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Francia. Ministro della Giustizia: sanzioni penali contro il consumo di cannabis
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Articolo di Vincenzo Donvito
26 ottobre 2002 16:29
 
Fine del "permissivismo", "il sentimento d'impunita'": il ministro della Giustizia, Dominique Perben, in un incontro all'Assemblea Nazionale, ha promesso una linea dura nei confronti dei fumatori di cannabis.
All'inizio della giornata, l'on.Jean-Paul Garraud, ha detto: "Ho visto le devastazioni della cannabis. Abbiamo aspettato troppo, ed e' diventato urgente dire come stanno le cose"; suicidi, schizofrenia, diminuzione dell'impegno scolastico . l'hashish e' accusato di numerosi mali.
Dichiarazioni che vengono fatte il giorno dopo la nomina del nuovo presidente del Mildt (Mission interministérielle de lutte contro la droghe et la toxicomanie), ponendosi anche una serie di domande sull'orientamento del Governo in materia. "L'aumento del consumo di cannabis diventa piu' inquietante nel momento in cui viene vissuto come una fatto banale, e noi dobbiamo rifiutarlo con fermezza", dice il ministro della Giustizia. Sottolineando la "pericolosita' sociale" del prodotto in se', il ministro ha precisato che "il mantenimento di una risposta penale sistematica verso chi consuma la cannabis, e' indispensabile". Nello stesso tempo Perben ha vantato i meriti di un approccio penale, come alternativa al pagamento di una semplice ammenda, senza comparsa davanti ad un tribunale. "Il ritorno alla sanzione penale, e quindi il rifiuto di ogni permissivismo, e' una misura che ha un valore pedagogico".
All'incontro ha partecipato anche il tossicologo Patrick Mura, molti citato in queste ultime settimane dal ministro della Giustizia e dai deputati della maggioranza. I suoi studi (non ancora pubblicati) sul rapporto tra incidenti stradali e uso degli stupefacenti, e' stato ampiamente ripreso dai promotori del testo di legge che intende reprimere la guida sotto gli effetti di stupefacenti. Per l'occasione il tossicologo ha duramente attaccato il rapporto Roques, che e' stato la base delle iniziative del Mildt dal 1998 in poi. Questo rapporto relativizzava la cannabis, ponendo l'accento piu' che altro sull'alcool. "Questo rapporto era fondato sulla pericolosita' per i consumatori, dimenticando i rischi per gli altri", ha detto Mura, ed ha continuato: "Se non si muore grazie alla cannabis, questo non vuol dire che la cannabis non uccide".
In questi giorni il ministro della Sanita', Jean-François Mattei, in una intervista a "France 2", aveva detto le stesse cose sul rapporto Roche: "Ci ha dimostrato che si possono assimilare fra loro alcool, tabacco, cannabis, droghe pesanti, perche' il meccanismo e' lo stesso a livello di neuroni. Ma cio' che e' valido su un piano scientifico non e' altrettanto nella pratica. E infatti abbiamo visto che i risultati non sono stati eccezionali". Il giornalista di "France 2 gli ha chiesto se fosse giusto indicare l'alcool come una droga leggera, e il ministro Mattei ha subito risposto "questa e' stata una moda".
Un'affermazione che ha fatto reagire Alain Rigaud, segretario generale dell'Association nationale de prévention de l'alcoolisme: "Definire l'alcool come una droga, non e' mai stata una moda, ma il segnale dell'emergenza di una vera politica di sanita' pubblica. Oggi gli alcolisti possono alzare la testa".
Intanto una decisione del ministro della Sanita' in questo senso ha rafforzato questa impostazione che monta: Mattei ha rinviato "sine die" la firma di un decreto che avrebbe permesso l'unificazione dei centri di cura per la tossicodipendenza con quelli di cura per l'alcolismo. Il testo di questo decreto era in preparazione da un anno, e simboleggiava l'approccio di quegli specialisti che sulla questione promuovo un approccio comune. "Attenzione a non separare di nuovo le droghe legali da quelle illegali", dice François Hervé, presidente dell'Association Nationale des intervenants en toxicomanie. "Non c'era urgenza di firmare quel decreto" rispondono al ministero.
 
 
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