E' un paesaggio desolato quello che si presenta nel raggio di due chilometri dal fiume San Miguel, la frontiera naturale tra Ecuador e Colombia. Insieme alle coltivazioni di coca, le fumigazioni hanno distrutto banani, campi di mais e manioca. Ma i danni sono anche altri. Dopo il passaggio degli aerei </>fumigadores i bambini cominciano a soffrire di mal di testa, nausea, dolori allo stomaco. E agli animali non va meglio. I polli prima perdono le penne e poi muoiono soffocati; mucche e cavalli si riducono a pelle e ossa nel giro di pochi giorni. Ai due lati della frontiera gli agricoltori non hanno da mangiare ne' i soldi per comprare i quaderni e mandare i figli a scuola.
Per la ministra dell'Ambiente dell'Ecuador, Lourdes Loque, e' necessario prendere provvedimenti: se si dimostra che le fumigazioni causano dei danni, esiste un accordo per cui il capo del Governo puo' sporgere una denuncia internazionale contro di esse. La ministra ha annunciato che tra due settimane verra' installata una rete di monitoraggio ambientale nelle zone di frontiera. Nel frattempo, i campesinos dei due Paesi sono sconcertati poiche' non sanno quando potranno seminare di nuovo i loro terreni: c'e' chi dice che ci vorra' un anno, altri parlano di quattro anni prima che la terra possa recuperare. Giovedi', Accion Ecologica presentera' uno studio sull'impatto delle fumigazioni.

Alcuni dati:
Il 27 settembre si e' costituito il Comitato di Difesa Frontaliera contro le fumigazioni, composto dai rappresentanti di quindici comunita' che vivono nelle due zone di confine.
Circa duecento famiglie di campesinos e sette comunita' indigene inserite nei progetti di eradicazione delle coltivazioni illecite a Orito, San Miguel e Puerto Caicedo (Putumayo-Colombia) sono risultate colpite dalle fumigazioni, secondo varie Ong.
Gli Usa finanziano con 17 milioni di dollari annuali il programma di fumigazione e spendono oltre 1.300 milioni di dollari in aiuti economici e militari per finanziare il Plan Colombia di "lotta antidroga".