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Le coltivazioni di coca si riducono, e i narcos che fanno?
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Articolo di Donatela Poretti
20 giugno 2004 18:20
 
In settimana e' arrivata la notizia delle notizie: per il terzo anno consecutivo le coltivazioni di coca nei Paesi andini sono diminuite. Il dato, essendo stato fornito dall'Onu, ha ancora piu' valore e va a sostegno dell'impostazione statunitense di lotta dura alla droga, con l'esercito, con le fumigazioni, con le eradicazioni forzose, senza le tante cortesie delle coltivazioni alternative di stampo onusiano, e per certi versi europeo.
Ma prima di vedere le cifre, sono i due commenti principali che ci lasciano perplessi: da una parte l'Onu, per bocca di Antonio Maria Costa, mette in guardia per come i narcotrafficanti e narcoproduttori si sono riusciti ad adeguare; dall'altra gli Usa, per bocca di John Walters, avverte che i narcos non sono riusciti a mettere a segno le loro strategie contro le eradicazioni.
Ora possiamo andare a vedere le cifre fornite dall'Onu.

Colombia
I numeri del 2003 parlano di 86.300 ettari, restando il maggior produttore di foglia di coca a livello mondiale, ma si registra un calo del 16% nell'ultimo anno (erano 102.100 ettari nel 2002) e del 47% rispetto al 2000, quando si e' registrato il picco massimo di ettari coltivati, pari a 163.300.

Peru'
Se all'inizio degli anni Novanta era il maggior produttore di coca, gia' dal 1998 ha visto calare drasticamente le sue piantagioni. Nel 2003 erano 44.200 ettari, in diminuzione rispetto al 2002 quando erano 46.700.

Bolivia
Non esistono termini di raffronto essendo questo il primo anno in cui sono stati fatti i rilevamenti satellitari delle Nazioni Unite, che in tutto il Paese hanno individuato 23.600 ettari. Va tenuto conto che i dati comprendono i 12.000 ettari legali della regione delle Yungas.
L'Onu assicura che verranno monitorati prossimamente anche Ecuador e Venezuela.
E' certo che la riduzione piu' drastica e' quella registrata in Colombia: 50% in meno rispetto all'anno 2000, data di nascita del Plan Colombia, patto di lotta alla droga sottoscritto dai presidenti di Usa e Colombia, all'epoca Bill Clinton e Andres Pastrana, rinnovato anche dai loro successori, George W. Bush e Alvaro Uribe.
E di questo crollo delle coltivazioni non poteva non gioirne lo zar antidroga Usa, John Walters, che in settimana si e' presentato in una audizione al Congresso per rispondere a diverse sollecitazioni che il rapporto Onu conteneva.
Infatti se le coltivazioni sono diminuite "grazie" alle fumigazioni l'Onu avverte che coltivatori e narcotrafficanti colombiani hanno "appena iniziato ad adattarsi" alla strategia di eradicazioni portata avanti dal Governo colombiano e sostenuta dalla Casa Bianca. L'allarme arriva da piu' punti. Il piu' nuovo e' quello di nuove varieta' di piante che i coltivatori stanno sviluppando: una pianta che produrrebbe molta piu' coca di quella attuale. Inoltre le coltivazioni si sarebbero "atomizzando", cioe' dalle coltivazioni industriali facilmente intercettabili con i radar e facilmente irrorabili con gli erbicidi delle fumigazioni, si sarebbe passati a mini coltivazioni, per lo piu' in zone non raggiungibili dagli aerei che praticano le fumigazioni.
Oggi, secondo il rapporto dell'Onu, il 93% delle coltivazioni di coca e' di meno di 3 ettari, e rappresentano il 70% del totale delle coltivazioni. Se i grossi dipartimenti cocaleri come il Putumayo e il Guaviare hanno visto grandi riduzioni, il dipartimento del Meta ha visto un aumento del 38%, o ancora quello del Narino del 17%, e quest'ultimo e' responsabile del 20% della coca colombiana.

Queste erano le domande a cui Walters doveva cercare di dare una risposta, che e' stata questa: "sappiamo che i narcotrafficanti inizialmente stanno seminando in zone piu' isolate e proteggono le coltivazioni con maggiore vigore. Questa tecnica e' un ritorno alle tendenze degli anni 90 e fallira'". In primis per l'aumento dei costi di produzione: "e' molto costoso ripulire la foresta, importare lavoratori e trasportare la base della droga da zone tanto remote dove non esistono infrastrutture. Inoltre, nella misura in cui il Governo continuera' a fare pressioni sui gruppi narcoterroristi, la loro capacita' per difendere le coltivazioni diminuira', trasformando l'affare in uno sempre meno attraente e piu' rischioso". Per Walters le piante che producono piu' foglie non saranno comunque in grado di reggere il colpo inferto dalle aggressive campagne di fumigazioni. La richiesta finale: altri 700 milioni di dollari per il 2005. "Siamo ad un punto critico. Se continuiamo ancora un po' saremo alla svolta decisiva. Ma abbiamo bisogno di proseguire nell'impegno", gli ha fatto eco Roberto Charles, direttore dell'ufficio per gli affari internazionali del narcotraffico, del Dipartimento di Stato Usa.
 
 
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