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Colombia. Prosegue il dibattito sulla penalizzazione del consumo di stupefacenti
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
9 ottobre 2002 17:32
 
Sul quotidiano colombiano di maggior diffusione, El Tiempo, vengono pubblicati oggi l'editoriale e un commento ancora dedicati alla proposta del presidente colombiano, Alvaro Uribe, di mettere direttamente in Costituzione la penalizzazione del consumo di stupefacenti. Ancora critiche, e nei modi piu' diversi. Alcuni stralci dall'editoriale:
VITTIME E NON CRIMINALI
Preoccupato per l'aumento del consumo di narcotici, il Governo chiede di trasformare la dose minima (di possesso di stupefacenti, ndr) in reato e elevare questa misura di Polizia all'intangibilita' della Costituzione Nazionale. E' chiaro che la questione preoccupa; tuttavia se tutti i problemi sociali si regolassero criminalizzandoli e punendoli con pene elevate, basterebbe decretare la prigione a vita per tutte le condotte antisociali gravi e poter cosi' godere di societa' paradisiache.
Il caso della droga dimostra che lo schema proibizionista non e' riuscito a far diminuire il problema della salute pubblica, ma anzi lo ha aggravato al massimo, trasformandolo in un fruttuoso affare per mafie violente e corrotte. Cosi' come era successo con l'alcol, la proibizione delle droghe risulta essere una soluzione cosi' dannosa che alla lunga e' responsabile, in buona parte, dell'apoteosi della malattia. "Lo Stato -dice il filosofo spagnolo Fernando Savater- cercando di risolvere attraverso la strada coattiva i problemi di natura morale (ovvero, legati alla liberta' dell'individuo) della droga, ha dato origine e fomentato quelli di ordine sociale: stragi e reati molteplici". (.)
L'apoteosi del narcotraffico, e' statisticamente provato, fa del consumatore una delle sue principali vittime. Noi raddoppieremo il problema applicando ai consumatori le misure che devono essere riservate a chi lucra su questo male.

Ma e' sempre e davvero un "male" la droga e il consumo di droghe? A pensarla diversamente, o comunque, ad offrire uno spaccato diverso per giungere a conclusioni simili e' Florence Thomas, coordinatrice del gruppo donne e societa', che sulle stesse pagine del quotidiano scrive una
ESPERIENZA PERSONALE
IL TUO NOME MI SA D'ERBA
Ti ho conosciuto preparando il maggio del '68 a Parigi, quando tutta una generazione di poeti, cantanti gia' stava elogiando i tuoi effimeri, ma deliziosi, meriti per l'anima, ma anche per il corpo. Ho saputo di te da Janis Joplin, Georges Moustaki, Joan Manuel Serrat e da altri. Ma un po' di tempo piu' tardi, ero gia' in Colombia, ti ho conosciuto personalmente. Ti ho conosciuto, coltivata nelle terre sacre e millenarie della Sierra Nevada di Santa Marta. In poche parole: la miglior erba del mondo. Dolce, ci ubriacavi solo un poco e ci permettevi di credere alle utopie che fiorivano tanto rigogliose a quei tempi.
Ci hai accompagnato nel decennio degli anni 70 nel "jardin de Freud" dell'Universita' Nazionale e ti confesso che ho sempre preferito il tuo profumo a quello del gelsomino a quello della birra o dell'alcol del venerdi' sera. Ci predisponevi al dialogo, alla poesia, alla risata facile, all'amore e alla ribellione; ci predisponevi a credere nell'impossibile, a sperare l'insperato, a conoscere lo sconosciuto, ad affrontare frontiere lontane. (.)
In verita', raccontami: chi della mia generazione non ha fumato uno spinello di tanto in tanto, alla fine di una cena con buoni amici e amiche? (.)
E mentre l'alcol instupidisce e rende violenti, e' anche la causa di milioni di morti nel mondo, mi piacerebbe citare alcune statistiche sugli effetti di questa erbetta profumata e dolce che, in fondo, produce pochi danni. Cosi' pochi che i Paesi europei e alcuni Stati americani si incamminano, poco a poco, verso la sua legalizzazione. Per me, fa parte della cultura colombiana. E' cosi' semplice.
I miei figli l'hanno sempre conosciuta perche' sempre gli ho parlato di lei, e sapevano anche dove la tenevo in casa. E i miei figli, oggi, la fumano di tanto in tanto con i loro amici e amiche, e non sono tossicodipendenti, ne alcolizzati, anzi sono i figli meno violenti del mondo. Con loro ho sempre usato il dialogo e mai la repressione, con loro ho sempre usato la parola e mai la punizione; e mi e' andata bene. (.)

Dialogo e non repressione, questa l'esperienza personale e familiare di Florence Thomas. Chissa', un suggerimento che potrebbe essere valido anche per le scelte politiche di un Governo.
 
 
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