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Italia. Coltivazione di papavero da oppio a Cuneo: Italia=Afghanistan?
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Articolo di Vincenzo Donvito
12 giugno 2003 15:16
 
La Guardia di Finanza di Saluzzo ha scoperto in provincia di Cuneo una piantagione di papavero da oppio, e una contadina e' stata denunciata a piede libero. Nel campo che sorgeva accanto alla sua cascina, i finanzieri hanno contato 543 bulbi di "papaver somniferum", da cui si estrae l'oppio per produrre sostanze stupefacenti come morfina, cocaina ed eroina. L'esame in laboratorio ha permesso di registrare un'alta concentrazione di principio attivo nel prodotto coltivato.
A mente ci sembra uno dei rarissimi sequestri di piantagioni del genere in Italia. In una zona del nord, poi, forse e' proprio una primizia (nel cuneese, i finanzieri ci fanno sapere che e la prima volta in assoluto).
Cosa sta succedendo? Due cose.
La prima.
Quello che accade in qualunque economia di mercato (clandestina o meno, e' relativo): alla domanda incipiente, si fa avanti l'offerta. Nel caso specifico, pero', se questa domanda e' di un prodotto che e' sicuramente venduto e i margini di profitto sono molto alti, la spinta ad immettersi in questo mercato e' tale che considera come parte del gioco l'eventuale sequestro dell'attivita', e le relative conseguenze giudiziarie.
La seconda. Siccome la coltivazione, produzione e commercializzazione dei derivati del papavero da oppio non sono come quella del ragazzo che si coltiva la piantina di marijuana in casa e poi "venducchia" o regala agli amici, dietro questa iniziativa c'e' sicuramente una rete capillare delinquenziale. Che, dal contadino, prende un prodotto che poi trasforma in laboratori clandestini appositi, e quindi immette sul mercato secondo le logiche del traffico clandestino e dello spaccio altrettanto clandestino. Un processo che in Italia ed Europa e' ben oliato per la parte commerciale, ma che in genere e' poco avezzo ad occuparsi di produzione e trasformazione, preferendo l'importazione del prodotto finito (generalmente dai mercati orientali).
Ma a Cuneo sta accadendo questo. Italia = Afghanistan? Sembra una battuta, ma non lo e'. Perche', pur nelle dimensioni note al momento, di fatto e' cosi'.
Siccome non mancano organizzazioni criminali pronte ad adattarsi di fronte alle maggiori difficolta' di importazione dall'Oriente (e' politica quotidiana l'inasprimento di tutti i controlli possibili e immaginabili alle rotte che dall'Oriente, attraverso la Russia, o l'Iran e la Turchia, giungono in Italia e in Europa . per quanto efficaci riescano ad essere), non c'e' da stupirsi piu' di tanto.
E soprattutto non c'e' da stupirsi che questo accada nonostante in Italia, da parte del Governo, ci siano articolate e precise intenzioni di inasprire le attuali leggi gia' punizioniste.
Serviranno a qualcosa questi inasprimenti? Non possiamo guardare nel futuro, ma lo possiamo fare nel passato e nel presente. Dove ai laboratori clandestini di anfetamine/ecstasy che producono nei nostri Paesi (che dovrebbero essere delle fortezze .), oggi ci aggiungiamo i campi di papavero da oppio. Tutto in un ambito di leggi punizioniste verso consumi e produzioni.
Al di la ' degli schemi ideologici (con cui si governano solo le dittature), indipendentemente da come la si possa pensare rispetto all'uso individuale delle droghe, e' d'uopo quantomeno fermarsi per fare una riflessione. E cercare di capire dove si sta sbagliando. Va bene l'importazione di tutte le droghe possibili e immaginabili, ma che ora l'Italia diventi anche un piccolo Afghanistan .. un dubbio dovrebbe ingenerarlo anche al piu' tenace e onesto punizionista.
 
 
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