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Colombia. "Un allucinato piano sugli allucinogeni"
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
2 ottobre 2002 14:22
 
In merito alla proposta del presidente colombiano, Alvaro Uribe, di mettere direttamente in Costituzione la penalizzazione del consumo di stupefacenti, interviene oggi Daniel Samper Pizano sul il quotidiano El Tiempo.

UN ALLUCINATO PIANO SUGLI ALLUCINOGENI
Proibire in Costituzione la dose personale di droga otterra' il contrario di cio' che si propone
Il Governo e' preoccupato per l'aumento del consumo di droghe illecite in Colombia e, come soluzione, il presidente Alvaro Uribe "proporra' al Congresso, attraverso il ministro dell'Interno, Fernando Londoño, di introdurre nella riforma costituzionale un articolo dove si sanzionera' penalmente il consumo della dose personale".
La dose personale e' figlia di un atto filosofico e giuridico della Corte Costituzionale che nel 1994 cancello' gli articoli dello Statuto Nazionale di Stupefacenti dove era previsto carcere e trattamento medico per i consumatori di stupefacenti. Da allora, un cittadino che detenga meno di un grammo di cocaina, 20 di marijuana o 5 di hashish al massimo puo' ricevere una multa (se viene sorpreso a farne uso in luoghi pubblici, ndr).
Prima che il Governo ne ristabilisca la proibizione e la fissi in Costituzione affinche' non la possa piu' toccare la Corte, raccomanderei la consultazione di alcuni studi sulla lotta contro il consumo di droghe. Gli Stati Uniti, Paese dove sono falliti tutti i tentativi di ridurre il consumo attraverso la proibizione, offre spunti interessanti. Nel 1980, il tasso di incarcerazione per reati collegati alle droghe era di 15 ogni 100 mila abitanti; nel 1996 si era moltiplicato per 10 (era di 148 ogni 100 mila abitanti), tuttavia il consumo non era diminuito. Visto che noi siamo quasi uno Stato fantasma dell'Unione Americana (tanto che ora anche i grandi criminali, come Carlos Castaño, trattano direttamente e segretamente con Washington una giustizia ad hoc), dovremmo apprendere la lezione: l'aumento delle pene per il consumo personale aumenta il numero dei detenuti, ma non fa calare la domanda. Nel 1977, la Corporacion Rand concluse che "abbassare il consumo di droghe attraverso il trattamento e non attraverso il carcere riduce la criminalita' con un'efficienza cinque volte maggiore".
Inoltre, ce lo dice anche l'esperienza nostrana. La legge colombiana del 1955 aveva stabilito di sanzionare con pene da due a sette anni chi veniva sorpreso a fumare marijuana. Nel 1956 furono condannate 53 persone per questo motivo. Nel 1963, lungi dall'essere diminuito, il consumo si era moltiplicato per 11. Salvo occasionali e brevi revisioni, lo spirito proibizionista ha prevalso fino a otto anni fa, senza che calasse il consumo di sostanze psicotrope. Probabilmente l'introduzione della dose personale, ha invece abbassato un po' il consumo, perche', se uno si fuma uno spinello, almeno non viene arrestato e non finisce in un carcere dove gli vengono insegnati vizi e reati ben peggiori, tanto da uscirne trasformato in una persona completamente emarginata.
Questo sara' il risultato se si decidera' di incarcerare chi fa uso di droghe: un Paese di reclusi. Gli Stati Uniti lo sanno. Li', due milioni di cittadini sono dietro le sbarre, 4,5 milioni sono liberi sulla fiducia, e tre milioni si trovano in ex penitenziari. Circa 400 mila detenuti vi arrivano per reati collegati alla droga, dal consumo al semplice spaccio fino al narcotraffico. Sono le cifre piu' grandi del mondo. E tuttavia, come sostiene il professor Jhon Gray, "il consumo di droghe e' piu' endemico e incontrollato negli Usa, che in qualsiasi altro Paese".
Trasformare i tossicodipendenti in delinquenti per riforma costituzionale, non e' solo un obbrobrio giuridico, ma e' anche un qualcosa che li trasforma in carne da carcere e sotto ricatto della Polizia, senza altresi' che venga curata la loro dipendenza. A questo si aggiunga il lavoro delle autorita' giudiziarie -gia' incapaci di fermare i criminali pericolosi- e alle spese del presupposto nazionale. Il carcere e' per i narcotrafficanti; le campagne di prevenzione e riabilitazione per i consumatori.
Tre cose sorprendono nella proposta ufficiale.
Primo, la disinformazione. Quando molti Paesi del mondo -tra questi anche alcuni Stati "gringos"- riconoscono il fallimento del proibizionismo sulla droga e cercano altre strade per recuperare una guerra persa, la Colombia pretende di lanciarsi verso un sicuro fallimento sociale.
La seconda e' il taglio autoritario che questa "soluzione" rivela. Di fronte al piu' piccolo ostacolo, ricorre alla forza. E' lo stesso impulso che, in un altro ambito, preferisce le armi al dialogo politico. Aumentano i consumatori di droghe? Mettiamoli in carcere. Un giorno si pensera' che l'adulterio e' un attentato contro la famiglia, e allora si puniranno le donne che avranno un amante. Non e' una battuta: e' stato cosi' per molti anni.
La terza e' la matrice fondamentalista della proposta. Il presidente non si accontenta di una legge che penalizzi il consumo di droghe: vuole metterla in Costituzione, dove sara' molto difficile poi poterla cambiare. Londoño, che e' stato professore di Diritto, dalla sua cattedra avrebbe sconsigliato questo tic di inserire nella Magna Carta tutte le iniziative personali che il Governo ritenga interessanti.
Se proibiamo la dose minima con un articolo della Costituzione, perche' non consacrare in un altro l'importanza di obbedire ad un semaforo? E' risaputo che la violazione del codice stradale lascia ogni anno molti piu' morti che il consumo di droghe.
Un giorno il presidente Uribe, e con lui gli altri governanti, capiranno che il consumo diminuira' quando non sara' piu' un affare molto lucroso e attraente per la mafia. Cioe', quando si fara' con la droga quello che e' stato fatto con l'alcol. A nessuno oggi verrebbe in mente di riabilitare gli alcolizzati incarcerandoli, ma indirizzandoli invece verso gli Alcolisti Anonimi.
 
 
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