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Italia. Conferenza sul metadone: le difficolta' di una cura
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Articolo di Carlo Valdisalici
16 dicembre 2001 20:14
 
Si e' svolta a Pietrasanta (Lucca) in Versilia la IV Conferenza nazionale sul Metadone organizzata ogni due anni dal locale Gruppo di Studio e d'intervento delle Malattie Sociali (SIMS) e dall'European Opiate Addiction Treatment Association (EUROPAD).
Come hanno puntualizzato i presidenti della conferenza, Roberto Nardini, fondatore del SIMS, Icro Maremmani, psichiatra dell'Universita' di Pisa, e Alessandro Tagliamonte, neurologo dell'Universita' di Siena, non si trattava di legittimare un trattamento, quello metadonico, che per la sua efficacia rimane uno dei trattamenti piu' accreditati e diffusi per i tossicodipendenti da eroina, ma i numerosi studi presentati da medici e scienziati provenienti da tutta Italia e dall'Estero, in particolare dagli Stati Uniti d'America, hanno avuto lo scopo di affinare e migliorare una standard terapeutico certo.
Ma c'era attenzione alla conferenza di Pietrasanta anche per la risposta che i cultori del trattamento con Metadone dovevano dare all'attacco che qualche settimana fa, dal blasonato pulpito di San Patrignano, il nuovo Governo di centro-destra nella persona del suo vicepresidente Gianfranco Fini aveva sferrato alla politica della riduzione del danno ed in particolare alla somministrazione di Metadone.
Una risposta che non e' mancata negli interventi meno medico-scientifici di Maremmani secondo il quale la destra sta terminando il lavoro della sinistra alla quale dobbiamo un'apertura strana alle terapie antiscientifiche.
Una sostanziale non contrapposizione quella tra destra e sinistra sottolineata anche da Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini di Roma, "perche' i dogmatici stanno dappertutto". Quindi forse la spiegazione dello scarso entusiasmo alla Conferenza sul Metadone da parte delle forze politiche locali di centro-sinistra (il Sindaco di Pietrasanta non e' andato per i rituali saluti) non e' soltanto una mancanza di coraggio o un'eccessiva attenzione alla politicaly correct municipale ma anche retaggi di dogmi massimalisti. Come Barra ricorda trent'anni fa chi prescriveva il metadone era considerato un reazionario, perche' quella era una sostanza prescritta negli Usa alle minoranze negre "per farle star buone", e poi a proposito di quanto affermato da Fini dice: "Essere contro la riduzione del danno vuol dire essere per il danno". L'intervento liberatorio di Barra si scaglia contro quella filosofia secondo cui "non si puo' smettere di drogarsi fino a quando non si e' toccato il fondo" e che quindi " tutto cio' che affligge il tossicodipendente e' lecito perche' lo aiuta a toccare il fondo".
Cosi' anche questa volta si e' ripresentato l'irrisolto problema culturale, molto italiano ma non solo, di non riuscire a considerare la tossicodipendenza come una qualsiasi altra malattia, che il medico in libera coscienza diagnostica proponendo cure che il paziente liberamente accetta. Rimane irrisolta quindi anche per i medici che usano il trattamento con Metadone il conflitto tra le norme e la coscienza del medico, conflitto che si era presentato con la cura Di Bella, che si sta presentando per coloro che vorrebbero portare in Italia la somministrazione controllata di eroina. E' il proibizionismo sulle cure ancora una volta ad aver ispirato la legge e a bendare coloro che sono tenuti a interpretarne il senso. Cosi' il Presidente della Societa' Italiana Tossicodipendenze, Gian Paolo Guelfi, a Pietrasanta ha denunciato la legge 309/90 in particolare nell'articolo 83 che equipara la "prescrizione per uso non terapeutico" allo spaccio di sostanze stupefacenti con pene per quei medici che hanno prolungato troppo il trattamento con metadone da 8 a 20 anni di carcere. L'assurdo e' che, come testimoniano i piu' importanti studi scientifici sul metadone, il trattamento e' piu' efficace in situazioni di mantenimento e quindi non "solo terapia a scalare per brevi periodi" come la Cassazione prescrive. Come denuncia Guelfi: "e' ancora piu' insensato che proprio il trattamento piu' studiato e consolidato venga definito estraneo a finalita' terapeutiche nella sua modalita' di lunga durata".
Purtroppo l'attualita' e la peculiarita' italiana hanno forse un po' distratto da quello che giungeva da oltre oceano. Ad esempio e' passato pressocche' sottosilenzio l'importante riconoscimento che il trattamento con metadone ha ottenuto negli Usa dal Substance Abuse and Mental Health Services Administration che lo ha ritenuto fondamentale per il trattamento da abuso di sostanze stupefacenti.
Con le presenze alla Conferenza sul Metadone di Thomas Payte, dal Texas, e di Marc Parrino, da New York, personalita' del mondo scientifico, gli Stati Uniti d'America pero' sono stati una presenza costante e di riferimento per tutta la durata dell'incontro. D'altronde il metadone e' nato la', negli anni '60, e nonostante una politica spesso populista compiacente ad un'ideologia che vuole ancora la guerra alla droga, gli Usa alla fine evidenziano il carattere pragmatico e laico che gli e' proprio e che li pone al vertice anche nel campo delle cure alla tossicodipendenza.
 
 
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