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Colombia. Le piantagioni di coca diminuiscono del 30%: una buona notizia?
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
19 marzo 2003 19:50
 
Le coltivazioni di coca in Colombia si sono ridotte di un 30% lo scorso anno rispetto al 2001, diminuendo cosi' per il secondo anno consecutivo. Cosi' ha indicato uno studio dell'Ufficio di Controllo delle Droghe e di Prevenzione del Crimine dell'Onu. Presentato lunedi' a Bruxelles e che segnala un incremento di queste coltivazioni in Bolivia e in Peru'.
L'incaricato per l'America Latina, Aldo Lale-Demoz, parlando delle coltivazioni alternative e della necessita' di incrementarle, ha precisato che "l'Unione Europea e gli Stati Uniti non stanno facendo abbastanza per comprare questi prodotti agricoli".
Sulla notizia, apparentemente buona per la Colombia, il quotidiano colombiano El Tiempo, oggi mercoledì 19 marzo, dedicava l'editoriale:
46.736 E FUMIGANDO
I dati delle Nazioni Unite in merito alle coltivazioni di coca sembrano dare ragione ai sostenitori della fumigazione, anche se, in realta', continuano a non averla.
Sono innegabili i risultati del censimento del Sistema di Monitoraggio delle Coltivazioni Illecite in Colombia (Simci), patrocinati dall'Ufficio sulle Droghe e il Crimine dell'Onu: un calo di quasi il 30 per cento della superficie coltivata a coca nel nostro Paese e' un dato senza precedenti.
Siamo passati, da novembre 2001 a dicembre 2002, da 144.807 ettari di coca a 102.071. Cioe', 46.736 ettari o un terzo in meno di quelli che avevamo. Puo' essere che il ministro dell'Interno Fernando Londoño non avesse avuto ragione: nel Putumayo ci sono piante di foglia di coca, e abbastanza (13.725 ettari), tuttavia questa cifra e' quasi un quinto di quello che c'era due anni fa.
E' notevole anche il calo al minimo storico della superficie totale di coca coltivata in Peru', Bolivia e Colombia, che oggi e' la cifra piu' bassa negli ultimi 15 anni (172.071 ettari).
Fino al 2002, il ritmo con cui si fumigava era inferiore al ritmo con i narcotrafficanti tornavano a seminare coca. Invertire questa tendenza era l'obbiettivo principale del Plan Colombia, e si e' raggiunto: nel 2002, le operazioni di fumigazioni hanno superato quelle di semina.
Il Simci realizza un censimento fotografico di tutto il territorio nazionale, con eccezione di San Andrés e Providencia, a differenza degli Stati Uniti, le cui informazioni si basano su proiezioni di campioni territoriali. Questo non solo spiega la differenza tra le informazioni dell'Onu e quelle dello zar antidroga Usa, che pochi giorni fa ha detto che le coltivazioni di coca in Colombia si sono ridotte di un 15%, ma rende anche molto piu' credibili le informazioni del Simci.
E allora, le fumigazioni pagano e nel giro di due anni saremo liberi dalla coca? Questo e' quello che promettono gli Stati Uniti e il Governo, che annunciano che quest'anno si raddoppiera' quasi la superficie fumigata per arrivare a 200 mila ettari. Tuttavia, le cose sono molto piu' complicate.
Il rapporto presenta alcuni dati preoccupanti. Nell'Amazzonia, dove fino a due anni fa non esisteva coca, oggi ce ne sono 748 ettari; in Arauca, tre anni fa non si registrava un ettaro e oggi ce ne sono 2.214 (6 mila secondo i campesinos, 12 mila secondo i militari). Buona parte di cio' che e' stato eradicato nel Putumayo si e' trasferito, con la sua scia di sangue e violenza, nel Guaviare e nel Nariño, che sono ora le principali zone produttrici. In Peru', la superficie di coca si mantiene intatta e in Bolivia e' aumentata di quasi il 20%. E anche se non ci sono dati, il satellite ha individuato piantagioni di coca in Ecuador e in Venezuela, alla frontiera con la Colombia.
Tutto a conferma del noto "effetto globo", secondo cui, quando si reprime da una parte, la coca cresce in un altro. Dieci anni e mille milioni di dollari dopo, la zona andina ha smesso di seminare solo 20 o 30 mila ettari. Cifra inutile davanti al fatto pesante che la regione continua a rifornire le circa 600 tonnellate di cocaina richiesta annualmente dalle narici statunitensi.
Senza contare i drammi sociali che si portano dietro le fumigazioni. Se il Governo vuole complicarsi la vita in Arauca, basta che, come ha preannunciato, inizi a fumigare, perche' aggiunga ai gia' immensi problemi che li' gia' ci sono una possibile riedizione delle marce cocalere del Guaviare o del Putumayo.
A fronte del fatto che i piani di sviluppo alternativo e di sostituzione manuale sono ancora una goccia nel mare del denaro investito nella repressione, il rapporto del Simci mostra che funzionano: nei dipartimenti non fumigati nel 2002, come il Bolívar, Cauca e Vichada, la coca si e' ridotta di 7.364 ettari.
Non e' sicuro che quella della fumigazione sia la strada per eradicare la coca. Puo' ridurla. E chissa', forse anche in maniera significativa. Ma il problema e le sue cause non sono i coltivatori, e reprimerli non e' la strada per risolverli. Non solo perche', come ha detto il rappresentante dell'Onu, fino a che ci sara' un conflitto armato ci saranno coltivazioni. Ma perche' se c'e' qualcosa che e' globale per definizione, dalla semina stessa fino al consumo, e' l'affare della cocaina. Ne' la Colombia ne' i Paesi andini devono proseguire a pagare quasi tutti i costi di un problema che non e' solamente -ne' principalmente- nostro.
 
 
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