regione Lombardia rischia di fare il gioco di quella lobby antiproibizionista che ha capito che un approccio non ideologico, ma apparentemente razionale e scientifico al problema droga, paga di piu'. Questa lobby antiproibizionista mira a convincerci che la cannabis non solo non e' una droga, ma e' addirittura una medicina dagli effetti portentosi".
Giusto una nota, visto che le parole di Pedrizzi si commentano da sole: magari, ci fosse una lobby antiproibizionista in Italia.

Ignazio La Russa (capogruppo di An alla Camera) invece la butta direttamente sull'apocalittico: "fintanto che An sara' al Governo ogni ipotesi di cedimento alla cultura della morte e ogni apertura all'uso libero di droghe non avra' alcuna chance di riuscita". Secondo La Russa, infatti, "appare vergognoso speculare su chi soffre per tentare di raggiungere l'inconfessato obiettivo di aprire una breccia nel 'no' alla legalizzazione delle droghe. Se qualcuno si illude di far rientrare dalla finestra ipotesi da noi sempre contrastate quale la legalizzazione dell'uso delle droghe cosiddette leggere come la cannabis e altre, sappia che non ci riuscira'. Per quanto attiene l'uso terapeutico della cannabis, che il consiglio regionale lombardo propone al Governo, An ribadisce che si tratta di un falso problema: nella terapia del dolore esistono gia' tutta una serie di farmaci ed altri sono in sperimentazione che rendono del tutto superfluo il richiesto ricorso a derivati della cannabis".

Uscendo dalla politica, Don Oreste Benzi, presidente della Comunita' Papa Giovanni XXIII, invece, come puo' essere naturale, ha un approccio piu' paternalista alla questione: "nulla si sa di certo scientificamente sulle proprieta' curative del principio attivo della marijuana, il Thc. Di certo, invece, ci sono solo le conseguenze del Thc sui comportamenti dei giovani e degli adolescenti. Con l'uso della marijuana, si blocca la maturazione della persona perche' si ferma il processo della coscienza morale, si distrugge la consapevolezza delle conseguenze dei propri atti, si copre il vuoto esistenziale distruggendosi. E' proprio vero che il problema dei giovani sono gli adulti; in questo caso, i consiglieri che hanno il dovere di governare. Il governo deve obbedire alla Costituzione (?) e non snobbarla, e il compito del Governo e' aiutare i giovani a maturare, non a distruggersi. Lotteremo con tutte le forze -ha concluso- affinche' questa sciagura non accada".

All'interno del Governo, spunta la posizione di Maurizio Gasparri (ministro delle Comunicazioni e membro autorevole di An), che calma un po' le acque: "Ha perfettamente ragione il ministro della salute Sirchia quando assume perplessita' sull'uso a fini terapeutici della cannabis". "E' evidente -aggiunge Gasparri- che il Parlamento e il Governo non potranno seguire questo invito, mentre invece e' totalmente da condividere l'ordine del giorno proposto da Alleanza nazionale ed approvato dal consiglio regionale della Lombardia contro ogni ipotesi di legalizzazione di sostanze stupefacenti cosiddette leggere o cosiddette pesanti. In passato, il Parlamento si e' piu' volte pronunciato contro ogni ipotesi di legalizzazione. E certamente, se cosi' e avvenuto quando vi era una maggioranza di centrosinistra, a maggior ragione cio' avverrebbe con una larga maggioranza di centrodestra. In ogni caso siamo pronti a sostenere un'antica battaglia per la vita contro ogni droga. E sappiano coloro che hanno tentato vanamente di legalizzare la droga o addirittura di introdurla come medicinale che, come sono stati sconfitti in passato, lo saranno a maggior ragione nel presente e futuro".

Queste sono alcune prese di posizione di alcuni esponenti politici che hanno manifestato la propria contrarieta' al progetto proposto dalla Regione Lombardia. Forse non tutti hanno capito che si sta parlando di medicinali, o qualcuno ha fatto finta di non capire. Quello che sappiamo, dalle testimonianze delle "cavie" della GW Pharmaceuticals, che sta sperimentando un farmaco a base di cannabis e' che effettivamente questa pianta naturale riduce, ad esempio, il dolore nei pazienti affetti da sclerosi multipla.
Non si capisce, in nome di quale "cultura della vita", si voglia togliere ai malati di gravi patologie, questa possibilita'.
 
 
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