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Colombia. Cambia il mercato, cambia la produzione
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Articolo di Alessandro Garzi
10 giugno 2004 18:27
 
Sta diminuendo la produzione di coca in Colombia, e durante il 2003 sarebbe scesa del 21%, invertendo la tendenza che aveva visto l'area coltivata triplicarsi fino a 162.000 ettari tra il 1995 ed il 2001.
Questa diminuzione, potrebbe giustificare la spesa di 3,2 miliardi di dollari (2,6 mld €) che l'amministrazione Usa ha sostenuto dal 2000.
La produzione, comunque, e' sempre alta, stimata attorno alle 835 tonnellate nel 2003, meno delle 1.155 del 2001, ma al livello che era stato raggiunto durante tutti gli anni '90, e piu' che sufficiente per soddisfare il mercato interno americano, che richiede dalle 250 alle 300 tonnellate annue. Inoltre, i prezzi a New York sono sempre stabili, ed un chilo di sostanza costa sempre attorno ai 20.000 dollari (16.500 €), e la purezza e' sempre la stessa. Questo e' segno di un mercato in buona salute.
Ma, sul fronte colombiano, le cose sembrano andare per il verso chiesto da Washington: diminuisce il territorio coltivato, ed e' anche stato limitato il cosiddetto "effetto palloncino": quello che vede lo spostamento delle coltivazioni in luoghi vicini quando viene effettuata un'opera di repressione.
Anche la consueta "battaglia" che i coltivatori ingaggiano in questi casi (l'esercito distrugge le piantagioni, e i contadini ripiantano), ha visto una vittoria delle autorita': le piante non ricrescono alla velocita' con le quali vengono distrutte.
Ma se le operazioni nelle Ande vanno cosi' a gonfie vele, perche' il mercato non ne risente?
I coltivatori, starebbero cambiando strategia: non piu' grandi coltivazioni, ben individuabili dagli aerei, ma piccoli appezzamenti, in luoghi spesso impossibili da fumigare con gli aerei, ed inoltre e' anche cambiato il modo di coltivare: varieta' di piante che fanno piu' foglie, e piante piu' concentrate sulla stessa superficie. Circa il 10% del territorio colombiano coltivato a coca ha oggi queste caratteristiche.
In piu' e' anche cambiato radicalmente il mercato.
I tempi in cui la cocaina colombiana era fatta solo per essere venduta negli Usa, sono lontani, ed e' anche diminuito il numero di consumatori "occasionali" di cocaina..
Oggi, buona parte delle "rotte" portano nel vicino Brasile, che e' diventato il secondo consumatore di cocaina al mondo, in particolare verso le favelas di Rio, dove il commercio di crack da' forza ai gruppi armati di trafficanti. Tonnellate di cocaina prendono la strada dell'Europa.
Ma soprattutto, come e' anche avvenuto in Afghanistan per l'eroina, la sostanza non e' solo piu' "da esportazione" verso i Paesi del nord: per la prima volta si registra un grosso consumo interno.
 
 
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