"Quando il mio Paese era una nazione dove a proliferare era solamente il narcotraffico, vedevamo come molto lontano il problema delle coltivazioni e della produzione della coca che colpiva il Peru' e la Bolivia. Ora produciamo piu' droghe che queste nazioni e un milione di colombiani le consuma", cosi' il presidente della Colombia Alvaro Uribe in occasione del Forum Nueva Economia, organizzato dal quotidiano The Wall Street Journal Europe approfittando della visita di Uribe a Madrid.
La domanda a cui Uribe rispondeva era in realta' piu' complicata ed era stata formulata dal quotidiano ecuadoriano El Comercio, che sollecitava il presidente colombiano a rispondere sui danni e gli effetti negativi delle fumigazioni nella zona di frontiera del Putumayo. Argomento sempre al centro dell'attenzione tra i due Paesi confinanti, e sui cui l'Ecuador chiede almeno dei programmi di compensazione per i danni alla popolazione e alle coltivazioni per gli effetti dell'erbicida gettato dagli aerei.
Uribe ha replicato alla sollecitazione, spiegando: "al Parlamento ecuadoriano ho detto che nel Paese ci sono 7 mila ettari di coltivazioni di coca; speriamo che questa cifra non arrivi a 200 mila, perche' sarebbe molto grave per tutta la regione".
Nell'elencare i problemi del Paese Uribe dopo il terrorismo ha infatti messo il narcotraffico, che e' la cassa con cui si finanziano i gruppi armati illegali. Se da una parte il Plan Colombia e' riuscito nel 2003 ad eradicare 70 mila ettari di coltivazioni di coca e papavero da oppio, ne restano ancora 90 mila. Ma Uribe ha ricordato anche il suo programma dei "guardaboschi": 21 mila persone che per 2 mila dollari all'anno devono controllare le aree in cui sono state estirpate le coltivazioni illegali affinche' non vengano ripristinate.
"Speriamo che vengano superati rapidamente i problemi dell'Iraq, o quelli tra israeliani e palestinesi, perche' le grandi potenze si concentrino nel risolvere questioni come il problema colombiano", ha aggiunto Uribe.