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Colombia. Quella coca che si sposta
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Articolo di Donatella Poretti
3 marzo 2003 19:58
 
Se la lotta alla droga sembra aver segnato dei punti in Colombia, i dati Usa registrano un meno 15% di coltivazioni nell'ultimo anno, Peru', Bolivia, Ecuador e Venezuela sembrano soffrire di questo successo. Cosi' la Bolivia nel giugno 2002, nonostante avesse eradicato quasi 12 mila ettari nella sola regione del Chapare, registrava un aumento di coltivazioni di foglia di coca del 23%. Il Peru' dal canto suo segnava un aumento dell'8% in produzione di cocaina, e del 28% in semina, sempre secondo i numeri forniti da John Walters, lo zar antidroga statunitense al Congresso la scorsa settimana.
Se a queste cifre si sommano le proteste dei cocaleros, che hanno portato solo in Bolivia a 30 morti, e gli sconfinamenti dei gruppi armati illegali e di narcotrafficanti in Ecuador, Venezuela e Brasile, la situazione e' lontana da una soluzione, o anche solo da un miglioramento.
A sottolineare la drammaticita' di questi giorni basti solo ricordare come il Carnevale di Rio de Janeiro e' sotto sorveglianza militare per la sfida lanciata dai narcotrafficanti del Comando Vermelho.
Secondo i dati della Commissione Interamericana per il controllo dell'abuso di droghe (Cicad) dell'Organizzazione degli Stati Americani (Oea), l'area coltivata a foglia di coca e' rimasta praticamente della stessa estensione con 200 mila ettari (dai 206 mila ettari del 1991 ai 212 mila del 2000), i tre maggiori Paesi produttori hanno modificato sostanzialmente il loro contributo. Le coltivazioni della Colombia nel 1991 erano pari al 18% del totale per arrivare ad essere il 77% nel 2000. Il Peru' e la Bolivia hanno fatto il percorso inverso. Le coltivazioni peruviane, che rappresentavano il 59% nel 2000 erano solo il 16%. Cosi' come le piantagioni boliviane, che da essere il 23% di quelle totali, erano poi scese al 7%.
Il fatto che le fumigazioni in Colombia siano aumentate, ha fatto si' che le piantagioni siamo diminuite, ma ancora una volta si e' prodotto l'effetto spostamento da un Paese all'altro. Se a questo si aggiunge che i gruppi armati illegali (Farc, Eln e Auc) si sono trasformati in organizzazioni che vivono di narcotraffico, quel 15% in meno di coltivazioni di coca sembra davvero una misera soddisfazione.
123 mila di piantagioni di foglia di coca (piu' 45%) e 3 mila di papavero da oppio (piu' 67%) sono gli ettari di terreno in cui e' stato gettato mediante l'aspersione aerea il terribile erbicida, il glifosato. Ma queste "fumigazioni" su cui molti dubbi non sono ancora stati chiariti in merito alla loro pericolosita' per l'ambiente e le persone, servono davvero? E' questa la domanda che si pone oggi il maggior quotidiano colombiano "El Tiempo" con il suo editoriale "Non basta fumigare". Dopo aver ricordato le cifre dei satelliti della Cia, dopo aver ricordato l'impegno della Casa Bianca nel Plan Colombia, segnala la "ridistribuzione" delle piantagioni tra i tre Paesi produttori di foglia di coca, e infine chiude amaramente: "La storia continua a ripetersi. Mentre a poche ore di volo continuano assetati i voraci mercati dei consumatori, ci sara' sempre qualcuno che li rifornira' con la droga, non importa quanto aggressive saranno le fumigazioni e quanto noi ci rallegreremo per aver inondato di glifosato i campi colombiani".
 
 
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