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Haiti. Un narcogolpe, una storia gia' vista ... ancora ipotesi
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Articolo di Donatella Poretti
24 maggio 2004 19:26
 
Secondo la Dea e un procuratore di Miami, Jean Bertrand Aristide avrebbe permesso il passaggio da Haiti di 80 tonnellate di coca provenienti dalla Colombia, durante i suoi tre anni di governo.
L'isola veniva usata come transito per le coste statunitensi, e proprio una sorta di "tassa di transito" era quella che prevedeva da parte dei trafficanti colombiani il pagamento di 1.500 dollari per ciascun chilo di cocaina. In tutto le autorita' haitiane avrebbero "intascato" circa 200 milioni di dollari.
Per ora queste sono solo le ipotesi dell'accusa che sta cercando di incardinare un processo, e che spera presto di avere le prove contando in particolare su due testimoni chiave: Oriel Jean, l'ex capo della sicurezza di Aristide e Beaudoin Ketant, un trafficante gia' condannato in Florida a 27 anni di carcere.
Oriel Jean, arrestato due mesi fa in Canada e poi estradato negli Stati Uniti, continua a dichiararsi innocente dall'accusa di avere ricevuto tangenti per 50 mila dollari dal narcotraffico. In prossimita' della sentenza, le autorita' Usa, ritengono che iniziera' a "cantare" per ottenere una pena piu' lieve. Beaudoin Ketant sostiene invece di avere le prove per dimostrare di avere pagato direttamente ad Aristide centinaia di migliaia di dollari, e durante il suo processo ha piu' volte sostenuto che "questo personaggio -Aristide- era un capo del narcotraffico".
Due quotidiani in settimana si sono occupati di questa vicenda, il colombiano El Tiempo e lo statunitense The New York Times. "Aristide e il suo gruppo erano una parte del problema di Haiti. Ma in generale il narcotraffico e' diffuso a tutti i livelli della societa'. Al momento che Aristide e i suoi sono andati via, altri hanno ereditato l'affare. Il narcotraffico e' molto penetrato nell'isola", avrebbe spiegato a El Tiempo uno degli investigatori statunitensi della Dea che stanno indagando.
Di fatto, secondo dichiarazioni rilasciate al NyTimes da Bruce Bagley, professore dell'Universita' della Florida, cio' che e' successo ad Haiti all'inizio dell'anno, non e' stata tanto una rivolta ma un "narcogolpe" contro Aristide. "La lotta era per chi avrebbe controllato il traffico di droghe e i suoi dividendi", spiega Bagley che da anni sta studiando questa storia.
A sostegno di questa tesi ci sarebbe del resto il fatto che sul capo dei ribelli Guy Philippe pendono diverse accuse di narcotraffico. Se oggi Philippe sembra avere raggiunto una buona posizione nell'isola, tanto che sta cercando di mettere centinaia dei suoi militanti tra le fila della polizia mentre pensa di lanciarsi verso un incarico pubblico per il prossimo anno, gli Usa non si fidano del personaggio. Nel 2000 era gia' stato aperto un procedimento per narcotraffico contro di lui, e sono in molti a ritenere che il movimento anti Aristide sia stato finanziato in buona parte con i soldi dei narcos colombiani.
Una delle ipotesi sui retroscena della vicenda che hanno portato Aristide a lasciare la presidenza di Haiti, starebbe proprio nelle pressioni che gli Usa avrebbero fatto in maniera sempre piu' consistente sul presidente affinche' prendesse le distanze dai narcotrafficanti, e questi, vedendo in pericolo il loro paradiso di impunita', avrebbero deciso di affondarlo.
L'ex presidente nega tutto attraverso i suoi legali, e suggerisce che gli Usa stanno cercando di utilizzare l'accusa di narcotraffico per intimidirlo ed evitare che parli e denunci come il suo abbandono dell'isola non sia stato un atto volontario, ma il prodotto di un "sequestro" organizzato dagli Usa.
Se l'ex presidente arrivera' ad essere accusato formalmente e in seguito venisse condannato, potrebbe essere il remake di una storia gia' vista a quelle latitudini, quella dell'ex dittatore panamense Manuel Antonio Noriega, che da alleato Usa -come lo era stato Aristide per un periodo- e' finito in carcere condannato per narcotraffico.
 
 
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